Chiesa San Giuseppe a via Medina Napoli

E’ la chiesa di San Giuseppe Maggiore a via Medina di Napoli1, nell’area di nuova fondazione del rione San Giuseppe-Carità.

Fu abbattuta nel 1934 e rimasta inquadrata nella famosissima litografia del D’Ambra con “gradelle” sorte dopo che, nel 1742, nello spazio di via Medina, venne eretto l’edificio del Seggio di Porto a ridosso del Palazzo Caramanico d’Aquino.  

Otre alle chiese chiuse di San Giorgio de’ Genovesi, l’Incoronata pur detta chiesa della Spina Corona e la Pietà dei Turchini.

Stando alle notizie dell’Araldo, non vi sono precedenti alla sua fondazione fino al 1500 da parte della comunità dei falegnami “arte delli Mastri d’ascia detti legnaioli” fittuari di cento palmi di territorio perturbano ai Predicatori di San Pietro Martire con atto stipulato da Aniello Giordano.

Edificata e presto dedicata a San Giuseppe con assenso della Santa Sede del 1514, lungo la direttrice continua tra la via dell’Incoronata e la via di Monteoliveto, si trovò innalzata nel pieno di un isolato caratteristico per la sua forma a farfalla.


Questa chiesa oggi non esite più. 

Apprezzata già nella Platea di Santa Marta, corrispose alla metà del ‘500 tra il vicolo dritto a Sud che prende il suo nome e poi a Nord con Strada del Procaccio Vecchio finito di chiamarsi vicolo dei Calzettari.

  • Ed ovvero il prolungamento dell’importante via della Corsea che costeggiava il grandissimo isolato di Monteoliveto. Si presentava prima e dopo la rifondazione per mano del vicerè spagnolo Pedro de Toledo a croce latina, quattro cappelle per lato, abside e transetto poco profondo, simile alla chiesa di San Giovanni de’Fiorentini ma senza cupola, facciata bianca e cupisdata e gradini che ne soprelevarono l’ingresso rispetto alla strada. Il fianco sinistro correva su un vicolo, mentre a destra fu conclusa da un edificio triangolare; fondata come parrocchia nel 1600 dal cardinal Gesualdo. Più e più volte restaurata e modificata nell’assetto architettonico già del 1595, meno di un secolo dopo la sua stessa fondazione conservava opere cinquecentesche del Merliano e le secentesche del Corenzio; tuttavia, dopo averne alterata la forma primiera dopo i ripetuti interventi sulla pianta strutturale, la chiesa venne poi radicalmente mutata prima nel 1725 e poi nel 1844 per opera di Orazio Angelini, durante il qual restauro la facciata venne totalmente trasformata con portico al piano terra ed impostazione di serliana al secondo ordine concluso dal frontone ed il tutto lievemente avanzato da due stretti campanili. Alla stessa maniera della chiesa di San Giovanni de’Fiorentini anche qui scompare la gradinata estesa a tutta la facciata limitata appena al vano centrale, una regressione della concezione urbanistica di fare chiesa e territorio, un formalismo.


Spazio note

(1) Estratto da: [5]: Quartieri Spagnoli e Rione Carità di Napoli / Italo Ferraro. - Napoli : Oikos, [2007]. - CIV, 551 p. : ill. ; 31 cm. ISBN 9788890147807 Fa parte di Napoli : atlante della città storica , 5 Autore Ferraro, Italo Soggettario Firenze NAPOLI - Rioni e quartieri - Urbanistica Luogo pubblicazione Napoli Editori Oikos Anno pubblicazione 2007 e da: Archivio di Stato di Napoli