Sant’Antonio Abate ai Girolamini di Napoli

Il Sant’Antonio Abate di Antonio Allegri detto il Correggio1 è un olio su tavola2 custodito nella Quadreria dei Girolamini, sita in Via Duomo ed adiacente alla Biblioteca Oratoriana ed alla Chiesa dei Girolamini ubicata nell’omonimo largo in uno dei decumani della città di Napoli.
Il dipinto dei Girolamini è una copia del Sant’Antonio Abate esposto nel Museo di Capodimonte. Del Correggio, inoltre, nella Quadreria dei Girolamini è conservata una copia della Madonna Zingarella, mentre a Capodimonte è possibile ammirare altre opere quali: Lo Sposalizio mistico di S. Caterina, San Giuseppe e un devoto e l’originale de La Madonna Zingarella.

Per quanto riguarda l’esecuzione, la copia del Sant’Antonio Abate “potrebbe essere considerata forse di data anteriore a quelle su tela della stessa collezione derivate dalla “Zingarella” del Correggio e dal “Presepe” dell’Anselmi4.

L’opera citata dell’Anselmi, anch’essa una copia, è presumibilmente stata eseguita verso al fine del Settecento mentre la copia della Madonna Zingarella è probabilmente primo-ottocentesca.


Il dipinto giunse nella Quadreria Oratoriana nei primi decenni del XIX secolo.

 Viene restituito al Correggio nel 1901 da Adolfo Venturi e nel 1906 viene trasferito al Museo Nazionale.

  • Il dipinto originale cinquecentesco attualmente a Capodimonte, identificato come “Sant’Antonio Abate” dalla “minuscola, ma splendidamente resa, campanella che pende dal suo bastone“5, a metà Ottocento era conservato nella sacrestia del convento dei Girolamini con l’attribuzione a Polidoro da Caravaggio.  Gli storici dell’arte hanno discusso la datazione dell’opera ma le diverse ipotesi, proposte da una larghissima fetta della critica, si racchiudono comunque nei pochi anni tra il 1515 ed il 15186. Del Correggio7, nato nell’omonima cittadina nel 1489, la prima opera sicuramente documentata è La Madonna di San Francesco, ora a Dresda, che risale al 1514-158. Si ritiene che la formazione dell’artista avvenga a Mantova dove il pittore conoscerebbe l’opera del Mantegna entrando a far parte, forse, della sua bottega; infatti è attribuito al Correggio il gruppo di affreschi della cappella funeraria del Mantegna in Sant’Andrea a Mantova realizzati nel 1507 circa. Vengono assegnati all’emiliano anche la Famiglia e la Deposizione di Cristo affrescati nel pronao della basilica di Sant’Andrea ma staccati dalla sede originari ed attualmente custoditi nel Museo Diocesano di Mantova. Al periodo precedente la Pala di San Francesco appartengono anche la Giuditta e la sua ancella con la testa di Oloferne di Strasburgo del 1510 circa, la Natività di Brera ed il Commiato di Cristo dalla Madre della National Gallery di Londra risalenti al 1512 circa.

Si dibatte se gli affreschi del monastero parmense precedano oppure seguano il soggiorno a Roma.

Sulla questione l’Ekserdjian scrive che: “l’opinione più tradizionale è che sia andato a Roma verso la fine del decennio. […]9.

