Monastero San Tommaso d’Acquino Napoli

E’ la chiesa ed il monastero di San Tommaso d’Aquino a Napoli1, nell’area di nuova fondazione del rione San Giuseppe-Carità, registrata nella veduta Baratta del 1629 lungo il prolungamento di via d’Aquino, ultimo tratto della via diagonale al territorio di Santa Marta, con un luogo annesso per gli studi pubblici.

Nel 1857 nelle cronache storiche del Ceva Grimaldi del monastero appena restava l’imposta di pietra dell’antico portone, e la chiesa accosta all’edifico venne fino al 1810 utilizzata come area magazzino per la paglia, affidata temporaneamente forse alla Congregazione dei laici in governo alla ai Santi Francesco e Matteo.

Nel 1818 fu aperta a fianco dell’ingresso principale la chiesa di Santa Maria del Carmine e dei Santi Alberto e Teresa progettata dall’architetto Francesco Maresca. Già presente nella Carta Schiavoni del 1880 ormai del tutto trasformato, il monastero verrà poi demolito nel 1932 ed occupato da un edificio poi meglio conosciuto come il Palazzo delle Finanze.

Fino alla fine degli anni 40 del Settecento venne posto a fondamento della storia pratica di questa chiesa che vi fosse stata partecipazione attiva del maestro fra’ Nuvolo autore dei capolavori dell’arte manieristica della chiesa di San Domenico in Soriano a piazza Dante Alighieri, Santa Maria di Costantinopoli, chiesa e cupola ad embrici maiolicati di Santa Maria della Sanità nell’omonimo Rione e della chiesa di San Carlo all’Arena a via Foria.


Mentre, Gennaro Aspreno Galante, ricorda un’ ammodernamento delle strutture sacre per mano del Frate Predicatore Maestro Ruffo.

Ed un altro seguito nel secolo successivo dal maestro Marchese. La chiesa ed il monastero rimasti incompleti son sorti sui lotti di San Giuseppe a ridosso del Palazzo Caramanico e la chiesa di San Giorgio dei Genovesi a via Medina.

  • Furono poi riadattati a destinazione d’uso integrato per le attività diversificate nel progetto di Risanamento dell’edilizia al Rione Carità, fino a sparire come tali. Nessuno degli storici ne fa menzione a parte il D’Aloe che li ricorda inizio costruzione sulle censauzioni di suolo reclamate da Francesco Ferrante d’Avalos marchese di Pescara, bruscamente interrotte alla morte di quest’ultimo. Stessa data poi riportata nella Carta Marchese del 1804 con attribuzione di lavori ed incarichi di soprintendenza alla fabbrica in costruzione a Laura Sanseverino moglie dell’anzidetto Ferrante. In verità poi verrà aggiustato il tiro: Laura Sanseverino fu sposa di Innico d’Avalos, cugino di Ferrante, mentre la moglie di Ferrante che s’attestò alla guida dei lavori fu la poetessa Vittoria Colonna. Localizzati entrambi distanti pochi metri ad Ovest di via Armando Diaz, sul fronte a Sud-Est di via Toledo, esistiti nel ‘400 con prima notizia riguardante almeno il monastero con cappelluccia dedicata al santo dottore della Chiesa risalente al 1503. Nella pianta della platea del Territorio di Campanoro di proprietà dell’abbazia di Real Valle disegnata da Onofrio Tango in questa porzione di territorio a valle dei Quartieri Spagnoli era detta di San Biase con chiesa che portava lo stesso nome coinvolta in edificazioni di massa successive al Trecento napoletano. Le notizie che si dicono certamente cadute in confusione raccontano di Laura Sanseverino ritiratasi nei giardini di sua proprietà accosta alle falde della contrada delle Celse e del Poggio alle Mortelle dei Barnabiti, cominciò a costruirsi uno spazio privato per il ritiro in preghiera e solitudine, ma alla morte di Laura il figlio Alfonso cedette la chiesa incompleta non è chiaro se al tempio domenicano di Spaccanapoli oppure ai ai Frati predicatori del Rione Sanità.


Spazio note

(1) Estratto da: [5]: Quartieri Spagnoli e Rione Carità di Napoli / Italo Ferraro. - Napoli : Oikos, [2007]. - CIV, 551 p. : ill. ; 31 cm. ISBN 9788890147807 Fa parte di Napoli : atlante della città storica , 5 Autore Ferraro, Italo Soggettario Firenze NAPOLI - Rioni e quartieri - Urbanistica Luogo pubblicazione Napoli Editori Oikos Anno pubblicazione 2007 e da: Archivio di Stato di Napoli.