Palazzo Melillo a Materdei Napoli

È il palazzo della famiglia Melillo, indicato sulle mappe antiche come proprietà Schettino.
È prospisciente piazzetta San Gennaro a Materdei, popoloso quartiere di Napoli1 alle spalle del giardino in terrapieno del palazzo Medici, a differenza del quale, però fu costruito solo verso la metà del Settecento.
Il palazzo è interessante principalmente per la scala aperta e a pianta quadrata, del tutto simile al modello di scala impiantato presso il cortile del palazzo Trabucco a piazza Carità.

Altrimenti maggiormente interessante è anche lo schema che la definisce a collo d’oca, diramante da ogni pianerottolo fino alle pareti laterali. 
Questo edificio è stato per lungo tempo proprietà della famiglia Medici di Firenze, nella persona di Francesco Maria Medici, fino a quando, nel 1787, durante l’esecuzione del programma di ammodernamento del suo stesso giardino, il rampollo del ramo cadetto della nobilissima famiglia toscana intese concludere il programma di costruzione di piccoli bassi e casotti per gli attrezzi.

  • Mentre gli interventi e le varie manomissioni dell’Ottocento hanno purtroppo cancellato definitivamente l’apparato decorativo che lo distingueva. Sempre dell’Ottocento sono i lavori che hanno visto tompagnate tutte le aperture che un tempo assolavano uno ad uno i vano scala del palazzo, dei cui segni tangibili, sono questi ancora riscontrabili lungo il fronte del palazzo prospisciente il Vico Medici. Dal fascio 120 e 121 del fondo Supremo Magistrato di Salute, oggi in custodia all’Archivio di Stato di Napoli, si legge la relazione dell’ingegnere Giuseppe Falanga, incaricato alla direzione dei lavori del 1787, e con la quale, lo stesso relatore ricorda lo smantellamento delle strutture originarie e la necessità di una nuova scala tra i due corpi di fabbrica. Sopravvissuto agli smembramenti di mezzo Ottocento il bellissimo portale in piperno con sovrapporta in legno, geometricamente decorato alla maniera di tutte le roste dei palazzi settecentesche.


Spazio note

(1) Liberamente estratto da: L’integrazione dei borghi alla città: il ruolo di San Potito, Materdei, la Salute, pagine 108-109 di Alfonso Gambardella-Giosi Amirante, Napoli fuori le mura: la Costigliola e Fonseca da platee a borgo, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1994, diritto di stampa 1757198 alla BNN distribuzione 2008 c 192