Palazzo Reale Napoli: lo Scalone d’Onore

Diversi sono i varchi di ingresso a Palazzo Reale di Napoli, tre se ne contano su piazza Plebiscito di cui quello centrale perennemente aperto ed un quarto anche questo sempre aperto dal lato di piazza Trieste e Trento.

Tuttavia, in considerazione del fatto che l’accesso al sito è consentito anche ai dipendenti della Pubblica Amministrazione, è definitivo che l’accesso alle sale dell’Appartamento storico all’interno del perimetro della grande reggia sia dallo Scalone Monumentale, inserito anche questo nel percorso guidato alle medesime sale del piano nobile.

Lo scalone in sé è opera postuma, relativamente giovane rispetto a tutta quanta la struttura; fu disegnato così come lo si osserva dall’architetto Gaetano Genovese immediatamente dopo lo sciagurato incendio del 1837 che distrusse molta buona parte della reggia napoletana.

Mentre, l’esecutore materiale del progetto dello Scalone Monumentale fu compiuto da Francesco Gavaudan solo e soltanto nel 1858.


Lo Scalone è squisitamente di veste rocaille tendente al barocco con sofferenza. 

Le pareti che discendono dall'alto della volta sono una celebrazione del gusto rococò napoletano ed affondano nella dura roccia del Gargano. 

  • Nonostante le reciproche combinazioni di ammodernamento degli ambienti di palazzo non solo dopo il disastroso incendio, lo scalone d’onore comunque si presenta secondo l’originario progetto del Picchiatti, con impianto tripartito in piperno massivo, composto secondo le tipologie picchiattine, scalino dopo scalino, a soddisfazione del vicerè conte di Ognatte, nel lungo decennio compreso tra il 1651 ed il 1666. E non è finita: in verità le pareti, che discendono mastodontiche dall’alto della volta, a cura della scenografia regale del tipo squisitamente rocaille tendenzialmente e magistralmente barocca, affondano in una zoccolatura di breccia del Gargano; ancora le stesse pareti sono specchiate in più punti con accenti volutamente smargiasso con marmi lievemente rosati, il portovenere, il lumachino di Trapani, il marmo più grezzo e vanato di Mondragone, il rosso Vitulano e non ultima, la breccia rossa di Sicilia. Alle pareti si alternano i riquadri in bassorilievi di marmo bianco di Carrara ritraenti: sulla destra, “La Vittoria tra il Genio della fama e il Valore” opera egregia di Salvatore Irdi e a sinistra è installata la “La gloria tra i simboli della Giustizia, della Guerra, della Scienza, dell’Arte e dell’industria”, di Francesco Liberti. Ai lati dell’ingresso allo Scalone d’Onore all’interno di quattro nicchie sono state montate quattro enormi statue. Esse sono: la “Fortezza” di Antonio Calì e la “Giustizia” di Gennaro Calì. Seguono: la “Clemenza”di Tito Angelini, autore della statua di Dante Alighieri nell’omonima piazza napoletana, ed infine, sempre per il gruppo delle quattro statue della facciata dello Scalone d’Onore, chiude la “Prudenza” di Tommaso Solari; di quest’autore è anche la statua di Carlo d’Angiò terza delle otto statue dei re alloggiate nelle rispettive nicchie sulla facciata principale dei palazzo Reale.


Spazio note

(1) A cura del Servizio Educativo della Sopraintendenza B.A.P.S.A.E., di Napoli e Provincia