Palazzo Medici a Materdei Napoli

È il palazzo Medici a piazzetta Materdei nell’omonimo quartiere di Napoli1, di fronte al mastodontico convento dei Padri Serviti e della veneranda chiesa di Santa Maria Mater Dei, alle spalle di piazzetta San Gennaro a Materdei e del palazzo Melillo.

È uno splendido esempio di casa magnatizia proprietà dei Medici fiorentini, tra l’altro confermato dallo stemma araldico inserito nel portale.
Resta fino ad ora l’unico palazzo forse di tutta la borgata ad avere ancora visibili i pregevoli caposcala di piperno ed i tondi spegni torce, oltre, alla prospettiva creata artificiosamente sulla volta del ballatoio dell’ultimo piano.

Fu costruito nella prima metà del Seicento da manovalanza locale, su progetto di qualche architetto ugualmente del posto e su commissione di un importante membro del ramo cadetto della nobilissima famiglia fiorentina dei Medici.

Leggendo le recensioni storiche ed archivistiche del Chiarini, il primo proprietario del palazzo, un rampollo dei Medici, ricco professionista, originario di Giugliano, venduto il palazzo medesimo al marchese di San Giovanni, Vincenzo Blanco, il palazzo subì solo nel Settecento ristrutturazioni ed ampliamenti, e quasi sicuramente, durante il periodo del Sanfelice.


E proprio all’architetto Sanfelice si ascrivono senza riserve le modifiche apportate all’impianto.

È all’epoca di questo architetto, infatti, che si deve l’introduzione della rosta lignea nel vano semicircolare del portale al di sopra dei battenti come unico e solo motivo di decorazione geometrica.

  • Ed ancora all’epoca del Sanfelice va assegnata l’aggiunta dei dipinti inseriti sulle volte dei pianerottoli; la morfologia degli elementi che ne connotano l’attuale aspetto, infatti, non possono che dirsi parte del ricco repertorio architettonico di Ferdinando Sanfelice. Spicca per notevole bellezza, l’impaginazione con motivo bugnato, analogo episodio ricordato, appunto del Sanfelice, alla villa dei Pignatelli di Monteleone a Barra, e per il portale del convento della Trinità delle Monache in zona Santa Lucia al Monte, mentre, l’effetto chiaroscurale del piperno e lo stesso di quanto assegnato per il palazzo Sanfelice alla Sanità, a differenza dei quali, però, in questo caso l’architetto compone il portale con la sola forza espressiva di un arco a tutto sesto e quindi senza le caratteristiche linee spezzate disegnate per gli anzidetti palazzi.

Nei lavori del Sanfelice, il portale è l’elemento di maggior rilievo.

E molto probabilmente lo sarà stato ancor di più per lo stesso palazzo Medici a Materdei prima dei lavori avviati nel corso del XIX secolo.

  • E cioè quando allo stesso portale, fu assegnato definitivamente un’impostazione architettonica neoclassica. Ed anche la stessa scala del palazzo Medici, posta sul lato sinistro del cortile, non ha avuto fin dalla costruzione dell’immobile altra funzione primaria se non quella di imprimere effetto molto evidente nelle volte rampanti ad incannucciata, sortito sobriamente dal contrasto morbido delle cornici bianche installate nel piperno grezzo. La stessa scala altro non è che un corpo di fabbrica caratterizzato da ballatoi che s’aprono secondo lo schema aperto, schema, quest’ultimo, molto diffuso nell’architettura settecentesca napoletana, subito successiva agli esperimenti architettonici per scale aperte collaudate e però mai più ripetute in città a parte le soluzioni adottate sul modello rinascimentale del palazzo di Antenello Petrucci a piazzetta San Domenico Maggiore a Spaccanapoli ed il palazzo Giusso del Balzo. Ed ancora: ad associare sempre più la paternità sanfeliciana di tutto l’impianto di palazzo Medici a Materdei, sono i pregevolissimi ornati sulle porte di caposcala, molto simili a quelli del palazzo della Sanità, e come in quel caso, la scala è impreziosita da cornici di stucco inquadrate da precisi schemi geometrici giù ampiamente usati col dovuto riscontro al palazzo dello Spagnuolo di Via Vergini, ma anche ai palazzi Palmarice, il palazzo Di Majo a Santa Terersa là dove, la linearità dell’elemento scala è invaghito dai ricchi fastigi sulle porte scala.


Spazio note

(1) Liberamente estratto da: L’integrazione dei borghi alla città: il ruolo di San Potito, Materdei, la Salute, pagine 104-108 di Alfonso Gambardella-Giosi Amirante, Napoli fuori le mura: la Costigliola e Fonseca da platee a borgo, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1994, diritto di stampa 1757198 alla BNN distribuzione 2008 c 192