Monastero di Sant’Eframo Nuovo Napoli

È il monastero di Sant’Eframo Nuovo a Napoli12 costruito nel 1572 e distrutto da un incendio nel 1840. Fu riattivato all’uso originario nel 1841 per volere di Ferdinando II, impostando per quell’occasione un’impronta di stile neoclassica a tutto quanto l’immobile.
In seguito all’espulsione dal Regno dei Frati Cappuccini ivi residenti, data 1865, il complesso conventuale infermieristico fu sequestrato dalla gendarmeria e utilizzato per molti anni come caserma, prima che divenisse tristemente noto come l’ospedale psichiatrico giudiziario Sant’Eframo o ancora ed anche l'OPG di Materdei3.

Fu eretto su di un territorio acquistato dai Frati Minori Cappuccini grazie ai lasciti onerosi di Fabrizia Carafa e sarà il primo insediamento immobiliare a carattere religioso nell’area anticamente detta di Fonseca.

Nasce dall’insediamento dell’Ordine minoritico su di un vecchio casamento di proprietà un tempo di Gianfrancesco di Sangro, e con l’annessione via a via sempre di nuove fabbriche tutto intorno, verrà completato e consegnato ai Cappuccini solo nei primi anni del Seicento, con l’apertura della chiesa dedicata all’Immacolata.


Il suo nome originario era, è e resta monastero dell’Immacolata Concezione a Fonseca.

Anche se è meglio conosciuto col toponimo di Monastero di Sant’Eframo Nuovo per distinguerlo da Sant’Eframo Vecchio, altra sede storica dei Cappuccini a Napoli localizzato sotto il monte all’apice dell’omonima strada in zona Ponti Rossi.

  • È infatti vero che questo stabile del colle di Fonseca, sul principiare dell’attuale comparto urbano della Salute fu sostanzialmente restaurato dall’Ordine per accogliervi i Frati Cappuccini bisognosi di risiedere per qualche tempo in una zona più salubre rispetto alla casa di residenza, e quindi fu per lunghi anni usato come convalescenziario, una sorta di monastero infermeria, capace di offrire soggiorno a scopo terapeutico per le rinomate qualità climatiche del colle. Scriverà poi il Celano, nella settima giornata di guida alla città per il forastiero, che ad un certo punto, dato il clima favorevole, gli amenissimi giardini che componevano l’artificio di verde all’interno dello stesso monastero, tutti i frati Cappuccini coinvolti in affari per il proprio Ordine venivano qui a soggiornare anche se non ne avessero affatto bisogno, giungendo per di più ad ospitare sino a duecento frati. Per quanto riguarda lo spazio all’interno della chiesa dell’Immacolata Concezione, l’altare, erroneamente attribuito a Ferdinando Sanfelice4, è invece di Antonio di Lucca, maestro marmoraro con bottega al Largo delle Pigne, l’attuale piazza Cavour, eseguito su un disegno di stile chiaramente ispirato all’architetto Sanfelice, sotto l’attenta ed egregia direzione tecnica dell’ingegner, Ignazio Maria De Crescenzo5. Prima del disastroso incendio del 1840, dalle carte topografiche di Giovanni Carafa si evince l’originaria impostazione della prima chiesa cappuccina di questa zona: si apriva ad aula unica, con cinque cappelle molto profonde lungo il fianco sinistro e preceduta da un portico con tre file di quattro colonne ciascuna e sicuramente venne eretta sotto la direzione di un Cappuccino, non escluso uno stesso residente, che qui, valse la stessa esperienza per il convento di Sant’Eusebio, secondo come scrive il padre Antonio Bellucci, che doveva esser luogo costituito appositamente secondo quel semplice disegno e quei criteri di altissima povertà, che, stabiliti nei primi decreti di Albacina, dovevano poi adattarsi a tutte le fabbriche francescane riformate sul territorio e dar di loro l’impressionante somiglianza di San Damiano e l’eremo delle Carceri presso Assisi.


Spazio note

(1)Per i versi in epigrafe: Carlo Celano, Notizie del bello, dell’antico e del curioso della città di Napoli, ivi, VII giornata, pagina 107. (2) Liberamente estratto da: L’integrazione dei borghi alla città: il ruolo di San Potito, Materdei, la Salute, pagine 56-58 di Alfonso Gambardella-Giosi Amirante, Napoli fuori le mura: la Costigliola e Fonseca da platee a borgo, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1994, diritto di stampa 1757198 alla BNN distribuzione 2008 c 192
(3) Info dall'Associazione Antigone Visita il sito.
(4) R. Mormone, Architettura a Napoli 1650-1734, in Storia di Napoli, VI Cava dei Tirreni, 1970, pagina 1144
(5) Dalle polizze di pagamento studiate da E. Nappi, per La Chiesa di Sant’Eframo Vecchio in Napoli, in Studi e ricerche francescane, XIX (1990) pagina 157