Origini di San Gregorio Armeno Napoli

Le origini della fondazione del complesso monastico di San Gregorio Armeno a Napoli1 con ingresso sull’omonima strada, risalirebbero secondo la tradizione, così come riportato anche dai documenti di Fulvia Caracciolo del Cinquecento, ai primi secoli dell’era cristiana2, ed attribuita non per certo ad Elena, madre dell’imperatore Costantino, mentre altre fonti dell’ambito della tradizione sempre dello stesso secolo, farebbero risalire la fondazione solo ed esclusivamente allo stesso Costantino, assegnazione quest’ultima che non troverà mai più riscontro negli studi successivi, divenuti sempre più approfonditi.

I documenti che insistono sull’attribuzione costantiniana del complesso monastico, non avendo altro fondamento cartaceo antecedente al Cinquecento, infine, saranno tutti confutati da Carlo De Lellis, nel Seicento.

Piuttosto una prima svolta di sviluppo della struttura chiesastica è attestata con quasi certezza da tutte le fonti attorno all’VIII secolo, in seguito alle tremende condizioni europee per la cristianità afflitta dalla lotta iconoclasta di Leone III Isaurico del 726, periodo coincidente gli studi condotti da Pietro Ammendola circa il ritrovamento della Statua della Madonna della Neve oggi a devozione del popolo, nella propria cona, presso l’omonima chiesa di Ponticelli.


San Gregorio Armeno ha sempre replicato l'uso delle Laure d'Oriente.

Anticamente il Monastero si presentava con celle piccole abbastanza per farci stare appena una suora e le sue ancille. 


  • Risale a questo periodo, cioè quello relativo al tempo del duca Teodoro I, 719-729, dell’avvento entro le mura di Napoli città ducale, di un gruppo di religiose di fede Cattolica e di rito Orientale, che avrebbero poi di lì a poco trovato ospitalità nella platea nostriana, anche grazie alle scelte politiche proprie del governo del duca Teodoro3, considerando proprio le monache basiliane, principalmente, il motivo indiscutibile del crescere delle fabbriche costruite una dopo l’altra senza soluzione di continuità, presenti sul posto solo come piccoli e separati cenobi. In taluni casi, addirittura, presentandosi solo come anguste celle, piccole abbastanza per farci stare appena una suora e le sue ancille. Molti di questi eremitaggi furono disposti a grappoli attorno ad oratori o chiesette, tipico della formula basiliana che sceglieva l’esperienza dell’ascesi individuale unita all’opera comune di un cenobio4. La teoria delle grotte addossate alle mura con spaldi e torri come fossero state città nella città, effettivamente replicavano l’uso civile delle Laure d’Oriente5. Nasceranno così i primi insediamenti edilizi, come forme primitive di quelle che poi saranno le insule attorno alla chiesa di San Gennaro all’Olmo, alla Cappella del Santissimo Salvatore, ed alla chiesetta di San Pantaleone Martire6.

San Gregorio Armeno i lasciti patrimoniali e l'avvento della Regola di San Benedetto.

Il complesso monastico di San Gregorio Armeno a Spaccanapoli, relativamente alla sua origine e fondazione, sorge quasi più certamente dalla decisione di rimettere alla medesima sorte i quattro oratori occupanti il settore a sud della Regio Nilensis.

