Casale di San Pietro a Patierno di Napoli

Col termine di Casale di San Pietro a Patierno di Napoli1(2) s’intende la parte integrante della vasta pianura un tempo detta della Liburia, territorio paludoso, nonché fertile e comunque negli anni adattato all’economia agraria del popolo oggi residente presso il moderno quartier San Pietro a Patierno.  
Una prima parte del territorio del Casale di San Pietro a Patierno, stante gli studi condotti, è racchiuso nell'area tra il fiume Clanio, poi detto i Regi Lagni, dopo la bonifica del Fontana del 1598.


L'altra parte invece fu individuata nell'area di pertinenza al Monte di Cancello sopra Suessola, ad oriente dall’agro Nolano.
La storia di tutto quanto il Casale di San Pietro a Patierno coincide in massima parte con la storia del Campo di Marte a Napoli, nucleo primitivo dell’attuale aereoporto di Napoli Capodichino, e tutta quell’antica plaga distesa tra la zona Aereoporto di San Pietro fino alla Collina cimiteriale.

Esso è inserito in un elenco di 49 altri casali napoletani; in una lista non bene precisa di altrettanti casali o masserie sfuggite al primo censimento ufficiale del 1442, del secondo censimento datato 1665 e dall’altro regio censimento del 1889 effettuati a partire dalle alture di Posillipo, Pianura e Soccavo, Antignano e Capodimonte, Secondigliano e Miano, Piscinola, Mugnano e Marano di Napoli, Giugliano in Campania, Casandrino, Melitello e San Antimo e tanti altri ancora facenti tutti un unico corpo con la città vera e propria godendo esse stesse privilegi e immunità politiche ed amministrative di quest’ultime.


E’ nel Medioevo che vanno cercate le origini sulla toponomastica di San Pietro a Patierno e del suo nucleo centrale: il Casale.

 L’Apostolo Pietro, il prediletto di Gesù, avrebbe compiuto il suo viaggio in direzione di Roma per le vie romane, Egnazia, Appia e Atellana.

  • Ovvero sia andrebbero, le fonti, rintracciate nello sforzo compiuto dalla Chiesa napoletana nel corso dei secoli di dare lustro alle notizie circa lo sbarco di San Pietro Apostolo due volte a Napoli, una prima volta a Pozzuoli, ivi giunto via mare da precedenti sbarchi battuti sulle coste di Megaride, oggi Castel Dell’Ovo, e con questo si convalida la tesi storica protetta dalla chiesa puteolana sulla presenza del Principe degli Apostoli agli estremi lembi della terra di Napoli ed una seconda volta giunto via terra da Brindisi dopo lo sbarco dalle terre di Patrasso in Grecia fin poi nell’area oggi detta di Pizzofalcone e con questo si dà anche certezza alle tradizioni della chiesa pugliese che vorrebbero il successore di Cristo in Puglia fisicamente presente. La via Atellana, lasciando perdere lo Sterpos, che ne dedurrà altre ipotesi ancor tutte da esperire, è sostenuto dagli studiosi dell’argomento, che raggiungesse l’antichissima città di Roma attraversando dalle linee capuane verso Sud il piano ubertoso del Clivio Grande, oggi Capodichino, intersecando il nucleo abitato più primitivo di un centro residenziale conosciuto come “Paternum”. Ed è quindi a consolidamento di queste tradizioni che lungo queste vie indicate si fosse naturalmente e spontaneamente sviluppato un intenso pellegrinaggio sull’esempio dell’Apostolo Pietro, pellegrinaggio che a sua volta ha subito notevoli interruzioni di “viaggio” per l’edificazione qua e là di questa o quella chiesa dove si era solito continuare ad aggiungere che ivi si fosse fermato l’Apostolo. Ne sono esempio più classico individuato nel circonadrio storico di Napoli la chiesa di San Pietro ad Aram, nell’area della Duchesca, la chiesa di San Pietro al Dugliuolo oggi Poggioreale ed infine e non ultima la chesa di San Pietro Apostolo a San Pietro a Patierno.

A rappresentare il nucleo più antico dell’abitato di san Pietro a Patierno di Napoli sono le quattro piazze più grandi.  

