Le opere d'argento alla Cappella San Gennaro Napoli

Non vanno trascurate le applicazioni artistiche di rilievo alle sculture in marmo, alle cornici in bronzo lionato, e tutta quanta la campagna d’insigne decorazione completata tra il 1613 ed il 1621.
L'opera d'argento in massima parte è attribuibile alla mano di Michelangelo Naccherino e Francesco Iodice, autori questi due, degli Angeli di marmo sui frontoni degli altari.
Tutto questo nel manifesto tentativo di ”…sortire l’effetto scenografico dell’antico e del fantastico”, e per questo motivo, sempre allo stesso Naccherino, assieme al D’auria, Montani, Marco Vitale e Francesco Cassano vanno attribuiti i Putti anche questi della medesima sostanza degli angeli applicati sul cornicione dell’abside.
A Giuliano Vannelli va la balaustra maggiore, mentre per la realizzazione delle prime tre figure dei Santi Patroni di Napoli, realizzate in stucco da Tommaso Montani, Cristoforo e Giandomenico Monterosso2.
Un’impressione più elegante e barocca è stata imposta dal Finelli, allievo del Naccherino.
D’argento sono i paliotti degli altari, in special modo il paliotto dell’altar maggiore, e le croci, i candelieri, i turiboli e gli Splendori, veri e propri meccanismi per la grande illuminazione, posti ad un passo dalla balaustra della tribuna.
- Qest’ultimi furono disegnati su carta a metà del Settecento, lavorati dall’argentiere Bartolomeo Granucci, col contributo di duemila ducati offerti da Carlo di Borbone. Delle altre statue di bronzo, collocate nei bracci minori della cappella e realizzate molto tempo dopo rispetto alla selva della tribuna, spiccano per qualità il Sant’Antonio da Padova e Santa Teresa d’Avila, opera certa di Domenico Marinelli, 1671, al quale, vanno anche attribuite almeno quattro anni dopo le statue ritraenti le figure di San Gaetano da Thiene e San Filippo Neri. Di Giandomenico Vinaccia invece è la statua del San Francesco Saverio, 1679, opera manufatta di grande stile come lo fu tutto l’apparato degli oggetti in argento che in cappella portano la sua firma. In argento sono anche le statue di San Michele Arcangelo e San Raffaele con Tobiolo, ed ancora in argento sono tutte le cinquantuno figure dei compatroni di Napoli, a tutto tondo e a mezzo busto collocate nelle nicchie scavate nelle pareti laterali all’altare maggiore, altra grande opera d’arte del barocco napoletano. Di Giuliano Finelli è il San Gennaro in trono al centro dell’abside e tutte le Sedici statue dei Santi Patroni di Napoli, poi formalmente ridotte a solo dodici ed infine ancora sue sono le statue di San Paolo e San Pietro a destra e a sinistra della facciata della cappella. Le statue dei dodici santi patroni di Napoli rappresentano il passaggio essenziale dalla scuola naccherina di gusto per il tardo manierismo dei marmorari del posto, ad un’impressione più elegante e barocca imposta dal Finelli, allievo, si del Naccherino a Napoli, ma anche del Bernini a Roma.
Tutt’intorno allo splendido altare in porfido le altre statue a mezzo busto.
Con una prima serie dei ”Sette Santi Compatroni della Città di Napoli”, i Santi Agnello, Agrippino, Aspreno, Atanasio, Efebo e Severo.
- Fabbricati con le teste di legno del Tesoro Vecchio di San Gennaro direttamente per mano dell’argentiere Aniello Treglia nel 1671. Ed infine, Santa Patrizia, di Leonardo Carpentiero del 1625, unico nella scena delle statue d’argento a mantenere una postura rigida, severa, secondo i dettami del tardo manierismo, a differenza dei pezzi barocchi dei Santi Francesco d’Assisi, Francesco Saverio e San Giuseppe sposo di Maria, tutte di Giandomenico Vinaccia, plasmate tra il 1663 ed il 1692. Ed infine, prima del varco alla sacrestia, la serie dei capolavori di struggente naturalismo barocco di Lorenzo Vaccaro, nelle Statue di Santa Chiara d’Assisi, il San Giovanni Battista e Santa Maria Egiziaca, scolpite tra il 1689 ed il 1699. Ultime in ordine di collocazione nel ricchissimo patrimonio artistico del tesoro di San Gennaro, le statue d’argento del Settecento, come la Santa Teresa del 1715 dei fratelli De Blasio ed il San Domenico di quello stesso anno di Giuseppe Sanmartino.
Spazio note
(1)) Napoli Sacra 1° itinerario pagg 8-9 e 10/ [testi di] Leonardo Di Mauro … [et al.]. – Napoli : Elio De Rosa, ©1993. – P. 65-128 : ill. ; 33 cm. Codice SBN NAP0159853 Fa parte di Napoli sacra : guida alle chiese della città.(2) Un tentativo iniziale fu apportato da Tommaso Montani e Cristoforo e Giandomenico Monterosso. arricchendone gli ambienti interni con apparecchiatura in oro giallo, lavorato a mano, taglio inciso e profondo, putti di marmo, dipinti applicati al rame, cornici in bronzo lionato e soprattutto argento, molto argento.
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