Mostra d’Oltremare a Napoli

Fu inaugurata nel 1940 in concomitanza con l’apertura della stazione della Cumana di piazzale Tecchio(4bis) e gli edifici che la compongono ebbero lo scopo di aprire le aree commerciali del centro città verso i Campi Flegrei, segnatamente nei quartieri bonificati di Fuorigrotta e Bagnoli, ai quali vennero sottratti 1.200.000 m2 di terreno disponibile, di cui 700.000 m2 destinati alla coercizione plastica degli elementi naturali del verde e dell’acqua.
L’ingresso al complesso degli edifici della Mostra d’Oltremare è aperto sul fronte di piazzale Vincenzo Tecchio, area terminale a sud del viale Augusto, prospettico tra l’asse mediano della strada e la Torre delle Nazioni5 simbolo per eccellenza della Mostra d’Oltremare, ed un’ideale continuità è percepibile attraverso il disegno del fronte di facciata dal quale si intravedono le monumentali architetture che la definiscono.
Fu quasi del tutto distrutta appena tre anni dopo la data di inaugurazione.
Sotto le tremende sollecitudini delle bombe del 4 agosto 1943.
- Mentre la sistemazione del vicinissimo Parco Faunistico ed il Parco dei Divertimenti ha visto collocare le nuovi sedi della tomba di Giacomo Leopradi portata via dalla chiesa vecchia di San Vitale Martire presso il parco del Colombario Virgiliano a Mergellina, ed inversamente alla Mostra e col tempo le si è avvicinato lo stadio sportivo San Paolo. Dopo la terribile esperienza delle bombe alleate del 1943 la Mostra fu ricostruita non più legata alle ideologie del vecchio regime, quanto piuttosto al bisogno di avviarla con la città in termini più generali e più strettamente relativi all’architettura urbana6, specie nell’estremo tentativo di superare il vuoto tra la città di Napoli, l’ex Italsider di Bagnoli e l’orografia pianeggiante limitata a nord dal cratere e le terme di Agnano, la conca degli Astroni a Pianura e dei Pisani a Soccavo e ad ovest nella zona dei Campi Flegrei più esposta alla baia di Pozzuoli. Ed ancora più a sud-ovest il promontorio di Posillipo. Dall’ufficiale De Rubeis venne scartata l’ipotesi di realizzarla nello spazio ritenuto insufficiente della Villa Comunale nella zona del Lungomare a Chiaia o quello delle alture del Vomero-Arenella perchè considerate zone all’epoca effettivamente impraticabili per la scarsità dei mezzi di comunicazione. Anche la zona orientale dove oggi sorge tutta quanta Secondigliano e Scampia vennero presto abbandonate come idee da porre in luogo di assecondare un più facile sviluppo dei vicini scali aereoportuali; semmai, la scelta della conca Flegrea venne optata più facile per la presenza anzitutto della Metropolitana e le infrastrutture già erette dalla Società Laziale presenti sul posto a bonificare anzitutto il vecchio villaggio e alla definitiva stesura di un’efficace sistema di collegamento stradale. Ma anche e soprattutto perchè si sarebbe trovata al crocevia di un traffico turistico particolarmente interessato alle zone archeologiche di Cuma, Averno, Baia e Miseno, mentre tutt’intorno è vero che giganteggiano testimonianze di antichissime civiltà scomparse, mete ambite da turisti italiani e stranieri7.
La Mostra d’Oltremare a Napoli è importante per la sua spiccata dimensione urbana.
Fu realizzata sotto la supervisione dell’onorevole Tecchio in qualità di Commissario Generale e sui progetti di Cocchia e Piccinato.
- Essa mantiene la linea di connessione tra le infrastrutture ed il paesaggio, il percorso unitario dei viali e delle vasche d’acqua. Una studiata alberatura di piante esotiche trova criterio a star in un insieme romantico teso a raggruppare spazi e colture su maglie ortogonali, sui cigli dei quali i Pini e le Querce, raggiungono i profili più bassi della collina dei Camaldoli. I giardini si sono insinuati fino al Piazzale dell’Impero incastrandosi pianamente nella pavimentazione della distesa del lolium perenne. Tra gli edifici che compongono il piano della Mostra d’Oltremare esiste una sorta di gerarchia stabilita, suddivisa ed operata in fase di progetto che vede gli stessi edifici caratterizzarsi per stabili permanenti e a carattere provvisionale. Questi ultimi essendo stati costruiti solo in ossatura, son stati da sempre destinati ad ampi margini di flessibilità commerciale consentendo così possibili sviluppi futuri e trasformazioni contingentate. Le costruzioni stabili invece vennero costruite con la logica di garantire il piano permanente della Mostra d’Oltremare, tra questi il Palazzo degli Uffici, la Torre del P.N.F., il Palazzo dell’Arte col teatro Mediterraneo, l’Edifico dell’A.O.I., il Padiglione Rodi e quello della Civiltà Cristiana in Africa e l’Arena Vittorio Emanuele III.
Generalmente tutto il verde installato nel parco è da considerarsi stabile.
A partire dalla Fontana dell’Esedra, cuore della zona monumentale della Mostra, realizzata da Carlo Cocchia e Luigi Piccinati.
