Chiesa San Giuseppe delle Scalze Napoli

È una delle chiese chiuse della città di Napoli1, assieme alla chiesa delle Cappuccinelle è la seconda delle chiese chiuse del comparto Pontecorvo-San Potito.

E’ anche meglio conosciuta come chiesa di San Giuseppe a Pontecorvo, splendido capolavoro barocco di Cosimo di Fanzago, 1660-1663, vicina per sistemazione geometrica dello spazio alla chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane in Roma, opera di Francesco Borromini, 1634-1641.

Mentre per la forma della pianta a croce greca allungata, questa l’avvicina alla chiesa di San Giorgio Maggiore a Forcella. Ed è per altro questa la chiesa dove si custodì per lunghi anni anche il vero ritratto di Santa Francesca delle Cinque Piaghe2.

Sta ubicata sull’altura di Pontecorvo, comparto alto del borgo dell’Avvocata che in questo tratto arranca tra le pendici settentrionali del Corso Vittorio Emanuele.

L’andamento della facciata di questa chiesa importa quello precedente del palazzo Pontecorvo.


L’immobile è inutilizzato e molte opere d’arte ad esse assegnate oggi si collocano al secondo piano della Reggia a Capodimonte.

Ed infine, per l’interessamento di Luca Giordano, questa chiesa lega il suo nome alla chiesa di Santa Maria del Pianto, sulla collina cimiteriale della zona orientale.

  • Laddove si conservano due tele del medesimo artista in omaggio a Lucrezia de Cardona, moglie del principe di Squillace, benefattrice dell’Ordine delle Carmelitane e principale sostenitrice economica per la costruzione di questa chiesa. La chiesa, dedicata San Giuseppe, fondata nel 1606 da cinque monache Teresiane, domina l’ancor più antico complesso immobiliare del marchese Spinelli di Tarsia, al quale fu sottratto per effetto della compravendita notarile datata 1640, a segno e nome del Monastero dei Santi Severino e Sossio al Pendino. I lavori, terminati solo nel 1663, furono interessati da varie interruzioni di sorta, riavviati da questioni di riadattamento da Cosimo dei Fanzago prima nel 1643 e successivamente nel 1660. 

La grandiosità di questa chiesa sta tutto nella facciata e controfacciata. 

Principalmente perché essa avrebbe dovuto mostrare la forza del piperno in luogo invece della rigidità degli stucchi che la compongono.

  • Ed in secondo il modello del suo autore, la volle semplicemente come naturale estensione anatomica dell’appartato di facciata di palazzo Spinelli nel percorso che questa compie in direzione est-ovest. La controfacciata accompagna gli ambienti del piano nobile del medesimo, e tra le due facciate, la soluzione fanziaghiana, si presenta sorprendente, suggestiva ed originale: un ampio atrio con scale e balaustre impreziosite da rifiniture collegano l’accesso al palazzo al livello della chiesa stessa. Tre grandi arcate a loro volta permettono di far entrare all’interno dell’atrio abbondante luce solare, catturata appena dalle sagome di tre statue, forse di manifattura dello stesso Cosimo Fanzago. Esse sono: San Giuseppe al centro, Santa Teresa a sinistra e San Pietro d’Alcantara a destra. Questo tipo di soluzione, arrangiamento proprio di Cosimo Fanzago, lo si troverà anche in altre chiese di Napoli, prime tra tutte, appunto per la straordinaria somiglianza, presso la chiesa di San Francesco degli Scarioni, al Rosariello alle Pigne, piazza Cavour3. Tra le opere più importanti commissionate dalle Teresiane a Luca Giordano si ricorda l’enorme tela collocata inizialmente sull’altare maggiore e ritraente La sacra Famiglia e la Visione dei Simboli della Passione datato 1660, siglato “L.G”, oggi in custodia alla Soprintendenza e considerato magnifica opera pittorica che apre allo stile neo veneto peculiare dell’artista negli anni della sua stessa gioventù. È un’opera importantissima ai fini dell’iconografia classica e teologica, poiché essa testimonia l’ondata di misticismo che pervase gli Ordini Carmelitani e Francescani all’indomani della terribile peste del 1656 che decimò il popolo napoletano. Ed ancora: questa tela è importante perché di essa ne esiste ancora oggi una copia francese, a Saint-Etienne, in omaggio al conte di Peñoranda, vicerè di Napoli, dal 1658, nonché protettore dell’Ordine delle Carmelitane.


Spazio note

(1) Liberamente estratto da: Napoli sacra : guida alle chiese della città 13° itinerario da pagina 770 a pagina 772 Coordinamento scientifico: Nicola Spinosa ; a cura di Gemma Cautela, Leonardo Di Mauro, Renato Ruotolo. - Napoli : Elio De Rosa. - v. ; 33 cm. ((In cop.: Soprintendenza per i beni artistici e storici. Codice SBN NAP0150544.
(2) Riferibile per lo stile alla mano di Giuseppe Bonito che ne iscrive l’epigramma Suor Maria Francisca Gallo e vulneribus Jaesu Christi obiit die october 1791
(3) Le figure dei mistici Santa Teresa e San Pietro d’Alcantara furono ritratte in un dipinto del 1660 di Francesco De Maria e collocato sull’altare del cappellone di destra, mentre a sinistra nel cappellone medesimo, un altro quadro, opera del 1670 ritraente Il Calvario, va attribuito allo stesso autore e per gli stessi anni, nonostante ne fosse stata assegnata erroneamente per lungo tempo la paternità al De Mura.