Chiesa Santa Maria della Speranza Napoli

È la chiesa di Santa Maria della Speranza collocata nella prima sezione a sud di Via Speranzella, una delle strade che compongono lo scacchiere dei Quartieri Spagnoli a Napoli1, corrente parallela il secondo tratto di Via Toledo a partire dall’apice di Via Armando Diaz.

È più popolarmente nota come chiesa di Santa Rita, ed anche Santa Rita alla Speranzella, giustificato dallo svilupparsi del culto alla santa Rita da Cascia. 

Dopotutto, va aggiunto che, come per la vicinissima chiesa della Maddalenella degli Spagnoli, anche questa chiesa si collega alla forte presenza sul territorio di una comunità spagnola.

Al suo interno, infatti, ancora molto resta a testimonianza della famiglia castigliana che l’ebbe in uso durante il XVII secolo; in un arco che collega la prima e seconda cappella di sinistra, rimane incassata alla parete una lapide che ricorda la sepoltura nella cappella dedicata al Cristo di Burgos, tutt’oggi ancor rimasta non rintracciata di Josè di Ategui, governatore della squadra navale e comandante in capo della galera capitana, deceduto nel 1704.


Nella terza cappella di sinistra l’altare degli ultimi anni del Seicento, reca lo stemma di Francisco Sequeiros y Sotomaior.

Frate agostiniano morto nel 1691, e sepolto nella stessa cappella in un sepolcro fatto scolpire dall’amico Andrea Guerriero y Torre, presidente della Regia Camera della Sommaria.

  • Di quest’ultimo vi è pure il suo ritratto attribuito dallo studioso Rizzo, a Matteo Bottigliero, mentre sull’altare vi è un quadro ritraente Sant’Antonio da Padova di Giuseppe Simonelli. Nella prima cappella di destra, affissa alla parete di sinistra si ammira la graziosissima tela che ritrae la Madonna de Pilar e Santi, fine XVI secolo e sempre in quest’area, sull’altare una bellissima statua di legno è dedicata alla Madonna del Rosario. Nella cappella che segue, sull’altare in marmo, ultimi anni del Settecento, è stata collocata una statua novecentesca di Santa Rita. Infine, si ricorda che in sacrestia, sul lavabo vi è il simbolo della Speranza. Sempre spagnoli furono anche i frati che l’officiarono per tutto il secondo Seicento e fino alla data del 1774, anno in cui la chiesa fu annessa agli Agostiniani di San Giovanni a Carbonara; fino a quando fu praticamente impossibile trovare religiosi dell’Ordine sia dei Domenicani che degli Agostiniani disposti a risiedere nel regno di Napoli e trasferirsi dalle proprie terre in Spagna e, quindi, la chiesa venne completamente abbondata ed i frati di San Giovanni a Carbonara espulsi nel 1808. Risale al 1559, invece la fondazione della chiesa che indubbiamente allora fu costruita solo come piccola cappella in questo stesso posto, da parte di Giovanna de Lyria y Portocarrero e Francesco de La Cueva, ceduta successivamente alla nobile Gerolama Colonna, duchessa di Monteleone, la quale, però, alla stessa maniera di quanto realmente accadde anche per la chiesa  delle Convertite Spagnole, venne nel 1585 affidata agli Eremitani Agostiniani Spagnoli della città di Toledo. Quindi il luogo di culto sacro a Santa Maria della Speranza fin dalla sua fondazione fu più volte restaurato già dagli anni 46 e 59 del Settecento, mentre invece, da alcune fonti di studio si sa che l’attuale facciata, così com’è disposta risale ad un intervento del 1786.


Si presenta divisa classicamente in due ordini, scandita da linee essenziali.

E  senza decorazioni di sorta e sulla rosta metallica dell’ingresso, la sigla, S.S.R., sta ad indicare Congrega del Santissimo Rosario, che l’ebbe in affidamento nonostante avessero costoro comunque già una propria sede.
 

  • E furono comunque i membri di detta Congrega a promuovere e pagare personalmente l’ultimo dei lavori di restauro terminati nel 1942, anno in cui vennero portati a compimento anche i lavori per il cancello d’ingresso, il pulpito, la cantoria nuova, ed i dipinti che ritraggono Storie della vita di Santa Rita ed alle pareti le Virtù. Santa Rita alla Speranzella è una di quelle chiese, riuscite a dimostrare quanta architettura napoletana del Settecento abbia potuto trasformare, con mezzi semplici ed esteticamente assai validi, situazioni di spazio impraticabili all’interno di edifici più o meno antichi; e qui in questa chiesa, la squisitezza tutta napoletana, sta nell’originalissimo lanternino a pianta mistilinea e decorato con stucchi che ricordano vivissimi il Rococò napoletano e posto al centro dell’unica navata coperta a botte, a sua volta, percorsa da tre cappelle per lato. L’area del presbiterio fu decorata in marmi commessi da Cosimo Fanzago nel 1640 ed è tipico di questa decorazione la presenza dei vasi coi fiori ai lati della cona, di grande effetto scenografico seppur in contrasto con la più semplice preparazione dell’altare. È detta chiesa di Santa Maria della Speranza per la presenza sull’altare maggiore del dipinto di Cesare Fracanzano, che ritrae la Madonna della Speranza posta nella cona d’altare ed una decorazione suppletiva che richiama arduamente la venuta del Salvatore del Mondo, motivo per cui, il Fracanzano dipinse in basso anche le figure di David e Isaia, il primo, capostipite della dinastia di Gesù, mentre il secondo ne è stato il suo annunciatore. Tra i personaggi ivi ritratti c’è anche la figura di Sant’Agostino, ispiratore della regola dell’Ordine religioso che aveva in consegna la chiesa al tempo dell’esecuzione dei lavori. La figura della Vergine mostra dipinta sul ventre il Bambin Gesù che ancora deve nascere ed attorno attorno ancora angeli ed i simboli di Cristo come speranza del mondo. Ed infine, sempre del Fracanzano è l’Eterno Padre, dipinto nell’edicola.


Spazio note

(1) Liberamente estratto da: Napoli Sacra 11. itinerario Napoli : Elio De Rosa, ©1993. - P. 65-128 ill; 33 cm. Codice SBN NAP0159853 Autore secondario Di Mauro, Leonardo Luogo pubblicazione Napoli Editori Elio De Rosa Anno pubblicazione 1993; pagine 913-914. Per la chiesa di Santa Maria del Riposo, alle pagina 914.