Palazzo INA Assicurazioni Napoli

È il palazzo dell’Istituto Nazionale delle Assicurazioni a Napoli1, fabbricato per concorso pubblico indetto nel 1928, affidato poi a Marcello Canino per quanto riguarda il uso fronte principale che è prospisciente piazza Carità, quinta laterale a destra del palazzo Volturno. L’affidamento all’architetto Canino fu considerato necessario per realizzare la quinta scenica per la nuova piazza restituita alla cittadinanza rinnovata nel suo aspetto complessivo da architettura classica e razionale insieme, onde conferire arredo urbano richiamante gli ideali di grandiosità squisitamente romana e tardivamente fascista.

Il palazzo fu ultimato solo nel 1938 anno precedente dello storico editto sul piano regolatore generale della città del 1939, ed adeguatamente va ad occupare anche parte di via Cesare Battisti a firma dell’ingegner Chiaromonte, da quest’altro lato.

Il palazzo in realtà fu fatto edificare sul posto lasciato inizialmente libero all’incanto della sua vendita temporaneamente interrotta durante il quinquennio 1935-1938 dalle lungaggini burocratiche provvedenti alla riorganizzazione fascista e del suolo demaniale di Monteoliveto e di tutto il nucleo antico della Carità.


Un gigantesco schermo montato sulla semplice facciata sottostante. 

Al palazzo furono assegnati inizialmente gli alloggi di servizio per il personale sanitario del Consorzio anti-tubercolare.

  • Ma anche per il personale dell’Ufficio al Provveditorato, delle Poste, della Provincia e della Regia Questura. Ma data l’esiguità dello spazio offerto dal lotto di costruzione, tutto l’anzidetto personale trovò posto diversamente ognuno negli appositi spazi fatti costruire con questo proposito: il Palazzo delle Poste, il palazzo degli Uffici della Provincia ed il palazzo della Questura di Napoli. Il prospetto principale del palazzo dell’INA-Assicurazioni a Napoli, in piazza Carità non nega il carattere del suo ideatore; la solenne monumentalità è annunciata da questa sorta di gigantesco schermo montato sulla semplice facciata sottostante, caratterizzata appena da una sequenza svolgente di vuoti date dalle finestre quadrate, che vanno ad insediare una superficie attintata rosso marroncino. Ma la straordinaria efficacia della facciata sta nell’annullare l’irregolarità ereditata dall’insipiente lotto su cui verrà costruito e per poterlo fare, cioè per nasconderne l’antica accidentalità orografica, Marcello Canino arretra la facciata sulla piazza di molti metri rispetto alle istruzioni del piano di zona, facendo partire l’alzato dell’edificio creando un basamento che da solo appare alto due piani. Il portale al centro dell’impaginato di facciata è in marmo verde, e dal suo livello in poi partono sei mastodontiche colonne a sostegno dell’architrave, al di sopra del quale, si sviluppano altri piani dell’edificio. Ed infine, causa la troppo elevata altezza di tutto il palazzo rispetto all’area circostante l’alzato si chiude con un doppio ordine di aperture inquadrate da semicolonne binate e dal piano attico a due livelli, motivo unico ed inscindibile per cui, a Marcello Canino, l’intero impianto è stato dichiarato il meno riuscito delle sue opere, di cui una, invece, forte ed efficace è a qualche metro di distanza: il palazzo dell’Ente Autonomo Volturno.


Spazio note

(1) Bibli. Red., Il Palazzo della Provincia, in Il bollettino del Comune di Napoli, novembre 1928, pagina 1; G. Basadonna, Mussolini e le opere napoletane del Ventennio, Berisio Napoli 1980, pagina 42. Tutto questo in epigrafe a: Pasquale Belfiore e Benedetto Gravagnuolo Architettura e urbanistica del Novecento, premmessa di Mario De Cunzo, prefazione di Renato De Fusco Editori La Terza maggio 1994 BNN S C ARTE B 495/ter BNN SC ARTE B 495/ter pagina 183-184