Chiesa S. Francesco Cappuccinelle Napoli
È una delle chiese chiuse di Napoli1, a cui manca a partire dagli anni del Risanamento napoletano classe 1925, la cupola e parte del belvedere coperto.L’antica facciata sta localizzata al numero civico 42 della salita Pontecorvo2, oggi al servizio di modeste abitazioni per residenti, ricavate nel volume dell’atrio.
Si trova esattamente a 16 numeri civici più a nord della chiesa di San Giuseppe delle Scalze e poco più a sud della chiesa di Gesù Maria.
È sorta col titolo di “chiesa di San Francesco delle Cappuccinelle”, anche meglio nota più semplicemente come “chiesa delle Cappuccinelle a Pontecorvo”, annesso al suo antico convento, oggi occupato dall’Istituto Filangieri.
È stata fondata nel 1585, da Suor Diana di San Francesco, al secolo: Eleonora Scarpato, moglie del notaio Luca Giglio, miracolosamente guarita da una gravissima malattia per intercessione del Santo Poverello d’Assisi.
Convento di suore poverelle, senza né scarpe e né camicie.
La nobildonna, rediviva, entusiasta della nuova condizione di salute ristabilita, prese voti alla morte del marito.
- Non prima di aver ricavato dagli ambienti del proprio palazzo spazio necessario e sufficiente per un convento di suore poverelle, senza né scarpe e né camicie, si legge scritto sui documenti ed una chiesa annessa. A navata unica, al suo interno fino al 1990 si conservavano tele attribuite a Nicola Maria Rossi, quello alloggiato sull’altare maggiore, del 1720, ritraente una Madonna con San Francesco d’Assisi, Santa Chiara, San Ludovico da Tolosa e Sant’Antonio da Padova fu per lungo tempo disputato anche per la paternità a Francesco Solimena. Sull’altare minore di destra una tela presenta San Francesco d’Assisi che invoca l’indulgenza plenaria per la Porziuncola, 1717 di Andrea D’Aste, e a sinistra una Crocifissione di Tommaso Martini. Il formato di vita monastica delle poverelle votate a San Francesco riscuote sul finir del Seicento una eco impressionante in città al punto che l’annesso conservatorio, per effetto di una breve di Gregorio XV, datata 2 aprile 1621, diventa clausura, finendo sotto l’egida dell’allora arcivescovo di Napoli Decio Carafa, curandone per questo aspetto anche tutte le donazioni che ad essa si sarebbero riferite fino ai primi anni del Settecento, tra cui, quelle più importanti sono alcuni stabili al vicoletto San Mandato, al vico Foglia presso l’area urbana di Santa Chiara a Spaccanapoli, sulle alture di Pizzofalcone, a Via Toledo, a piazza Carità, e presso la chiesa di San Giovanni a Carbonara.
Oggi la chiesa è circoscritta da una muraglia circolare che l’abbraccia sia sul lato ovest che sul retro.
Ed è per altro anche più che visibile da chiunque percorra il vico Lungo a Pontecorvo.
- La promozione dello stato sociale del piccolo conservatorio e convento delle Cappuccinelle fu tanto e tale che già nel 1613 si dovette pensare ad un allargamento degli spazi che nel frattempo divennero esigui per il numero delle presenze. E fu questo e non un altro il motivo per cui, le proprietà Giglio-Scarpati sconfinarono prima spontaneamente e poi per regesto notarile nel vicinissimo palazzo De Mari, a sua volta, quest’ultimo, fondatore del monastero e chiesa di Santa Maria delle Periclitanti. Dimostrazione del periodo d’oro di questa chiesa furono poi i lavori di riassetto ed ammodernamento attivati e condotti egregiamente per la chiesa a partire dal 1712, da Giovan Battista Nauclerio, autore medesimo della sistemazione degli spazi interni alla chiesa di Santa Maria del Caravaggio a piazza Dante. Mentre per il convento questi si protrassero fino al 1760. E non va dimenticata la controversia durata anche un bel po’, con le monache del monastero della Maddalena, infastidite dalla sporgenza e del campanile e del cupolino progettati e realizzati dallo stesso Nauclerio. La costruzione di tutto quanto il complesso è stata possibile solo grazie all’efficacia di connettere tra loro tre diversi edifici, tutti e tre stante all’interno del perimetro di quella muraglia che tutto oggi ne compone il massiccio fronte. Lo ricordano tra l’altro anche la stessa dimensione dei chiostri interni, ricavati da prestazioni di ingegneria edile; mentre, proprio il cortile delle Cappuccinelle fu per molti e molti anni attraversato da un corridoio aereo, che montava in quel punto su grosse arcate, in segno dell’antica strada preesistente all’unificazione dei tre diversi edifici. Risale invece al biennio 1746-1748 la costruzione della nuova officina, lo spazio per un forno funzionante, la cantina, la cisterna, un refettorio con cucina, ed è in questa occasione che il regio tavolario di corte, Casimiro Vetromile, unitamente all’opera dell’ingegner Modesto Romano, costruirà l’infermeria in un nuovo braccio del monastero, e due belvedere: uno coperto, l’altro scoperto, segnalato visibilmente dalla strada da una brillante trovata di sistemare archi aerei. Interventi postumi al 1760 sono da riferirsi all’opera di qualità posta in essere da Niccolò Tagliacozzi Canale, mentre è del 1767 un intervento sul fronte compatto del monastero da parte del Tribunale di Fortificazione Mattonata ed Acqua e pagati con le risorse economiche delle Cappuccinelle.
Spazio note
(1) Liberamente estratto da: Napoli sacra : guida alle chiese della città 13° itinerario da pagina 772 a pagina 775 Coordinamento scientifico: Nicola Spinosa ; a cura di Gemma Cautela, Leonardo Di Mauro, Renato Ruotolo. - Napoli : Elio De Rosa. - v. ; 33 cm. ((In cop.: Soprintendenza per i beni artistici e storici. Codice SBN NAP0150544.(2) Quattro basi di pietra vesuviana grigia e quattro lesene che ne inquadrano le parte centrale con stucchi pagati nel 1760 a Stefano Zagaroli.
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