  • Essi sono l’oratorio dedicato a San Pantaleone, San Salvatrore, San Gregorio Armeno, ed infine San Gennaro all’Olmo. Portando quindi ad unica amministrazione i beni immobiliari dell’uno e dell’altro oratorio, e ricavandone il diritto di ognuno di essi a continuare ad esistere in proprio nonostante fossero stati unificati, e, a San Gregorio Armeno, spettava il diritto alla sepoltura presso il suo oratorio o altra chiesa soggetta di uomini che avessero in vita esercitato il vassallaggio con essa o con uno dei detti oratori. Operazione questa, congiunta solo all’indomani della sigla apposta sul decreto di unificazione da parte di Sergio duca di Napoli nel 1009 e di uno sviluppo di controllo temporale sui beni ecclesiastici tipici di quel periodo in cui, si ebbe un quadro di vita religiosa più completo e radicato anche grazie alla tradizione dell’associazionismo della Chiesa di Roma e della Chiesa locale coi laici. A partire da questo evento, San Gregorio Armeno passerà alla regola Benedettina, beneficiando, dunque, di lasciti patrimoniali che lo riscatteranno all’uso delle Laure basiliane, collocandolo pienamente nell’economia del Regno e rappresentando esso stesso, un termine di garanzia per la stabilità di governo. I terreni di proprietà delle monache di San Gregorio Armeno verranno fittati ai contadini residenti impegnati a consegnare in cambio alla chiesa proprietaria il buon frutto della terra, mentre altri appezzamenti inutilizzati e sfitti, vennero censuati per edificare fabbriche coloniche, tante e tali, da condurre gli studiosi a coniare il termine ”colonizzazione monastica”, avvenuta pienamente attorno agli ultimi anni del X secolo e provocando un ritorno di interessi capitalizzati attorno all’industria dei prodotti della terra, dopo l’esodo e lo spopolamento dei ”fundora” negli ultimi decenni del basso impero.


Spazio note

(1) San Gregorio Armeno: storia religiosa di uno dei più antichi monasteri napoletani di Felice Autieri in: FONDAZIONE VALERIO PER LA STORIA DELLE DONNE SAN GREGORIO ARMENO Storia, architettura, arte e tradizioni a cura di Nicola Spinosa, Aldo Pinto e Adriana Valerio fotografie di Luciano Pedicini Fridericiana Editrice Universitaria edizione italiana Maggio 2013 Stampato in Italia da Liguori Editore – Napoli Fotografie di Luciano Pedicini/Archivio dell’Arte, assistenti alle riprese Marco e Matteo Pedicini Tranne le fotografie alle pp. 97, 98, 99, 121 dx e 160 fornite direttamente dagli autori Spinosa, Nicola (a cura di): San Gregorio Armeno. Storia, architettura, arte e tradizioni/Nicola Spinosa, Aldo Pinto e Adriana Valerio (a cura di) Napoli : Fridericiana Editrice Universitaria, 2013 ISBN 978-88-8338-140-9 (BR) ISBN 978-88-8338-141-6 (RIL) 1. Monasteri femminili 2. Napoli 3. Storia religiosa I. Titolo La carta utilizzata per la stampa di questo volume è inalterabile, priva di acidi, a PH neutro, conforme alle norme UNI EN Iso 9760 ∞, realizzata con materie prime fibrose vergini provenienti da piantagioni rinnovabili e prodotti ausiliari assolutamente naturali, non inquinanti e totalmente biodegradabili (FSC, PEFC, ISO 14001, Paper Profile, EMAS).
(2) ASGA, n. 1, Fulvia Caracciolo, "Brieve Compendio della fundatione del Monistero di San Gregorio armeno detto San Ligoro di Napoli con lo discorso della anticha vita, costumi, e regola che le Moniche di quello osservavano, et d’altri fatti degni di memoria soccessi in tempo dell’Autrice". Di Donna Fulvia Caracciola monica di quello monastero, Napoli 1580.
(3) Teodoro I «dovette trovarsi assai imbarazzato tra le proprie convinzioni in materia di fede e l’obbedienza dovuta all’imperatore». Cf. Gino Doria, Storia di una capitale, Milano- Napoli 1963, 78.
(4) Cf. Charles Diehl, La civiltà bizantina, Milano 1962, 71- 76; Silvano Borsari, Il monachesimo bizantino nella Sicilia e nell’Italia meridionale prenormanna, Napoli 1963, 32.
(5) Le Laure furono per un certo verso veri e propri monasteri protetti da mura di cinta all’interno di grandi città ancora avvolte da altra murazione, ma con possibilità per ognuna delle religiose di vivere anche fuori dal cenobio. Gennaro Aspreno Galante, Guida sacra della città di Napoli, Napoli 1872, 203.
(6) Gaetano Filangieri, Documenti per la storia, le arti e le industrie delle provincie napoletane. Indice degli artefici delle arti maggiori e minori. Documenti, III, Napoli 1885, 129-132.