Gomorra: la scuola degli omicidi

È piuttosto nota la scena di Genny Savastano costretto ad uccidere per diventare un capo. Ciro Di Marzio, l'Immortale di Gomorra, al secolo, Marco D'Amore, ha questo compito. Iniziarlo alla pratica dell'omicidio per consacrarlo un nuovo figlio di Gomorra.
Con una scusa trascina Genny in un luogo appartato nella giungla dei corridoi delle Vele di Scampia a Secondigliano.
Giunto sul posto gli chiede di uccidere un uomo, uno qualsiasi, senza pensarci su, e a disposizione ha pochissimo tempo per realizzare, altrimenti, non sarebbe mai potuto diventare un capo.
La scena va avanti per qualche minuto col poverino a terra esanime che sanguina, ma non è morto perchè non è stato preso in pieno dai colpi sparati da Genny.
L'uomo a terra verrà finito da Ciro che comprende la gravità del fatto ed implora, quasi comanda a Genny non solo di tacere l'accaduto col padre, ma addirittura di mentire.
Uccidere è una stronzata.
Cosa che davvero accadrà; rientrato a casa Genny, infatti, alla vista del padre che gli chiede com'è andata, esclama la famosa frase: accidere è 'na strunzata.
- Dalle dichiarazioni del pentito di camorra, Maurizio Prestieri, noto boss del rione Monterosa di Secondigliano per qualche tempo anche il reggente del direttorio sull'Alleanza di Secondigliano, nonché ex braccio destro di Paolo Di Lauro, questa è una scena realmente accaduta. Le dichiarazioni del pentito di camorra furono raccolte dal magistrato antimafia Luigi Alberto Cannavale e messe a stesura dallo scrittore Censini in un romanzo di discreto successo dal titolo: I Milionari, edito da Mondadori. Dalle dichiarazioni del pentito si evince che, all'interno di un clan, è liturgia uccidere un uomo prima di poter assumere il comando, anche e soprattuto se al suo posto vi è ancora il reggente; anzi, più spesso, questa prova è resa proprio per ereditare il comando di un clan con a capo ancora il boss. Prestieri confessa al magistrato che nel regno di Secondigliano divennero i numeri uno perchè a loro nulla faceva paura, loro nel senso di Prestieri, Di Lauro, Abbinante, e racconta che il figlio di Papele e Marano, Franchino, scaricò addosso ad un pusher di Secondigliano che stava lavorando come suo diretto dipendente a spacciare per il clan, seduto nella sua Fiat 126 bianca, parcheggiata in via Cupa Cardone, tutto il caricatore per attingerlo come gli aveva comandato di fare il padre, che lo voleva, feroce e sanguinario. Fu allora, sempre secondo quanto dichiarato dal Prestieri, che il padre gli fece notare come: accidere è 'na strunzata. La stessa cosa valse per Cosimino, il figlio di Paolo. Il messaggio lasciato da Prestieri nelle sue dichiarazioni da pentito è eloquente. A Cosimino, figlio di Paolo Di Lauro gli diedero come mirino un pusher del loro libro paga, uno che conoscevano bene, sapevano dove, come e quando trovarlo al proprio posto, disarmato e sopratutto al centro del fuoco; si chiamava Picardi, Cosimino gli sparò addosso un sacco di colpi di pistola ferendolo appena di striscio e si dice che Picardi riuscì persino a scappare dal fuoco, intercettato, però fu ammazzato da un seguace di Cosimino perchè di questa cosa che Cosimino lo avesse mancato di brutto non se ne doveva parlare per tutta quanta Secondigliano.
Gli affari: la religione degli scissionisti.
Oggi come oggi se vuoi essere uno scissionista e vieni dal clan Di Lauro, vale una sola regola: devi uccidere un tuo parente, solo così sono sicuri che non stai imbrogliando.
