Chiesa San Damiano a Secondigliano

Si tratta della quarta chiesa dedicata ai Santi Cosma e Damiano a Napoli1, e più precisamente si trova eretta in un largo prospisciente Via Vittorio Emanuele III e piazza Giuseppe Zanardelli, cuore del vecchio casale di Secondigliano
E per questo popoloso quartiere, essa è la seconda chiesa che porta il medesimo titolo. L’altra chiesa dedicata ai Santi Cosma e Damiano a Secondigliano è stata per lungo tempo officiata dal parroco, don Giuseppe Provitera, a sua volta, giunto dalla chiesa di Santa Giovanna Antida presso il cuore del quartiere Stella.

Del quarto manufatto quindi dedicato ai due santi e localizzata nei pressi della zona detta, Miez all’Arco, purtroppo le sue origini sono e restano tutt’oggi ignote, salvo nuove acquisizioni e nuovi fonti di ricerche opportunamente espletate.

Ciò che è riportato dai testi è che la sua fondazione prima della demolizione datata 1694, avvenne attorno all’VIII-IX secolo, pur se tuttavia, la documentazione che ne segue il cammino storico inizia solo nel XVI secolo.

Demolita quindi nel 1694 fu nuovamente e prontamente ricostruita nel 1694 e compiuta in tutte le sue parti solo nel 1705; dopo un lungo restauro operativo iniziato nel 1862 e terminato nel 1867, la chiesa fu definitivamente consacrata solo e soltanto nel 1875.


Si presenta pittoresca come di borgo medievale e con facciata a due ordini.

E su di essa, in due apposite nicchie, sono state collocate le statue in stucco dei Santi Cosma e Damiano.  

  • E fino alla fine degli anni Ottanta del Novecento nel timpano, mostrava pure un Crsito in stucco, rimosso. Pare sia stata completamente rifatta secondo gli usi e i costumi della gente di Miano, un quartiere a ridosso di Secondigliano lato delle colline, almeno stante a quanto si legge scritto sulla lapide infissa alle pareti all’ingresso. A partire dal 1721 venne iniziata la torre campanaria che si staglia sul fronte a sinistra della chiesa; i primi due ordini mostrano forme architettoniche del Settecento, mentre gli altri due superiori o sono stati aggiunti oppure son stati modificati secondo le tipologie architettoniche della seconda metà del XIX secolo o poco dopo. Al suo interno domina la combinazione della veste decorativa del restauro datato 1862-1867, in cui a prevalere è l’uso massiccio del finto marmo, gli stucchi, la cantoria, il pulpito, l’organo ed altri ornati ritenuti in un’unica navata con volta a botte, transetto e cupola. Pesantemente ridipinti sulla volta gli affreschi che ritraggono i Santi Cosma e Damiano, un lavoro svolto egregiamente da Giuseppe Simonelli nel 1705. Mentre invece La Gloria dei due Santi nella cupola della chiesa e le Virtù nei peducci furono realizzati dal Bocchetti, nel 1935, ed infine, la Trinità, nella volta dell’abside è opera di Alfonso Simonetti, del 1868. Di discreta fattura sono i marmi degli altari e delle acquasantiere sulle quali, sono state scolpite le immagini a rilievo dei santi titolari, ed anche le decorazioni marmoree degli altari e delle balaustre delle cappelle laterali risalgono al 1756-1760. L’altare maggiore è anche un caso di eccezionale lavoro artistico anche se non propriamente degno dei fasti di una chiesa; la balaustra mostra molto riccamente sistemata un complesso di vasi di fiori scolpiti, risalente non oltre il 1787, ed i pezzi che lo compongono tuttavia rispettano esecuzioni di date diverse; l’altare vero e proprio è del 1749. Anche le cone in stucco nell’area del transetto sono della veste originaria della chiesa, e queste furono realizzate nel 1699 pagate ai maestri Gioacchino Russo e Pietro Jovine. Giacomo Farelli riprodusse nel 1675 il quadro ritraente il Redentore con i Santi Cosma e Damiano opera questa realizzata nel Cinquecento ed andata perduta per sempre in un incendio del 1673. Nell’area presbiterale due altri dipinti: a destra la Sacra Famiglia coi Santi Gioacchino ed Anna, primi anni del Seicento, niente più che un dipinto a scopo devozionale, e a sinistra un quadro che ritrae, Madonna Immacolata e Santi attribuibile ad ignoto pittore al seguito dello Stazione o che allo Stazione si ispira largamente. Vi sono in chiesa, nell’area del transetto due sculture di legno di ottima qualità; una riprende un Crocifisso del Settecento nel transetto a destra e posta di fronte una bella Madonna del Seicento. Durante i lavori di messa in sicurezza del 1981 nella sacrestia della chiesa emerse un affresco ritraente Cristo che caccia i mercanti dal tempio. Dalla prima cappella a sinistra della chiesa medesima si accede all’Arciconfraternita dell’Assunta, detta così per la presenza sull’altare del Settecento, di una tela ritraente la Madonna Assunta, opera di qualità indubbiamente riferibile al manierismo della prima metà del Seicento; alle pareti della cappella nove tele assai rovinate del De Angelis del 1738, tutte quante che raccontano le Storie della Vergine. De Angelis è l’autore che ha firmato anche la seconda tela a destra ritraente la Presentazione di Gesù al Tempio.


Spazio note

(1) Liberamente estratto da: Napoli Sacra 15. itinerario Napoli : Elio De Rosa, ©1993. - P. 65-128 ill; 33 cm. Codice SBN NAP0159853 Autore secondario Di Mauro, Leonardo Luogo pubblicazione Napoli Editori Elio De Rosa Anno pubblicazione 1993; pagine 937-939