Edificio del mercato ittico Napoli

È l’edificio del mercato ittico1, al vico Primo Ponte della Maddalena, a Napoli opera preziosa per l’architettura classica e razionale, impostata secondo il principio di aderenza semantica tra spazio interno ed esterno alla maniera dell’antica forma spaziale convenzionale alle basiliche romane.

Fino al 1955 il suo assetto era visibile direttamente da piazza Duca degli Abruzzi, ed oggi seminascosto tra il costruito moderno.  


Tuttavia è comunque distinguibile dall’alto per la sua immensa volta a botte a tutto sesto, collocata egregiamente in vicinanza del porto della città lungo il corso di Via Nuova Marina.
È datato 1929, in assoluto la prima opera d’architettura razionalista emersa nell’epoca dell’architettura fascista, ideata dall’allora ventiquattrenne, architetto, Luigi Cosenza.
Per una spesa complessiva di tre milioni di lire, fu lasciato al libero esercizio della fornitura dei prodotti ittici per la città di Napoli, nel 1930, anno in cui l’architetto ancora doveva nemmeno discutere la sua tesi di laurea.


L'autore dell'edificio lo consegnò quando non era neppure diventato ancora un architetto.

L’esclusività di questa produzione sta anche nella purezza del volume di fabbrica esterno.

  • Ripreso dalla perfezione del parallelepipedo schiacciato ed dal corpo semicilindrico che vi si sovrappone, segno pregnante dell’architettura moderna a Napoli e con questo anche l’immagine simbolo della cultura del costruire, con la quale, l’autore si distingue anche per aver dato vita al Lotto A del rione Cesare Battisti nel quartiere di Barra. Tuttavia, nonostante il completamento delle attrezzature, l’edificio fu comunque inaugurato solo nel 1935, con cerimonia ufficiale alla presenza del Principe di Piemonte e del prefetto fascista Pietro Baratono. Trentacinque anni più tardi, l’autore dell’opera proporrà all’assessore Luigi Locoratolo, l’ampliamento necessario degli ambienti per l’accresciuta domanda dell’utenza, costruendo due nuovi blocchi sulle testate, convinto che il miglioramento delle capacità di carico di tutta la struttura potesse migliorare anche il relativo controllo sui prezzi e la gestione fiscale2. La scelta dell’area su cui edificare l’edificio non fu un caso, esso si trova tutt’oggi, ai confini fisici delle sezioni Porto, Mercato ed il borgo Loreto ed anzi, la sua posizione riqualificò gran parte dell’area di margine della città napoletana già sottoposta a programma di rivitalizzazione estratta in forza della legge sul Risorgimento del 1904.

L’edificio, all’epoca dell’inaugurazione si presentava tra i più avanzati e sofisticati della città.

Sviluppato in gran parte su due piani, più un terzo collocato sul fronte di piazza Duca degli Abruzzi.

  • Due gli ingressi all’edificio interno: uno al centro della lunga fiancata sul lato settentrionale dell’edificio e segnatamente lasciato libero al passaggio del pubblico dalla piazza esterna a quella interna ed un altro ingresso, dedicato al controllo delle merci, sta sul lato opposto, laddove, nel 1969, si provvederà a collegarlo alla stazione centrale grazie ad un troncone della linea ferroviaria. L’edificio, all’epoca dell’inaugurazione si presentava tra i più avanzati e sofisticati della città; il piano seminterrato destinato alla conservazione dei prodotti di mare, fu l’opera di punta di tutto l’impianto; nove grandi vasche capaci ognuna di 100 quintali di pescato con gettito di pioggia artificiale dall’alto ed un potentissimo zampilliere sul fondo per l’ossigenazione dell’ambiente marino in cui viene conservato pesce ancora vivo. Ed ancora: 14 celle frigorifero molto capienti, impianti per la produzione del ghiaccio, per l’essicamento dei prodotti col sistema vapore, ed infine, fiore all’occhiello dell’ingegneria di quel tempo, furono gli impianti di ozonizzazione dei locali non ventilati con particolare riguardo per le celle e le anti celle, oltre alle 28 stanze per i commissionari ed un piano di carico verticale ogni due stanze. E poi, il piano rialzato. Su questa superfice fu pensata la banca, il bar, gli uffici, ed i 28 locali destinati ai commissionari per la conservazione provvisoria dei prodotti di mare, e soprattutto l’immensa sala rettangolare di 1200 m2 destinata alla contrattazione e alla licitazione del pescato con tutto l’arredo fascista che, alla stessa maniera di come accadeva per l’arredo del palazzo delle Poste e piazza Matteotti, anche questo del mercato del pesce in sostanza riqualificava l’idea di grandiosità tipica del linguaggio architettonico del Regime, e quindi, a cominciare dai banchi per l’esposizione del pesce, si presentano 14 piattaforme per vendita, tutte in ceramica con fontanine per il lavaggio perenne, lo zoccolo basamentale alto più di un metro tutto rivestito in lastre di pietra Poggio Imperiale del Gargano. Si ricorda che l’effetto del doppio ingresso così com’è stato concepito dall’architetto Cosenza, non lasciò fin dall’inizio alcun dubbio nell’articolazione funzionale all’interno dello spazio, questo, poi è illuminato da luce solare grazie ai frontoni semicircolari della volta resi trasparenti dal vetro-cemento e dalle asole in temolux, e cioè, filtri capaci di rendere il fascio di luce solare obliquo in tal modo da difendere la freschezza del prodotto. Si tratta, dunque, di un’opera squisitamente classica, alla sua epoca pensata e realizzata a seconda delle più avanzate istruzioni tipologiche anche in ordine alla sistemazione funzionale degli spazi, che tra l’altro, sono evidenti gli sforzi di replicare in essi la cultura architettonica razionalista degli anni Venti del Novecento europeo, sedotto dalle opere di Behrens, Fahrenkamp, Perret, e dai modelli sperimentali del classicismo inattuale e rivoluzionario dei Boullée, e dei Ledoux. Non solo per questo l’opera si configura come tra le più brillanti di Luigi Cosenza; infatti, la dimensione dello spazio interno, nonostante lo sviluppo della pianta longitudinale, con un rapporto dei due lati ortogonali di due a tre, configura un volume d’area molto centralizzata, laddove la longitudinalità è scoccata da movimenti di ingresso-uscita resi efficaci grazie ai varchi lasciati aperti sui due lati.


Spazio note

(1) Bibl: Red., Il mercato ittico in Napoli Rivista Municipale, maggio 1935, p. XCVI; Red., Le nuove opere pubbliche: il mercato ittico, Napoli, rivista municipale, ottobre 1935, pp CXX-CXXI; G. Cosenza, FD Moccia, Luigi Cosenza: l’opera completa, Electa Napoli 1987, pag 103. Tutto questo alla nota 1 di: Pasquale Belfiore e Benedetto Gravagnuolo Architettura e urbanistica del Novecento, premmessa di Mario De Cunzo, prefazione di Renato De Fusco Editori La Terza maggio 1994 BNN S C ARTE B 495/ter BNN SC ARTE B 495/ter pag. 169-170
(2) Pagina 47 di ANANKE 45 dossier: Luigi Cosenza, ovvero l’orgoglio della modestia, Milano quale futuro per il quartiere dell’isola. Allinea Editrice BNN Sezione dei Periodici Per. Ital. 1565-2013 1425 437, maggio 1993