Chiesa San Giuseppe dei Nudi Napoli

È una delle chiese chiuse di Napoli1, sorta sotto il titolo di chiesa di Santa Maria dell’Olivo dei padri Agostiniani1bis, costruita verso la metà del XVIII secolo ad opera dell’architetto Giovanni del Santo, sul colle a San Potito, fronte sinistro del palazzo di Francesco Solimena.

La facciata è prospisciente su di un piazzale che funge da terminale all’omonima strada sul colle tra San Potito ed il quartiere di Materdei.

E’ detta di San Giuseppe dei Nudi in quanto i suoi fondatori furono un gruppo di giovani mercanti ed avvocati uniti in Confraternita fondata col motto nudus eram et cooperuistis me, fermi tutti nell'intenzione di vestire i nudi durante le festività natalizie ed il giorno di San Giuseppe.

Questo tipo di pratica fu talmente ben vista dalla classe aristocratica di quel secolo che si protrasse per molte generazioni future; la distribuzione degli abiti per gli indigenti avvenne durante tutto il periodo borbonico addirittura alla presenza del re e nel 1849 alla festa della vestizione dei nudi vi presenziò perfino papa Pio IX.

Fu però limitata solo al giorno di San Giuseppe a partire dal 1860, negli anni in cui si prospettava l’avvento della soppressione degli Ordini Religiosi.


La facciata della chiesa è arricchita da stucchi che spiccano per lo stile squisitamente rococò.

Essa versava già dal 1992 in pessime condizioni statiche ed oggi si presenta con poderosa cornice aggettante che la divide in due ordini compresi tra fasce di lesene.

  • Le lesene fanno quasi da quinta ai due riquadri centrali, entrambe sormontati da un timpano curvilineo. Il portale d’ingresso si slancia da terra verso l’alto con un morbido andamento a curva del piperno, proseguendo con due lesene di forte carattere e che ad un certo punto sostengono un architrave che si flette al centro e sempre al suo centro ospita il tondo di San Giuseppe, Padre e Sposo, concluso in alto da un timpano mistilineo. Quattro grossi pilastri aggettanti ed angolari riescono a ricavare quattro braccia e segnano a terra lo spazio di una croce greca impostando così la planimetria interna della chiesa medesima. A loro volta i pilastri sostengono robuste arcate con volta a padiglione. Tutta quanta la spazialità dell’impianto chiesastico ” è corrotto “ dalla profondità dello spazio abidale, cinto dalla balaustra in marmi commessi e da una volta sfinestrata su tre diversi lati. Ed inoltre: lungo tutto il perimetro della chiesa corre un’alta trabeazione con cornici aggettanti sorrette da un unico ordine di semicolonne stile corinzio addossate ai pilastri. Al di sotto della trabeazione vi è la sequenza degli altari tutti del XVIII secolo in marmi intagliati ed elegantemente decorati; grandi e difformi specchiature impreziosiscono lo spazio. Alle pareti, nelle volte, nei sottarchi e nei pennacchi restano pochissime tracce rilevabili di ciò che un tempo furono affreschi, tutti nativi degli ultimi anni dell’Ottocento. Per quanto riguarda il patrimonio artistico sull’altare maggiore vi è la tela di San Giuseppe, di Achille Jovene, eseguita nel 1872; alla destra di questo quadro ve ne è un altro che ritrae una Natività, di Girolamo Starace, mentre, sulla parete di fronte a quest’ultimo, vi è una singolare Santa Margherita da Cortona d’ignoto autore, seconda metà del XVIII secolo, ma che secondo il Chiarini, sarebbe opera di un cavaliere che si divertiva a dipingere. In ultimo di Gaetano D’Agostino del 1888 vi sono due opere; una di queste due raffigura la Morte di San Giuseppe, mentre è di Giovanni Cingeri del 1757 l’Immacolata con i Santi, tutti e due collocati all’interno della sacrestia, ancora ammobiliata dell’arredo in legno del Settecento.


Spazio note

(1) Liberamente estratto da: Napoli sacra : guida alle chiese della città 13° itinerario da pagina 779 a pagina 780 Coordinamento scientifico: Nicola Spinosa ; a cura di Gemma Cautela, Leonardo Di Mauro, Renato Ruotolo. - Napoli : Elio De Rosa. - v. ; 33 cm. ((In cop.: Soprintendenza per i beni artistici e storici. Codice SBN NAP0150544.
(1bis) L’integrazione dei borghi alla città: il ruolo di San Potito, Materdei, la Salute, pagina 37 idem pagina 55 di Alfonso Gambardella-Giosi Amirante, Napoli fuori le mura: la Costigliola e Fonseca da platee a borgo, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1994, diritto di stampa 1757198 alla BNN distribuzione 2008 c 192