Chiesa Gesù e Maria a Pontecorvo Napoli

L’annesso antico monastero oggi è un ospedale clinico prospettante l’ingresso al numero 11 di via Domenico Cutugno. Diversamente l’ingresso alla chiesa si trova all’apice della salita Pontecorvo, la più bella e la più antica delle strade che arrancano sul versante orientale della collina del Vomero prima che questa raggiunga lo sbocco su via Salvator Rosa dal lato di borgo dell’Avvocata.
Mantiene la facciata aperta come sfondo conclusivo ad una piazza alla quale ha anche dato il nome.
Alla chiesa vi si accede per mezzo di una gradinata cinquecentesca ed una balaustra in marmo opera di Donato Vannelli del 1637, devastata da furti e scempi, precede il portale ugualmente in marmo di Francesco Vannelli, 1617, concluso dal bassorilievo di Madonna con Bambino.
È stata fondata nel 1581, su suolo donato da Ascanio Coppola a padre Paolino Bernardini da Lucca, il riformatore dei Predicatori d’Abruzzo reverendo superiore dei confratelli, medesimi proprietari della chiesa fino al sopraggiungere delle leggi murattiane.
La forma monumentale della chiersa fu tardamente raggiunta solo nel 1692.
Solo pochi anni più tardi rispetto alla data di fondazione e per concessione di lasciti e rendite di Ferdinando Caracciolo, conte di Biccari e duca d’Airola, la chiesa fu ampliata.
- Ed annessa anche ad uno spazio conventuale ed una forma più monumentale venne tardamente raggiunta solo nel 1692. Infatti, su testimonianza diretta del Celano, già allora, dovette emergere in pieno splendore la facciata realizzata su disegno di Domenico Fontana, anche se, già dei primi anni del Settecento, questa fosse già stata brutalmente alterata da una lunga serie di manomissioni tirate avanti ancora per tutto l’arco dei successivi cinquant’anni di quello stesso secolo, senza, tuttavia, cancellarne l’impronta cinquecentesca e romaneggiante. Un timpano triangolare conclude la facciata percorsa da lesene a semplicissimo sviluppo verticale, incise nel piperno per quanto riguarda il primo ordine, e nella muratura al secondo fino a raggiungere i classici due campanili che la fiancheggiano, alla stessa maniera di come è stata sistemata la facciata della chiesa dei Girolamini nell’omonimo largo ai Tribunali.
La chiesa al suo interno si presenta a navata unica, con cinque cappelle per lato, ampio spazio absidale tipico delle chiese della Controriforma.
Di cui quella più vicina per schema e tipologia, è la chiesa dello Spirito Santo a Via Toledo.
- La cupola riporta interventi d’opera di Pietro De Marino che la restaurò nel 1644, sostituendo le finestre ad oculo con altre alla moderna. Molte sono le opere sottratte alla chiesa ed alla possibilità di poterle trafugare come è stato per molte altre sparite dall’elenco. Oggi al Seminario Arcivescovile a Capodimonte, proveniente da questa chiesa si conservano uno stupendo San Gerolamo, del 1572 opera di Giovann’Angelo Criscuolo, una Circoncisione, una Madonna coi Santi Tommaso e Caterina, ed un’altra ritraente una Madonna del Rosario tutte di Giovan Bernardo Azzolino. Ed infine due tele di Santillo Sannino, due del Ragolia, una di Paolo De Matteis, ed una di Giuseppe Simonelli. Mentre invece nei locali B.A.S., della Sopraintendenza si conserva la cona di legno riccamente intarsiata dal Saccatore nel 1613 ed in chiesa restano, nella prima cappella di sinistra gli affreschi di Bernardo Azzolino ritraenti le Storie di San Raimondo di Peñafort, un’Adorazione dei Magi, la Strage degli Innocenti, il Battesimo di Gesù ed una Pietà e Sante invece stanno nella seconda cappella di destra. Gli affreschi nella cappella del transetto di sinistro sono di Belisario Corenzio, mentre a Gaetano D’Agostino si attribuiscono gli affreschi della quarta cappella a sinistra con le Storie del Nuovo Testamento; sull’altar della quarta cappella si destra una volta fu collocato poi andato perduto per sempre, una tavola, ritraente la Chiamata dei santi Pietro ed Andrea di Giovan Bernardo Lama. All’abside, la grande tela del santo Monacone che compie il miracolo, opera di Paolo De Majo del 1742 ed infine alla destra del presbiterio il sepolcro di Isabella Guevara, disegnato da Dionisio Lazzari e la statua della defunta di Aniello Falcone, scolpita nel 1673. L’altar maggiore, o almeno quanto resta di questo è di Giuseppe Gallo e la balaustra è opera dei fratelli Bartolomeo e Pietro Ghetti.
Spazio note
(1) Liberamente estratto da: Napoli sacra : guida alle chiese della città 13° itinerario da pagina 772 a pagina 775 Coordinamento scientifico: Nicola Spinosa ; a cura di Gemma Cautela, Leonardo Di Mauro, Renato Ruotolo. - Napoli : Elio De Rosa. - v. ; 33 cm. ((In cop.: Soprintendenza per i beni artistici e storici. Codice SBN NAP0150544.Categorie delle Guide
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