Cappella del Crocifisso al Gesù Nuovo Napoli

E’ la Cappella del Crocefisso1, accosta alla Cappella dei Ravaschieri interno chiesa del Gesù Nuovo di Napoli, eretta a spese dei conversi Gesuiti nel 1685 con gli spazi organizzati secondo schemi adottati molto prima della sua decorazione.  

L’autonomia delle forme plastiche indicano senza lacuna di sorta che questa Cappella è stata decorata circa ottant’anni dopo la data di decorazione commessa della Cappella della Natività

Quest'ultima è ad essa subito successiva e ad essa assai simile e purtroppo solo a lavori terminati si è posta sul pavimento della Cappella la grossa lapide di marmo che ricorda la benefattrice, Roberta Carafa duchessa di Mondragone.

Lo stato degli affreschi è profondamente turbato dagli interventi non convenzionali apportati in numerosi restauri nel corso del XVIII secolo sulle produzioni di Giovan Battista Beinaschi datate 1685 e ritraenti Episodi della Passione di Gesù.

  • Il Crocefisso, che artisticamente contestaulizza tutto l’ambiente, tradizionalmente assegnato a Francesco Mollica è in legno, d’intensa policromia, di ricercata raffinatezza2 poetica che s’ammira sull’altare della cappella affiancato dalla Madonna Addolorata e da San Giovanni l’Evangelista entrambe delle stesse fattezze, decorato in oro fino e contrassegnato da un forte espressionismo spagnoleggiante di carattere tardo manierista3. Il piccolo dipinto subito in alto di scuola napoletana del primo Seicento ritrae un Angelo che mostra il Volto del Redentore. E’ molto probabile è detto dagli studi condotti su questo dipinto molto probabilmente ciò che appare come un angelo, date la scollatura piuttosto generosa e le procaci fattezze del personaggio ritratto sembra non escluso si sia trattato inizialmente dell’immagine della Veronica o presumibilmente della Maddalena. Bellissima è la tarsia della balaustra con i Simboli della Passione ed il pavimento eseguito dal Bastelli nel 1734. Nelle due nicchie laterali sono visibili altre due sculture in legno del XVIII secolo: trattasi della statua di San Ciro, medico eremita egiziano, martire della persecuzione di Diocleziano all’inizio del IV secolo, del cui Santo le reliquie riposano in un’urna riposta sotto l’altare della Cappella; l’altra statua è di San Giovanni Edesseno, i cui resti son adagiati nell’urna funeraria romana, ritrovata nella Villa Melecrinis al Vomero noviziato della Compagnia oggi non più esistente4.


Spazio note

(1) Estratto da: Iappelli, “Guida Storica del Gesù di Napoli”, Napoli BUR 2000 ARSI, Ital. 161 f. 61; Neap. 5, f 178 in ERRICHETTI, ”La Chiesa…”, 1974 pagg.43 44, e note 22 25: il Bosel in ”Jesuitenarchitektur…” 1985 alla pag. 486 informa che per la costruzione della chiesa medesima venne istituito un “praefectus fabricae”.
(2) (Nappi, Le chiese di Napoli 1984, pagg. 324-335 doc. 39-40; ed ancora V. Rizzo I cinquantadue affreschi della Cappella di San Ciro al Gesù Nuovo di Napoli; fornito dallo stesso autore documento inedito riguardanti l'antica indoratura della Cappella di San Ciro martire e cioè ASBN, Banco della Pietà, Giornale di Cassa, matr. 839 del 9-1-1685 ed ivi del 29 stesso mese stesso anno stesso secolo.) (3) ( Sculture lignee nella Campania, Napoli, Catalogo della Mostra a cura di F. Bologna e R. Causa, in Napoli, 1950, pag. 185; ed ancora in Iappelli, Gesuiti e Barocco...1989 alle pagine 112-113; in quest'ultimo testo l'autore riporta due documenti riguardanti Giacomo Antonio e Matteo Mollica. Riguarda ancora la famiglia dei Mollica invece il documento inedito fornito da E. Nappi in ASBN, Banco di Sant'Eligio, matr. 109 del 17 giugno 1620 in cui si chiede a Matteo Mollica di fabbricare due crocefissi: uno morto e l'altro vivo.)
(4) (Per le notizie su San Ciro martire egiziano si rimanda a PREVETE, Raccolta dei detti, 1916; F. FAIVRE Il Paese di San Ciro. Canopo, Menouthis Abukir, Napoli 1916; per quanto riguarda il ritrovamento dell'urna di San Ciro: A. MEZZA, Gli esercizi spirituali al clero in villa Melecrinis estratto da “Lettere edificanti dei padri della Compagnia di Gesù della Provincia napoletana, 1914-1920; in Napoli nel 1921 alla pagina 6.)