Biblioteca Manoscritti e Rari Napoli

La biblioteca dei Manoscritti e dei Rari e’ una sezione della Biblioteca Nazionale di Napoli collocata presso il Palazzo Reale in piazza del Plebiscito all’interno delle sale che nell’Ottocento ospitarono in residenza privata i sovrani della città.

Trattasi di una raccolta di lavori inestimabili e anche capolavori seguiti alla paziente opera di scrittori e miniaturisti di quasi tutti i secoli a partire dal 300 d.C., e fino ai giorni nostri grazie anche all’acquisizioni degli archivi Marone, Ricciardi e Morelli.

Esistono testimonianze rare di esperienze passate della letteratura d’autore riferibili ai due Evangelari purpurei dei quali il più antico è dell’inizio del V secolo, in caratteri latini, in argento.

Mentre il più recente è della fine del IX secolo, in lettere greche tracciate in oro fin’anche al più antico testimone miniato delle Metamorfosi di Ovidio. Testano la collezione dei cimeli bobbiensi il Libro d’ore di Alfonso d’Aragona e al Breviario di suo figlio Ferrante.

Ed ancora: la Cosmographia di Claudio Tolomeo, il Codice Flora, libro d’ore di scuola franco-fiamminga, il poema epico persiano del Libro dei Re composto in due unici esemplari miniati di punto, la Carta Catalana, una sorta di mappatura del mondo allora conosciuto nel sopraggiungere dell’era delle Americhe.


Suggestivo l’Erbario secco di Ferrante Imperato, sopravvisuto alla distruzione avvenuta per mano dei napoleonici nel 1799.

T
enuto in ottimo stato di conservazione contenente informazioni sul carattere farmacologico e fitoterapico della Napoli del tardo cinquecento.

  • Stesso mirabile lavoro operato dal codice Discoride anch’esso in ottime condizioni che diversamente però riporta le conoscenze addirittura al sesto secolo dopo Cristo in ordine alle conoscenze botaniche. Ivi alloggiati i testi appartenenti alla “Collezione farnesiana” avviata da Alessandro Farnese, l’uomo che diventerà pontefice a Roma, col nome di Paolo III e tirata avanti con coraggio dai nipoti, successivamente fatta poi trasferire per intero a Napoli da Carlo I di Borbone nel 1734. In collezione sono custoditi testi di eccezionale qualità artistica e libraria come il Festo utilizzato dall’Orsini per la sua prima pubblicazione datata 1581, il Plinio, servito a Giovan Marco Cinico nel 1465 per la trascrizione delle 639 carte in 120 giorni ed ancora il codice miniato passato per mano del Cardinal Trivulzio: il Virgilio. Ricordiamo che questi testi hanno avuto come bibliotecario il profondo conoscitore del classicismo letterario, Fulvio Orsini. La collezione farnesiana dunque è collocata nel Fondo di diverse collezioni anche di privati come, ad esempio, la raccolta della Real Biblioteca, quelli del principe di Tarsia, i codici appartenuti a monsignor Cavalieri, vescovo di Troia, i manoscritti raccolti nelle province del Regno da Pasquale Baffi ad Andrea Belli e Francesco Saverio Gualtieri e, dopo esser stati cacciati via dal Regno, prenderanno posto definitivamente anche le raccolte librarie dei Gesuiti. Saranno proprio i vari faldoni delle svariate collezioni private del Regno e del Viceregno a corporare sempre di più la sezione dei Manoscritti e Rari con prevalenza a partire dagli anni Venti dell’800, di testi sacri o a carattere religioso, dei quali vanno presi in larga misura le opere appartenute al generale agostiniano Seripando, legato pontificio al Concilio di Trento e fratello di Antonio Seripando erede culturale dell’umanista Aulo Giano Parrasio e della sua collezione un tempo stante alla chiesa di san Giovanni a Carbonara.

Ancora un altro elemento di notevole pregio è il il Codice di mano di San Tommaso d’Aquino proveniente dal convento di San Domenico Maggiore.

Inizialmente appartenuto a diverse famiglie anche le meno abbienti e custodite niente più niente meno che come reliquie del Santo.

  • E per ricordare: le Antichità di Pirro Ligorio; i versi di Ariosto; la Gerusalemme conquistata di Tasso; gli scritti di Vico; i Canti, le Operette morali, lo Zibaldone, tra i tanti, di Giacomo Leopardi, Monticelli, Cotugno, De Sanctis, Croce fino a quelle di contemporanei come Giuseppe Ungaretti. Data l’eccezionalità del documentario cartaceo esistente alla sezione dei manoscritti e dei rari all’utenza è data una restrizione particolare già contemplata nel regolamento della Biblioteca Nazionale di Napoli in particolare all’articolo 22 che recita testaulemente: "Nella sezione sono ammessi studiosi che abbiano compiuto il diciottesimo anno d’età previo accertamento dell’identità. Per la consultazione dei manoscritti è richiesta la lettera di presentazione di un docente universitario italiano o straniero e del responsabile di un ente qualificato italiano o straniero che attesti la peculiarità degli interessi culturali del richiedente. Il caposezione, delegato in ciò dal direttore, autorizza la consultazione delle opere che riguardano espressamente gli interessi dello studioso".