- Chiara esplicitazione progettuale del piano della Mostra impostata sulle scelte compositive basilari. I giovani architetti dell’epoca si cimentarono nella realizzazione di questa futuristica rappresentazione; a Carlo Cocchia abbinato a Luigi Piccinato venne affidato l’incarico del verde in tutti i suoi aspetti in generale, mentre al solo Cocchia, il ristorante con la piscina, le Serre botaniche, l’Acquario Tropicale ed il Ristorante nel Boschetto costruzione a carattere semi-permanente. A Piccinato spettarono lo Zoo e l’Edenlandia. L’Arena Flegrea, edificio di spicco per mole e per tipologia, venne allora affidato all’architetto ventiseienne Giulio De Luca. A Stefania Filospeziale, medesima autrice del progetto di impianto residenziale dell’INACasa napoletana di Agnano, collaboratrice di Marcello Canino, vennero assegnati gli ingressi a nord laddove gli edifici furono destinati ad accogliere i padiglioni della Pesca, il Legno e l’Elettrotecnica, e l’Acquario Tropicale. Per gli altri edifici furono banditi concorsi nazionali vinti da Venturino Ventura ed il gruppo Zanetti-Racheli-Zella Melillo ed il gruppo Barilla-Gentile-Mellia-Sambito, gruppo quest’ultimo vincitore ex-equo del primo premio indetto su progetto esecutivo e che ne fatti realizzò anche il Palazzo dell’Arte.
Spazio note
(1) Si deve al prefetto Pietro Baratono, prefetto della città di Napoli, 1932-1936, succeduto al liberale Michele Castelli, l’eccezionale opera di fondazione del quartiere espositivo della Mostra d’Oltremare a Fuorigrotta, opera colossale che impegnò mezzi, professionisti e stanziamenti destinati tutti ad un momentaneo fallimento. Così scritto in Il restauro a Napoli negli anni dell’Alto Commissariato 1925-136 di Luigi Veronese. Federiciana Editrice Universitaria. Architettura, Storia e Restauro collana diretta da Benedetto Gravagnuolo ISBN 978-88-8338-123-2 Nopoli giugno 2012 Luigi editore BNN 2012 B 1027 pagine 43-46(1bis) Al di là di un quadro storico e completo delle trasformazioni della città, una ricognizione storico iconografico ha consentito di ricordare che prima della Mostra d’Oltremare, sono esistite altre forme di esposizioni pubbliche, attrezzate in architetture effimere, tipo l'Esposizione Internazionale Marittima del 1871, l'Esposizione Nazionale di Igiene data 1900, la I° Mostra di Agricoltura del 1933 ed infine la II° Mostra Internazionale di Arte Coloniale dell’anno successivo. 1934. Così scritto in Università degli studi di Napoli Federico II Anno Accademico 2006-2007 Dottorato di Ricerca in Storia dell’Architettura e della Citta - XIX ciclo Coordinatore: Ch. mo prof. arch. Francesco Starace NAPOLI TRA INCISIONE E FOTOGRAFIA (1850-1930) Rappresentazione e trasformazione della città tra i due secoli attraverso la stampa periodica illustrata e inediti repertori fotografici Candidata: dott. arch. Nunzia Iannone Tutor: Ch. mo prof. arch. Alfredo Buccaro
(2) [Liberamente estratto da: La Mostra d'Oltremare e Fuorigrotta di Uberto Siola Collana diretta da Giancarlo Alisio Electa Napoli 1990 BNN SEZ. NAP VII B 225]
(3) Le due Mostre si son proposte l’analogo scopo di espandere le due città su due fronti opposti e contingenti all’unica direttrice territoriale oltre a far propaganda al regime fascista che allora governava il Paese esasperando lo stato di potenza assoluta raggiunta in Italia per merito quasi esclusivo dello stesso Regime. Con la sola differenza per l’E.U.R., autorizzata all’esproprio dei suoli destinati ad edificare a vantaggio solo dell’Esposizione, mentre per Napoli venne pensato di autorizzare l’esproprio solo se fosse stato possibile dimostrare la realizzazione contingente e permanente. A Napoli quindi fu d’obbligo organizzare mostre ed eventi che testimoniassero i progressi raggiunti nei possedimenti del Regime in Africa. Così scritto a pagina 71 di: 3° volume: L'edilizia a Napoli dal 1918 al 1958 / Carlo Cocchia ; prefazione di Luigi Tocchetti. - Napoli : A cura della Societa pel Risanamento di Napoli, 1961. - XI, 385 p., \\13! c. ripieg. : ill. ; 29 cm. ((Sul front.: A cura della Societa pel Risanamento di Napoli nel settantesimo anno della sua fondazione. Codice SBN SBL0474149 Fa parte di Napoli contributi allo studio della citta , 3
(4) Nel 1935 lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, interruppe i grandiosi interessi urbanistici ed architettonici di Benito Mussolini, impegnato al comando delle forze alleate, senza rinunziare, però a soli due interessi: l’EUR di Roma e la Mostra d’Oltremare a Napoli. Giuseppe Basadonna, Mussolini e le opere del ventennio Arturo Berisio Editore, Napoli 1980, BNN distribuzione A 8640 a pagina 40
(4bis) Pasquale Belfiore e Benedetto Gravagnuolo Stazione della Cumana a piazzale Tecchio. 1939-1940 scheda 83 a pagina 207-208 di Napoli. Architettura e urbanistica del Novecento premmessa di Mario De Cunzo, prefazione di Renato De Fusco Editori La Terza maggio 1994 BNN S C ARTE B 495/ter
(5) [C. Cocchia, Da un vicolo di Napoli alla Mostra d'Oltremare in “AA.VV., Lo spazio della città. Trasformazioni urbane a Napoli nell'ultimo secolo ]
(6) [A cura di C. Fico, A. Lavaggi, S. Polito, Fuorigrotta e Bagnoli. Cronaca e documenti, 1860-1940 in “Quaderni di Napoli 1” Amministrazione Provinciale di Napoli, Napoli 1980]
(7) [La Mostra d'Oltremare e la zona in cui dovrà sorgere in “Il Mattino” di Napoli quotidiano a stampa del 23 febbraio 1937]
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