San Gregorio Armeno nel Quattrocento

In quello stesso seconolo fu tuttavia conivolta anche l’antichissima curia generalizia dei Minori Conventuali di San Lorenzo Maggiore, caposaldo dei due rispettivi decumani, Via Tribunali e Spaccanapoli.
Entrambe le comunità religiose hanno infatti dato supporto per regola diplomatica alla benedizione eucaristica prima e all’incoronazione regale poi di Ferrante, pupillo di re Alfonso, indicato come unico e solo meritevole della successione di Regno.
L’evento è raccontato dal Summonte che con dovizia di particolari ne ricorda persino la data: domenica, 3 marzo del 1443, avvenuta per celebrazione di messa pontificale alla Chiesa di San Gregorio, durante la quale, ” … a Ferrante fu posta sul capo la corona del Regno in segno di cessione del Ducato di Calabria”.
Le monache nel Quattrocento di San Gregorio non consussero vita propriamente claustrale.
Gli eventi diplomatici di quel secolo dimostrano chiaramente il fermento sociale in cui cadde il baronaggio napoletano.
- E l’estremo interesse di questi ultimi a mantenere vive ed attive posizioni di priorità occupando le sedi distrettuali più importanti, più grandi ed antiche del circondario della Zona Nilo, la sede del Tribunale di allora, e più precisamente nell’area oggi di piazzetta San Gaetano all’apice della Via dei Pastori. Di contro, le fonti documentarie relative a questo secolo, danno testimonianza di uno stile di vita mondano all’interno del complesso di San Gregorio; il Celano, in questo caso, capofila degli scrittori di quell’epoca, racconta di come si poteva accedere liberamente alla clausura ed alcuni parenti di monache residenti al Complesso addirittura pernottavano nelle stesse Laure. Stessa cosa, scrive il Celano, qualche volta è stato addirittura concesso alle monache di lasciare San Gregorio e pernottare presso i parenti talvolta anche per più notti. E per quanto riguarda la somministrazione di cibo prelibato e la distribuzione di vestiario alla moda, da parte di una di loro deputata a quest’avventura, non è mai stato chiarito, ma pare queste abitudini non fossero contemplate dalla professione solenne e quindi si tratterebbe sempre come scrive il Celano, un tenore di vita non garantito dalla regola, introdotto per abuso. Celano ancora descrive lo stato di abbandono di alcuni locali del Complesso e di altri adibiti ad altri usi, come il lavatorio comunale usato per dormire, uno stanzone enorme dove lo monache andavano a mangiare senza curarsi del fatto che stesse letteralmente per crollare e le stanze solitamente usate come archivio del Complesso improvvisamente si usò chiamarle infermeria.
Intanto nel XV secolo va affermandosi sempre più il concetto di lascito.
Cioè, una proprietà affidata alle monache e quindi al Complesso di San Gregorio in prossimità della morte del suo proprietario.
- E talvolta accadeva che la donazione avveniva molto tempo dopo la morte sopraggiunta dello stesso donatore; quindi l’interesse dello studioso è quello di definire il sistema delle messe per i defunti come una vera e propria dimensione economica che permetteva di mantenere le monache, 43, in tutto in quel secolo, come registrato in un documento ancora oggi conservato presso l’Archivio di Stato ai Santi Severino e Sossio3. Suggestivo, si legge sui documenti di ricerca, che come vera e propria risorsa economica funzionale alla vita del Complesso, furono trascritte come pegno 4 messe a settimana e 2 cantate ogni anno da celebrarsi presso la Cappella della Neve e San Geronimo, proprio all’interno della chiesa vecchia del Complesso ed oggi non più esistente, a suffragio del Canonico Angelo di Nola, che alla morte sua lasciò alcune sue proprietà alla calata degli Incurabili4. In un altro documento invece, si osserva l’uso che le monache e di per esse il Complesso faceva dei lasciti; in quest’altro documento infatti si legge che il 4 maggio del 1496, lo stesso Complesso concedeva a Paolo Vespoli due negozietti su strada presso il Borgo degli Orefici, confinanti questi locali proprio con altri locali di proprietà dei Vespoli. L’affitto dei locali sommava a 17 ducati da pagare alle monache ad agosto di ogni anno5. Ma non sempre gli inquilini erano precisi nei pagamenti e comunque i documenti non tacciono le terribili crisi economiche che colpirono proprio durante il Quattrocento napoletano anche la ricchissima e nobilissima compagnia religiosa residente in San Gregorio, la quale, tuttavia, non si fece mai mancare la pregevole apparecchiatura liturgica, costosissima nonché impegnatissima per mantenere ovviamente la posizione di privilegio nel variegato mondo antico degli Ordini religiosi. Si legge infatti, ancora sui documenti del Quattrocento che, l’11 novembre del 1497, il ricamatore Battistino di Gisualdo di Napoli, pattuì con la madre badessa il costo di un piviale da fregiare con otto figure in oro e seta finissima e piccolo punto a croce in seta policroma introdotto in Europa dagli Arabi, il che dimostra chiaramente lo stato di disparità ed il divario esistente tra lo stato di salute economica del Paese e quello del Complesso di San Gregorio Armeno6.
Spazio note
(1) San Gregorio Armeno: storia religiosa di uno dei più antichi monasteri napoletani di Felice Autieri in: FONDAZIONE VALERIO PER LA STORIA DELLE DONNE SAN GREGORIO ARMENO Storia, architettura, arte e tradizioni a cura di Nicola Spinosa, Aldo Pinto e Adriana Valerio fotografie di Luciano Pedicini Fridericiana Editrice Universitaria edizione italiana Maggio 2013 Stampato in Italia da Liguori Editore – Napoli Fotografie di Luciano Pedicini/Archivio dell’Arte, assistenti alle riprese Marco e Matteo Pedicini Tranne le fotografie alle pp. 97, 98, 99, 121 dx e 160 fornite direttamente dagli autori Spinosa, Nicola (a cura di): San Gregorio Armeno. Storia, architettura, arte e tradizioni/Nicola Spinosa, Aldo Pinto e Adriana Valerio (a cura di) Napoli : Fridericiana Editrice Universitaria, 2013 ISBN 978-88-8338-140-9 (BR) ISBN 978-88-8338-141-6 (RIL) 1. Monasteri femminili 2. Napoli 3. Storia religiosa I. Titolo La carta utilizzata per la stampa di questo volume è inalterabile, priva di acidi, a PH neutro, conforme alle norme UNI EN Iso 9760 ∞, realizzata con materie prime fibrose vergini provenienti da piantagioni rinnovabili e prodotti ausiliari assolutamente naturali, non inquinanti e totalmente biodegradabili (FSC, PEFC, ISO 14001, Paper Profile, EMAS).(2) Giovanni Antonio Summonte, Historia della città e del Regnodi Napoli, IV, Napoli 1749, 21.
(3) Rosaria Pilone, Il Diplomatico di S. Gregorio Armeno conservato nell’Archivio di Stato di Napoli, Napoli 1989, 86.
(4) ASGA, n. 46, Platea cit., rubr. 7, 292v.
(5) ASN, Monasteri soppressi, 1259, f. 50.
(6) Gaetano Filangieri, Documenti per la storia, le arti e le industrie delle provincie napoletane. Indice degli artefici delle arti maggiori e minori. Documenti, III, Napoli 1885, p. 136.
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