Chiesa S. Maria delle Grazie a Toledo Napoli

È sorta nell’Ottocento in luogo della scomparsa chiesa della Madonna di Loreto, fondata dai Padri Teatini dei Santi Apostoli nel 1628, e che sui documenti del Chiarini, è definita oltre che di scarso interesse artistico, anche come chiesa incastonata in un palazzo pericolante. Fu nel 1835 che la chiesa nuova, appunto intitolata a Santa Maria delle Grazie, affidata all’Arciconfraternita dei Sette Dolori, con a capo re Ferdinando II, l’ultimo dei re Borbone a detenere il priorato perpetuo sulle chiese di diritto dell’Arciconfraternita dei Sette Dolori.
Nel solo circondario del Centro Storico di Napoli le chiese che appartegono all'anzidetta confraternita restano: la chiesa di San Ferdinando di Palazzo a piazza Trieste e Trento e la chiesa di Santa Maria Ogni Bene all’apice di Spaccanapoli.
L'immobile occupa l’area del rione Carità, entro il perimetro del centro storico UNESCO incrocio tra Via Toledo e Via Diaz, e alle sue spalle, nel fitto edilizio del quartier Montecalvario, sorgono le chiese di Santa Maria della Mercede e chiesa della Concezione opera di Domenico Antonio Vaccaro.
La chiesa fu realizzata a partire da un progetto del Parascandolo.
E questo fu condotto a termine nel rispetto degli ultimi successi edilizi che si ottennero in quegli anni proprio con il codice neoclassico.
- Prima fra tutte la mastodontica chiesa basilica di San Francesco da Paola in piazza del Plebiscito. L’impostazione della planimetria della chiesa imperfetta per il suo affaccio su via Toledo è risolta con gradinata antistante l’ingresso principale, voluto dinamico da un bugnato piatto distribuito in un solo ordine architettonico appena scompartito da sole quattro lesene che reggono una trabeazione ed un timpano triangolare. Il patrocinio del re Borbone è inscritto nei gigli e festoni che compongono il fregio. L’interno della chiesa è a tre navate con volta a botte, e presenta ” … ornati classicheggianti in stucco” non molto ricercati per una buona decorazione specie per gli spazi chiesastici, ma tra l’altro questo tipo di “appesantimento decorativo” fu tipico dell’ultima era dei Borbone, le stesse che determineranno il ciclo delle pitture che oggi sovrastano gli altari delle cappelle, opere di illustri accademici del tempo, come Camillo Guerra, cui suo è il dipinto di San Gaetano in estasi davanti alla visione della Vergine, secondo altare di sinistra, mentre sul quarto altare di sinistra vi è un’opera di Gennaro Maldarelli, che ritrae un Angelo Custode. L’Apparizione della Vergine a San Ferdinando da Castiglia è di Gennaro Ruvo ed un San Gennaro del 1847 resta attribuito a Tommaso De Vivo, rispettivamente sul primo e terzo altare di destra. Due statue rappresentanti la Fede e la Speranza, realizzate da Tito Angelini, medesimo autore del mausoleo di Dante Alighieri posto nell’omonima piazza sono oggi collocate nel presbiterio, nonostante fossero state pensate per stare sul timpano della facciata. Infine, l’altare maggiore, anche se ” … orribilmente smembrato, col ciborio fissato in fondo all’abside” è pur sempre un elemento della chiesa primitiva, e nel cui paliotto sono ben scolpiti i Simboli degli Evangelisti e l’Agnello Mistico. A chiudere, all’inizio della navata destra, un Cristo alla Colonna opera del Seicento napoletano, racconta con amabile nostalgia del tipo della pietà le epoche storiche delle processioni della Settimana Santa a Napoli e, ormai dimenticatissimo, il Corteo di Pompeo Battaglino.
Spazio note
(1) Liberamente estratto da: Napoli sacra : guida alle chiese della città 10° itinerario Coordinamento scientifico: Nicola Spinosa ; a cura di Gemma Cautela, Leonardo Di Mauro, Renato Ruotolo. - Napoli : Elio De Rosa. - v. ; 33 cm. ((In cop.: Soprintendenza per i beni artistici e storici. Codice SBN NAP0150544. BNN distribuzione MISC. Busta C 446 (0006Categorie delle Guide
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