E che ne compongono essenzialmente la struttura. Esse corrispondono a: piazza del Pontone del Casale, piazza della Croce, piazza della Beatissima Vergine delle Grazie e piazza della Luce. 

  • Piazza del Pontone oggi è piazza Guarino, che ha visto il suo sorgere grazie al sopraggiungere di 27 famiglie che già nel 1742 vi si stanziarono per rispettive 27 piccolissime masserie, intese anche come residenze stabili, microscopici universi più o meno autonomi rispondenti alle leggi del contado; piazza della Croce è oggi detta anche “Dietro la Croce” per un’edicola di una croce che s’innalza all’incrocio dell’anzidetta via col Corso San Pietro: altrettanto venne edificata con la presenza stabile di buona parte delle 27 famiglie; piazza della Beatissima Vergine delle Grazie corrispondente alla vecchia via Tramwaj ebbe il suo punto di riferimento accosto ad una cappella dedicata alla Vergine delle Grazie, cappella oggi non più esistente fatta rimuovere per l’ammodernamento dell’area dopo il sisma del 1980. La più grande delle piazze dell’allora composito del Casale di San Pietro è stata quella detta piazza della Luce, l’attuale via Principe di Napoli: 154 famiglie ed una chiesa d’appoggio conosciuta come chiesa Santa Maria della Luce.

La più zona antica del Casale è sicuramente quella rispondente alla Masseria detta della Signora Giulia Correale famiglia Macedonio. 

Questa si trova accosta alla Cappella della Purità, di seguito in futuro denominata dallo stesso popolo di San Pietro a Patierno Masseria del Duca delle Grottelle. 

  • Eche prende il suo posto nella storia degli atti circa la Santa Visita del 12 giugno del 1669. La Masseria Basile porta incastrato nel muro di fronte all’ingresso l’anno di costruzione 1704 eretta da Arturo Basile tutt’intorno ad una sparita cappella votiva sulle quali spoglie verrà poi edificata l’attuale Cappella dedicata all’Annunziata. La Masseria della Luce eretta nel il 1742, non comparirà nello stato delle anime redatto proprio in questo anno ma se ne vedrà traccia in quello del 1754 costruita sul terreno e accosto al Palazzo Tommaso Carizzo. La Masseria del Cerano sita al di là dell’areoporto di Napoli, comparsa alle cronache già prima dell’anno mille, fondata sulle ragioni della già preesistente cappella della Madonna del Cerano; l’atto che la vede ceduta alla parrocchia da tale Valentino De Stefano è depositato presso il Regio Archivio della Chiesa di San Giovanni Battista delle Monache nell’area in cui oggi sorge maestosa anche la chiesa di Santa Maria di Costantinopoli. Per quanto riguarda la masseria D’Aquino se ne fa cenno solo negli atti in suo possesso datati 25 novembre 1740 costruita sui terreni di proprietà dei D’Aquino che ancor oggi esiste e appare staccata dalla cappella alla quale le cronache storiche la fanno apparire. Di queste masserie oggi rimangono alcune completamente inserite nell’abitato di San Pietro a Patierno ristrutturate ed adibite a funzioni pubbliche per le attività diversificate poste in essere dalla undicesima circoscrizione di cui fa parte ancora il vecchio Casale a beneficio della comunità, come ad esempio le masserie in via Luce e in via Casoria destinate l’una a Centro Culturale e l’altra a biblioteca. Resistono ancora le masserie Macedonio in via Nuovo Tempio e Aquino nella via omonima solo come residenze private; mentre ferma ancora alla sua primitiva funzione è la Masseria Basile con alcuni nuclei di famiglie contadine, proprietario almeno fino alla fine degli anni 90 del ‘900 è stato tale Coppola Acquavita; ivi presente ancora la chiesetta scavata in una grotta di tufo ed una piscina sorgiva. Parzialmente abitata è invece la Masseria Tavernola che oggi comprende anche la Masseria Cimmino, Solimene e quella di proprietà dell’Opera pia Persico; disabitate invece le masserie di Arcamone e Ferrara; restano ancora le Masserie dette del Principe nei pressi del Cimitero di Napoli e la Masseria Del Cerano semidistrutta, tagliate fuori dal territorio occupato di San Pietro con costruzioni post belliche che le son sorte tutt’intorno.