  • La maggior parte degli scrittori tende a supporre che la decorazione abbia seguito il viaggio romano10. Negli affreschi della Camera di San Paolo è ben chiara l’influenza del Mantegna e sono visibili delle affinità con lo stile romano di Raffaello. Dopo la decorazione nel monastero, il Correggio esegue gli affreschi della chiesa di San Giovanni Evangelista a Parma che stilisticamente dimostrano oramai la conoscenza approfondita dell’arte di Raffaello. Nella chiesa tra il 1520 ed il 1524, l’artista decora cinque aree11: la lunetta di San Giovanni Evangelista, la magnifica cupola con l’illusionistica Visione di San Giovanni a Patmos, con i pennacchi e con i sottarchi, l’abside di cui si conserva nella Galleria Nazionale di Parma, l’affresco staccato dell’Incoronazione della Vergine, il coro distrutto sul finire del Cinquecento ed i fregi della navata. A queste cinque imprese si aggiunge la decorazione della Cappella Del Bono nella medesima chiesa con tele attualmente custodite nella Galleria Nazionale di Parma raffiguranti il Martirio di quattro Santi ed il Compianto. Correggio s’impegna tra il 1522, anno in cui stipula il contratto, ed il 1530, data in cui riceve l’ultimo pagamento, alla decorazione della cupola del Duomo di Parma12. L’affresco “di sotto in su” della cupola con l’Assunzione della Vergine costituisce un ulteriore sviluppo dello stile illusionistico del pittore. Oltre alla cupola l’artista realizza anche i pennacchi ed i sottarchi. Negli anni Venti si pongono alcuni celebri dipinti: il Noli me tangere del Museo del Prado di Madrid, il Matrimonio mistico di Santa Caterina ed il San Giuseppe e un donatore del Museo di Capodimonte, la Madonna della scodella della Galleria Nazionale di Parma, il Venere con Mercurio e Cupido della National Gallery di Londra, Venere, Cupido e un satiro del Museo del Louvre di Parigi e l’Adorazione dei pastori detta La Notte della Gemaldegalerie di Dresda. Agli inizi degli anni Trenta il Correggio riceve due commissioni, una da Isabella d’Este e l’altra da Federico II Gonzaga duca di Mantova. Per la prima dipinge due allegorie da collocarsi nel suo Studiolo a Mantova; attualmente sia l’Allegoria della Virtù che l’Allegoria del Vizio sono conservate nel Museo del Louvre di Parigi. Per il secondo, invece, esegue dei dipinti mitologici denominati gli Amori di Giove; si tratta di quattro tele raffiguranti la Danae, Leda e il Cigno, Giove ed Io e Ganimede e l’Aquila rispettivamente custodite nella Galleria Borghese di Roma, nella Gemaldegalerie di Berlino e, per quanto riguarda le ultime due prove, nel Kunsthistorisches Museum di Vienna. Le opere destinate a Mantova sono le ultime realizzazioni dell’artista poiché egli muore improvvisamente a Correggio nel 1534.