- Sono dichiarazioni queste che appartengono sempre alla raccolta I Milionari di Maurizio Prestieri a contributo della cosiddetta vera storia di Gomorra. Il motivo per cui un affiliato del clan Di Lauro dovrebbe girarsi, ovvero prendere parte della grande scissione di Secondigliano sta tutto nell'interesse di salvaguardare gli affari della propria piazza di spaccio all'indomani dell'arresto del capo. Poiché, sempre da quanto si evince dalle dichiarazioni, a partire dalla cattura di Paolo Di Lauro, le due sole condizioni per continuare a vivere nel sistema sono o girarsi, quindi votarsi alla scissione o altrimenti prendere parte alla grande guerra infinita. È più logico credere che sia facile scegliere di girarsi. Per un gregario della camorra napoletana non è facile abbandonare gli affari, peggio ancora mettersi in guerra. Quest'ultima scelta presume un'ulteriore spesa di denaro da aggiungere ad un impossibile riequilibrio del prodotto interno per il mancato incasso. Da un chilo di cocaina, spiegava il pentito di camorra al magistrato antimafia, un bravo tagliatore riesce a cavarne fuori anche due chili e da una mano esperta anche tre. Sempre riferendosi ad un solo chilo di coca, il costo del trasporto fino a Secondigliano varia dai 10/12.000 euro; tagliandola la porti quindi a tre chili da vendere per 50/60.000 euro all'ingrosso e fino a 150.000,00 al dettaglio. Più di dieci volte tanto. E ci sono piazze di spaccio a Secondigliano, aggiunge il collaboratore, che riescono a smaltire fino a 2 chili di coca al giorno. Se calcoli che a Secondigliano delle 20 piazze di spaccio del 1980 fino al 2004 si è giunti a 30 piazze, con uno smercio complessivo di stupefacenti tra coca, eroina e hashisch fino a 5 chili al giorno per un incasso relativo a 3 milioni di euro. Un vero e proprio ecosistema d'affari, tanto complesso e tanto vasto da generare persino un indotto e persino una sorta di collocamento al lavoro. Basta pensare che vi sono famiglie sul posto a cui è stato affidato l'incarico di preparare i pasti caldi ed il caffè ai pusher e alle vedette, anche loro rientranti nell'organico del sistema. Ci sono anche persone incaricate di fare il giro per le piazze e annotare lo stato dei rifornimenti, c'è chi passa a ritirare i soldi, vi sono persino i guardiafile, ovvero, ragazzi pagati per tenere in ordine la coda che si forma in piazza onde evitare colluttazioni continue tra i consumatori.
Alla collaborazione è seguita la dichiarazione spontanea sul rifornimento di coca all'interno del clan di cui fu membro, il clan Di Lauro.
- Prima dell'inizio delle trattative con le federazioni separatiste basche, la roccaforte europea dei narcotrafficanti ingaggiati per il continuo rifornimento di droga all'Italia ed in particolar modo alla base di Napoli fu notoriamente il principato delle Asturie, per mano di un gruppo guascone deviato, i cosiddetti narco baschi dell'E.T.A., foraggiati dalla stessa organizzazione armata che nel computo dare avere ci lucrava per sostenere le proprie lotte d'indipendenza. Poi sopraggiunse il contatto diretto coi sudamericani per mano di Raffaele Amato, detto Lello o' Spagnuolo, amico e referente apprezzato tra i napoletani ed i narcotrafficanti del Dipartimento Valle del Cauca in Colombia. Il contatto diretto fu necessario per poter piazzare sul mercato un prodotto più pulito, proprio perchè privo di ogni intermediazione e soprattutto con la possibilità a questo punto di poter controllare direttamente il prezzo al chilo e fino anche ad ogni singola dose venduta. “Ed è anche vero, anzi no, verissimo che per garantire il buon viaggio del carico di coca dalla Colombia il pagamento anticipato è per metà, l'altra metà arriva contestualmente all'arrivo del carico sul posto, mentre dall'altro lato, a far da garanzia al completamento del pagamento, ci sta uno del clan, che vive stabile in quella zona, caso mai qualcosa dovesse andare storto, prenderebbero lui come ostaggio”. durante il periodo dei morti ammazzati per la guerra degli scissionisti, la Polizia nelle frequenti retate ebbe il compito di recuperare in fase di retata non solo uomini e sostanze e soldi, ma anche carta, pezzi di carta, sui quali, i basisti e i capipiazza ci segnavano sopra tutto, ma proprio tutto. Una sorta di elenco spese, un po' come il bigliettino che funge da memorandum quando si va a fare la spesa. Sui foglietti di carta vi fu trovato di tutto; spese per pagare le bollette, la benzina per le auto, e le auto stesse che spesso dopo le missioni venivano per ragioni ovvie bruciate oppure lasciate in garage supersegreti per esser riprese all'occorrenza per lavori ancor più sporchi. E poi ci sono le spese da coprire per le botte, i proiettili, tanti, tantissimi, disse un giorno un ragazzino arrestato, che le botte se ne consumavano come si consumano gli aghi in ospedale. Sull'elenco è presente anche la voce: soldi per il funerale di Federico, dove Federico resta nome generico per intendere un morto ammazzato, uno del clan, ovviamente. E poi c'è la voce del meccanico ladro, le tute che indicano soldi da dare ai missionari quando ritornano perchè spesso debbono bruciare i vestiti; le spese per i colloqui, facile da intuire come soldi per i carcerati e per le famiglie dei carcerati. Fino anche la voce: fiori, in segno di omaggio alle mogli che i capoclan mandavano in segno di ossequio alle donne rimaste sole a casa perchè i propri mariti stavano chiusi in carcere per la causa comune. Infine, la provenienza dell'illecito, cioè da dove venivano i soldi; con la sigla ZP si voleva intendere, Zona Puffi, CS, case celesti, ZA, Zona Arco, ZM, zona Monterosa. E ME e LO, cioè Merda e Lota, per intendere i soldi dati ai poliziotti corrotti. Chiuderebbero la lista gli avvocati con la voce, mesata al dottore.
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