Monastero di Santa Maria di Materdei Napoli

E’ stato fondato nel 1585 per libera iniziativa di frate Agostino Juliis.
Data di fondazione del complesso conventuale, ed il nome stesso del suo fondatore appaiono chiaramente leggibili sulla lapide posta in alto sulla prima cappella a sinistra.
Tutto quanto il complesso che ha dato nome alla borgata occupa un abbondante spazio della platea prospettando sull’omonima piazzetta, qui con facciata neoclassica, scandita da un doppio ordine di lesene poggianti su un alto basamento e costituendo quindi un interessante quinta architettonica per la medesima piazzetta.
- Fu completamente rifatto nella seconda metà dell’Ottocento, pur tuttavia della struttura originaria restano ancora installati al proprio posto i due portalini in pietra vesuviana, opera di Nicola Tagliacozzi Canale, ai lati del portale d’ingresso. Estremamente interessante è la scala a due rampe all’altezza dell’ingresso all’edificio. Una teoria in successione di volte a crociera ne definisce lo spazio e tutto si conclude all’altezza dell’ingresso vero e proprio al monastero, servito da un pianerottolo ed una volta con costolone assai complessa e a partire dalla quale, ci si avvia al piano superiore per mezzo di una sola rampa di scale. Tra le sue mura si conserva ancora oggi nonostante i mutamenti urbanistici, un giardino con sistemazione squisitamente tardo settecentesca, di chiarissima ispirazione artistica all’opera di Domenico Anrtonio Vaccaro per il chiostro maiolicato in Santa Chiara a Spaccanapoli. Anche qui, in questo caso, il giardino si muove con percorsi scanditi da colonne che reggono tralicci per l’avanzare dei rampicanti2.
Spazio note
(1) Liberamente estratto da: L’integrazione dei borghi alla città: il ruolo di San Potito, Materdei, la Salute, pagine 61-63 di Alfonso Gambardella-Giosi Amirante, Napoli fuori le mura: la Costigliola e Fonseca da platee a borgo, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1994, diritto di stampa 1757198 alla BNN distribuzione 2008 c 192(2) cfr., V.Rizzo, Niccolò Tagliacozzi Canale o il trionfo dell’ornato nel Settecento napoletano, Napoli 1982, pp. 153-55
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