Spazio note

(1) Liberamente estratto da Pierluigi Leone de Castris, Scheda dell’opera "Sant’Antonio Abate" del Correggio, in La Quadreria dei Girolamini, a cura di Pierluigi Leone de Castris e Roberto Middione, Guida, Napoli, 1986, p. 142 (Biblioteca Nazionale Braidense, collocazione 280 H 244); Mario Di Giampaolo, Andrea Muzzi, Correggio. Catalogo completo, Cantini, Firenze, 1993 (Biblioteca Nazionale Braidense, collocazione 280 S 401/30); David Ekserdjian, Correggio, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, 1997 (Biblioteca Nazionale Braidense, collocazione 280 L 1976); Pierluigi Leone de Castris, Scheda dell’opera "Sant’Antonio Abate", del Correggio, in Dipinti dal XII al XVI secolo. Le collezioni borboniche e post-unitarie, a cura di Pierluigi Leone de Castris, Electa, Napoli, 1999, pp. 133-134 (raccolta personale); Giuseppe Adani, Correggio pittore universale (1489-1534), monografia esplicativa e didattica, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, 2007 (Biblioteca Nazionale Braidense, collocazione 280 L 4659).
(2) Olio su tavola di cm 48 x 38. Le misure, la tecnica, il supporto sono riferiti in La Quadreria dei Girolamini, a cura di Pierluigi Leone de Castris e Roberto Middione, Guida, Napoli, 1986, p. 142.
(3) Il dipinto esposto nel Museo di Capodimonte è illustrato in numerosi testi tra cui Mario Di Giampaolo, Andrea Muzzi, Correggio. Catalogo completo, Cantini, Firenze, 1993, p. 41; David Ekserdjian, Correggio, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, 1997, ill. n. 56, p. 60; Dipinti dal XII al XVI secolo. Le collezioni borboniche e post-unitarie, a cura di Pierluigi Leone de Castris, Electa, Napoli, 1999, p. 133.
(4) Pierluigi Leone de Castris, Scheda dell’opera "Sant’Antonio Abate" del Correggio, in La Quadreria dei Girolamini, a cura di Pierluigi Leone de Castris e Roberto Middione, Guida, Napoli, 1986, p. 142.
(5) David Ekserdjian, Correggio, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, 1997, p. 59.
(6) Tranne alcuni critici che hanno proposto le date 1512-13, 1514-15 e 1519, la maggioranza della critica ha proposto date che oscillano tra il 1515 ed il 1518. Per esempio gli autori dei testi consultati per redigere il presente articolo hanno proposto le seguenti date: Di Giampaolo e Muzzi accettano l’ipotesi della Quintavalle e si orietano quindi verso il 1516-17 (cfr. Mario Di Giampaolo, Andrea Muzzi, Correggio. Catalogo completo, Cantini, Firenze, 1993, p. 40); Ekserdijan riferisce il 1517-18 (cfr. David Ekserdjian, Correggio, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, 1997, p. 59); Leone de Castris indica "una data e una collocazione intermedia fra la pala di Dresda già in San Francesco a Correggio, documentata al 1514-15, e quella dei "Quattro santi" ora al Metropolitan Museum di New York, quindi verso il 1515-16, sembra in assoluto preferibile" (cfr. Pierluigi Leone de Castris, Scheda dell’opera "Sant’Antonio Abate", del Correggio, in Dipinti dal XII al XVI secolo. Le collezioni borboniche e post-unitarie, a cura di Pierluigi Leone de Castris, Electa, Napoli, 1999, p. 134).
(7) L’operato del Correggio è caratterizzato da una vasta bibliografia. Dapprima segnalo le monografie elencate nella nota n. 1 di questo articolo. Una delle ultime monografie, tra le più ampie riguardanti l’artista, è stata data alle stampe nel 2008 ed intitolata Correggio, a cura di Lucia Fornari Schianchi, Skira, Milano, 2008 (Biblioteca Nazionale Braidense, collocazione 280 L 5152). Nello specifico gli affreschi realizzati dal Correggio sono ampiamente illustrati nel volume tematico di Maria Cristina Chiusa, Gli affreschi di Correggio. La Camera di San Paolo, San Giovanni Evangelista e il Duomo di Parma, Electa, Milano, 2008. Per rintracciare rapidamente elementi bibliografici circa il Correggio è essenziale la "traccia bibliografica per il lettore" di Adani in Giuseppe Adani, Correggio pittore universale (1489-1534), monografia esplicativa e didattica, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, 2007, pp. 21-23. Fra gli innumerevoli testi ricordati dall’Adani indico: Eugenio Riccòmini, Sette Saggi sul Correggio, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, 2003; Eugenio Riccòmini, Correggio, Electa, Milano, 2005. Per ripercorrere sommariamente la produzione del Correggio sono utili i seguenti volumi: L’opera completa del Correggio, Rizzoli, Milano, 1970 (Biblioteca Nazionale Braidense, collocazione 280 I 100/41) e Correggio, Rizzoli/Skira, Milano 2004 (raccolta personale).
(8) Per quanto riguarda l’ordine cronologico e le datazioni delle opere del Correggio si sono seguite le indicazioni proposte nelle tre monografie, quelle di Di Giampaolo-Muzzi, di Ekserdjian e di Adani, segnalate alla nota n. 1 di questo articolo. Per la maggior parte delle opere sia l’ordine cronologico sia le date risultano alquanto omogenee nei tre testi consultati. Comunque le specifiche datazioni riportate in questo articolo sono riprese dal volume di Ekserdjian.
(9) La Madonna Zingarella ed il Sant’Antonio Abate di Capodimonte si collocano nel periodo tra la pala di Dresda ed il sommo capolavoro del pittore costituito dagli affreschi della Camera di San Paolo nell’omonimo monastero a Parma, commissionati dalla badessa Giovanna Piacenza ed eseguiti entro il 1519. L’esecuzione della Camera s’intreccia con la datazione discussa del viaggio romano compiuto dal Correggio, in cui il pittore ebbe modo di vedere le opere di Raffaello e di Michelangelo. Ad essere ampiamente dibattuta e studiata è stata l’ipotesi, e soprattutto la datazione, di un suo viaggio a Roma negato dal Vasari nelle sue Vite cinquecentesche ma proposto da Roberto Longhi nel 1958; lo storico dell’arte colloca il viaggio, che permise al pittore di conoscere le opere di Raffaello, sul finire del secondo decennio. Un’altra parte della critica, invece, anticipa la discesa a Roma al 1513-1514, prima dell’esecuzione della pala per la chiesa di San Francesco a Correggio del 1514-15 ora alla Gemaldegalerie di Dresda. Le informazioni riguardanti la datazione del viaggio a Roma e la relativa storia critica sono riferite in Maria Grazia Diana, Scheda biografica "Correggio/Antonio Allegri detto il", in La pittura in Italia. Il Cinquecento, a cura di Giuliano Briganti, riedizione accresciuta e aggiornata, Electa, Milano, 1988, Vol. II, p. 686; Mario Di Giampaolo, Introduzione, in Mario Di Giampaolo, Andrea Muzzi, Correggio. Catalogo completo, Cantini, Firenze, 1993, p. 6.
(10) David Ekserdjian, Correggio, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, 1997, p. 77.
(11) Per quanto riguarda l’ordine di esecuzione degli affreschi, l’opinione tradizionale è che l’affresco della cupola preceda quello dell’abside. Invece la datazione dell’intero ciclo, anche sulla base dei pagamenti pervenuti, è unanimemente condivisa. Le informazioni critiche e storiche sugli affreschi, e maggiori dettagli sui pagamenti sono stati approfonditi da David Ekserdjian, Correggio, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, 1997, pp. 94-121.
(12) L’iconografia e la cronologia dell’impresa della cupola del Duomo è ampiamente analizzata da David Ekserdjian, Correggio, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, 1997, pp. 240-263; Giuseppe Adani, Correggio pittore universale (1489-1534), monografia esplicativa e didattica, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, 2007, pp. 140-157.