Sul finir del 1600 il Casale rispose alla suddivisione in lotti per le nobili famiglie dei Pisacane, Macedonio e D’Aquino.

Proprietà risultate esser presenti anche per gli ordini religiosi scaturiti dalla Controriforma come i Gerolomini e ancora le famiglie del Marchese Piro, Costa e Ferrilli.

  •  Il Casale di San Pietro a Patierno dunque ricadde fin dal suo sorgere sotto la giurisdizione dell’arciprete della locale chiesa di San Pietro Apostolo e comunque alle dipendenze del vicinissimo contrado di Afragola, il quale deteneva potere amministrativo anche per i restanti casali contigui di Arzano, Secondigliano, Casavatore e Casoria. Nei documenti che son stati poi esaminati riguardanti il Casale di San Pietro il termine masseria3 compare per la prima volta negli atti della Santa Visista del Cardinal Annibale di Capua allorchè del 1589 si fa riferimento dell’affitto della detta masseria da tale Angelo Merolla donata poi successivamente alla vicinissima parrocchia consistente solo nel fondo di questo pezzo di terra, mentre la masseria come residenza vera e propria deve collocarsi invece nella seconda metà del settecento napoletano. Le ricerche da effettuarsi sulle strutture agrarie in genere e che in sostanza son state comunque tutte espletate hanno evidenziato una somma di errori dovuti alla base delle loro fonti che son tutte state estratte dal Fondo Visite Pastorali; errori di sorta dovuti al continuo avvicendamento territoriale ad esempio, come anche gli errori che si debbono imputare alla confusione di stabilire nel rapporto tutt’ora esistente tra una masseria e il suo Casale e tra una masseria e le sue cappelle votive e le sue chiese la differente datazione di queste ultime; è vero infatti che dal Fondo Visite Pastorali non si evince con esattezza se una cappella votiva prende nome dalla masseria ove essa si trova o se sia la masseria che prenderebbe il nome dalla cappella votiva attorno alla quale è sorto invece tutta quanto il fondo abitativo. Tuttavia vi è notizia più sicura a partire dal 1742 anno in cui lo stato delle anime fornisce un elenco dettagliato delle masserie esistenti e poi del 1796 che dà il quadro complessivo di tutte le masserie del Casale di San Pietro che continuarono a vivere e a svilupparsi salvo poi esser tutte rase al suolo agli inizi del 1800 per la immensa creazione del Campo di Marte e per finire dimenticate in letteratura agli inizi del 1900 per la continua espansione dell’attuale aereoporto di Capodichino.


Spazio note

Nota aggiunta (G. Scherillo, ”Della venuta di San Pietro Apostolo in Napoli”, Napoli 1959, II° capitolo pag. 259 cfr ed ancora: “Cronache di Partenope” di A. Altamura alle pagg. 84, 85, 86 ed ancora G. Galasso, “L'Altra Europa” Milano, 1982 pag. 54)
(1) Cesare de Seta, I Casali di Napoli, Bari 1989 p 17 Cesare de Seta dice: “La distinzione fondamentale tra Casale e Masseria sta nella diversa periodizzazione adottata per la loro classificazione: i Casali hanno radici antiche o tardo antiche, la masseria ha origine molto più recente nell'età in cui in vero a Napoli si è assistito ad una ricolonizzazione del territorio. La storia del Casale è per tanto stratificata ed ha una sua dignità per così dire istituzionale, diversamente alla masseria che ha una struttura assai meno stabile legata più alla vicenda delle colture che non all'alternarsi delle vicende storiche della comunità. Il nome Masseria, continua il De Seta, risalente etimologicamente a quello di massa, possesso latifondiario inteso come possesso di beni rustici condivide il suo senso ed il suo significato con la parola Casale letteralmente come possesso di case. Il processo di derivazione da massa rileva una più marcata accentuazione della matrice fondiaria propriamente agraria che il termine derivato sposta invece sul significato edilizio.
(2) B. Capasso, Sulla Circoscrizione civile ed ecclesiastica e sulla popolazione di Napoli nel Secolo XIII fino al 1809, Napoli, 1882 p.113
(3) Giornale Ufficiale Aer Dispensa 8° Circ. N° 92, pag.130 (ditte intestate al catasto)