San Carlo di Napoli: voci del Novecento

Per quanto riguarda le grandi voci del teatro San Carlo di Napoli1, all’inizio XX secolo, a seguito delle alternate vicende storiche dell’Ottocento nulla a che vedere col primo e secondo Settecento si attuarono politiche di ingaggio volte a scritturare nomi di personaggi sottratti alla concorrenza dei teatri del circuito internazionale.

Questi furono assegnati di continuo alle opere messe a cartellone col proposito di formare compagnie stabili di livello molto alto.

Giuseppe Anselmi fu il primo ad esser scritturato direttamente per il Massimo napoletano tornandoci più volte anche quando ormai divenne un divo a Bueno Saires in Brasile e a San Pietroburgo oltre che grande attrazione anche per il Teatro Real di Madrid.

Alessandro Bonci, il celebre Arturo nei Puritani, altro grande successo di inizio ‘900 al San Carlo di Napoli, dopo solo tre anni di scritturato in un’esibizione al Metropolitan di New York, negli States, mise a repentaglio addirittura la figura carismatica di Caruso, il quale ebbe già modo di farsi non proprio apprezzare durante le stagioni 1901-1902 con le esibizioni di Elisir d’Amore.


In realtà a perdere Caruso non fu solo il teatro San Carlo quanto piuttosto l’Italia intera.

E non solo Caruso, ma anche Pasquale Amato lasciò il pubblico di lingua, lasciando spazio all’esordio di Giuseppe De Luca.

  • E ad altri tenori di rango come Amedeo Bassi, Edoardo Garbin, Giuseppe Borgatti, Giovanni Martinelli. Subito dopo di loro cantarono al San Carlo di Napoli Mario Sammarco, Domenico Viglione-Borghese, Eugenio Giraldoni, Riccardo Stracciari rivale di Titta Ruffo, il baritono del XX secolo. Ed anche Carlo Galeffi, Nazzareno De Angelis, la polacca Regina Pinkert, la portoghese Regina Pacini, le spagnole Maria Barrientos, Graciela Pareto, Amelita Galli-Curci ed infine Elvira de Hitalgo di appena sedici anni nel Barbiere di Siviglia del 1908. Poi fu la volta dei cosiddetti Lirici spinti anche conosciuti come lirici drammatici come l’attrice e cantante Salomea Kruszelnitcka, Maria Ferneti, Gilda dalla Rizza e le voci di Ester Mazzoleni ed Ernestina Polirandaccio, Rosina Storchio e Claudia Muzio. Al commiato napoletano di Caruso e Bonci fecero avvento le grazie di Aureliano Pertile, esordiente al San Carlo nella Carmen, e Madama Butterfly ed in Conchita di Zandonai. Tito Schipa, prima volta al Lirico di Napoli nel 1913 con la Tosca, Falstaff, Fedora e Marcella di Giordano; memorabile è rimasto il bis chiesto dal pubblico per l’egregia rappresentazione di Tito Schipa per il Lucean le stelle nella Tosca ed il tris imposto dal  direttore d’orchestra Leopoldo Mugnone che alluccava: ‘nata vota ‘nata, però per me e no pe chiste e Beniamino Gigli, conteso a cinquant’anni e passa dai teatri lirici di tutto il mondo ed infine per il cinquantennio abbiamo le figure di Hipolito Lazaro, Dino Borgioli e Francesco Merli. Tornarono in voga per un certo periodo le vocaliste di antico stampo nelle persone di Arangi-Lombardi, esordiente a Napoli nel 1953 presso l’Arena Flegrera della Mostra d’Oltremare a Fuorigrotta ed ancora: Ebe Stignani e Benvenuto Franci, quest’ultimo distintosi per il maggior numero di presenze nella sola stagione 1919-1920. Dal 1954 al 1962 abbiamo la Gencer che cantò quasi ininterrottamente, fino agli anni 70 del XX secolo con il cantante Renato Bruson scritturato per il San Carlo soggetto di prosa teatrale legato molto alla , rispolverando oltre alle grandi opere di Giuseppe Verdi riaffermando almeno fino a tutto il 1986 il timbro baritono grand seigneur che sembrava espunto dalle esibizioni di scena.


Spazio note

(1) [Liberamente estratto da: Rodlfo Celletti L'arte vocale inIl Teatro di San Carlo Guida editori. BNN Sez. Nap VB 1045/1 1987 Guida editori Napoli Collezione Rocco Pagliara Istituto Universitario di Magistero Suor Orsola Benincasa. Pagg 269-318]