Cappella Ravaschieri al Gesù di Napoli

E’ l'ultima cappella della navata sinistra chiesa del Gesù Nuovo a Napoli, accosta alla Cappella Maggiore e alla sua destra alla Cappella dei Carafa detta anche di San Ciro.  

Il contesto è una selva suggestiva ed affascinante di statue lignee, settanta in tutto, molte di queste un tempo sparse per la chiesa su vari altarini, oggi invece alloggiate ognuna nel suo scranno.

Tutte insieme le reliquie lignee stanno separate su due reliquiari, rispettivamente due lipsanoteche esse son’opera di Gian Domenico Vinaccia del 1677, anno in cui il Guglielmelli ristrutturava parte della chiesa.


Dei due reliquiari pendenti alle pareti, destra e sinistra della Cappella, esse sono riccamente ornate con testine di angeli e motivi vegetali tutti indorati, e le statue di legno intagliate, almeno quaranta di queste si sa son da attribuire a Gian Battista Gallone, altre ad ignoto intagliatore di legno di scuola quasi sicuramente napoletana commissionato dalla famiglia Di Nardo e altre a Giacomo Colombo e Pietro Padua tutte familiarmente disposte su cinque file di cinque pachi avvolte dalla penombra, in stile pienamente barocco spagnoleggiante, caratterizzate da una vivace policromia e da una mimica pietistica atta a suggerire la liturgia del martirio.


Le lipsanoteche furono qui poste e volute da Isabella della Rovere donatrice di altre reliquie alla chiesa del Gesù.

Reliquie dalla contessa ritrovate nelle catacombe romane ed alcune altre ottenute dalle collezioni private del cardinal Odoardo Farnese.

  • La Cappella originariamente dedicata alla Vergine Maria, poi a Sant’Anna ed infine a San Geronimo, venne eretta a spese dei Ravaschieri, conti di Satriano, che le danno il titolo definitivo; conti che come è saputo ebbero residenza proprio nel bel mezzo della piazza con palazzo privato poi sventrato dai lavori di ammodernamento come testimoniato dalle planimetrie del Dupérac 1566 e Lafréry e che date le notizie storiche piuttosto discordanti venne concessa in usufrutto, si sa più sicuro alla “Congregazione dei Mercanti” che qui vi teneva le funzioni religiose. Sulla parete di fondo di Giuseppe Bastelli, del 1737, un altare con colonne di marmo verde tortili e decorazioni floreali tipiche dello stile berniniano, incorniciano il gruppo scultoreo di fattura moderna di Francesco Jerace (1932), in sostituzione del quadro di “Sant’Anna e Maria bambina” oggi nel Cappellone di San Francesco Saverio. Gli affreschi alla Cappella medesima sono andati perduti causa l’incuria ai tempi in cui l’immobile venne affidato ai Francescani Riformati; affreschi sui quali il Solimena volle esemplarci un’Assunzione. In questa Cappella, infatti, del Solimena restano solo i “Santi Serafini” e i quattro “Angeli tubicini” molto ritoccati dalla mano di Giusepe Petronsio 1842 di cui è la “Madonna e San Francesco de Geronimo”. Di Mazzante i due affreschi ai lati del finestrone raffiguranti “Giuditta e Giale”.


Spazio note

(1) [Per quanto riguarda i sepolcri della nobile famiglia Della Rovere si aggiunge inedita notizia tratta dal documento fornito dal Nappi (ASBN Banco di San Giacomo matr. 31 del 20 9 1616): “A Costantino Marasi...per il sepolcro di marmo fatto per il principe di Bisignano”]