Santa Caterina di Agostino Tesauro Napoli

San Caterina d’Alessandria, di Agostino Tesauro1 è un olio su tavola2 custodito nella Quadreria dei Girolamini, sita in Via Duomo ed adiacente alla biblioteca oratoriana ed alla Chiesa dei Girolamini ubicata nell’omonimo largo decumano superiore della città di Napoli.

Di questo pittore, di cui si hanno notizie della sua attività a Napoli dal 1501 al 1546, nella stessa Quadreria si conserva un’altra tavola raffigurante la Maddalena.

Il percorso stilistico dell’artista, unito alle notizie biografiche, è stato ricostruito da Pierluigi Leone de Castris. Basilari alle ricerche condotte dallo storico dell’arte negli anni Ottanta del Novecento3 furono il ritrovamento e la pubblicazione da parte del Kalby4, della Pala di Cava dei Tirreni del 1517-18, una delle poche opere documentate del pittore, ed i restauri dei coevi affreschi della cappella Tocco nel Duomo di Napoli5 con Storie di Sant’Aspreno riferiti all’artista sin dalle fonti secentesche.


La formazione del Tesauro si fonda sui contatti con l’emiliano Rimpatta.

Il dipinto di Cava e gli affreschi del Duomo napoletano costituiscono le tappe fondamentali per analizzare il succinto corpus di opere del pittore e per definire la biografia dell’artista di cui si posseggono poche notizie.

  • Nel 1501 è documentato un suo impegno nel dipingere una “cona con diversi santi” per le suore di San Gregorio Armeno, nel 1511 esegue un’altra cona in San Pietro ad Aram al Rettifilo e nel 1517 s’impegna a realizzare la pala per la cappella di Santa Maria della Peschiera a Cava de’ Tirreni ritrovata e pubblicata dal Kalby. Precedentemente alle opere di Cava e della cappella Tocco, l’artista esegue gli affreschi del coro di San Francesco ad Eboli del 1512 circa. Tra il 1515 ed il 1520, Tesauro dipinge alcune Madonne con bambino, una per San Domenico Maggiore a Spaccanapoli, datata 1518, un’altra per la chiesa dei Santi San Marcellino e Festo ed una terza attualmente conservata al Museo Grobet-Labadie di Marsiglia, e lo Sposalizio mistico di S. Caterina alla Trinità dei Pellegrini alla Pignasecca. La formazione artistica del Tesauro si fonda sui contatti, nei primissimi anni Dieci, con l’emiliano Antonio Rimpatta e sulla conoscenza degli “sfondati prospettici” di Pedro Fernandez nella cappella Carafa in San Domenico a Napoli. Nel periodo che va dagli affreschi di Eboli a quelli della Cappella Tocco, lo stile di Agostino Tesauro cambia “dal decorativismo umbro-pinturicchiesco degli inizi, presto venato da ambizioni plastico-prospettiche di marca iberico-lombarda, alla maturità raffaellesca e «romana», caratterizzata da un crescente parallelismo con l’arte del Sabatini“6.

Se nel periodo anteriore al 1520, dunque, i modi del pittore sono analoghi a quelli di Fernandez.

Oltre ad Andrea da Salerno e Stefano Sparano, nelle opere posteriori a tale data l’artista si avvicina allo stile di Machuca e di Polidoro da Caravaggio.

  • Gli ultimi lavori pervenutici, posteriori al 1520, sono il polittico del Museo di Palazzo Reale di Napoli, l’Adorazione dei magi del Museo di Capodimonte e la Pietà alla Strossmayerova Galerija di Zagabria. Completano la produzione del Tesauro la Madonna col Bambino del Santaurio della Madonna dell’Arco di Sant’Anastasia, un dipinto nel convento di San Francesco a Nocera Inferiore e gli affreschi di uno dei rari complessi “a fresco” della Napoli primo-cinquecentesca quale l’atrio della chiesa di San Gennaro dei Poveri o extra-moenia annessa all’ospedale per i poveri infermi; gli ultimi lavori, quelli in San Gennaro dei Poveri, sono stati accostati all’artista da Leone de Castris7. Lo storico dell’arte, nei suoi interventi sull’artista, data la Santa Caterina e la Maddalena della Quadreria dei Girolamini tra il 1515 ed il 1518, nel periodo delle imprese di Cava e della Cappella Tocco. Il Leone de Castris, oltre a ricostruire la breve ma poco lineare storia critica dei dipinti, la loro provenienza ignota e le diverse attribuzioni a Silvestro Buono, Leonardo da Pistoia e Stefano Sparano, riconduce le due tavole dei Girolamini all’interno del corpus del Tesauro attraverso le analogie con le opere citate in precedenza ossia la pala di Cava, la Madonna di S. Domenico, il polittico di Palazzo Reale, gli affreschi del Duomo napoletano. Nel recensire le opere ai Girolamini, Leone de Castris argomenta la mano del Tesauro scrivendo: “Legata agli elementi di una tradizione “umbra” molto apprezzata a cavallo fra Quattro e Cinquecento nel Meridione d’Italia e rinfocolata dagli arrivi – fra l’altro – di Antonio Rimpatta e Francesco da Tolentino è la grazia modesta e sinuosa delle due figure femminili, l’accordo di colori puri e brillanti (rossi, azzurri, verdi etc.) ed ancora l’apparato di bordure, ramages e puntini dorati che decorano con abbondanza le vesti delle due sante, caratteristiche per altro niente affatto esclusive – fra primo e secondo decennio – di Stefano Sparano, ma condivise invece da molti altri giovani pittori regnicoli, incluso Andrea Sabatini". Spicca invece per originalità e novità l’impianto monumentale delle figure e una certa ridondanza plastica di panni, come quelli che si gonfiano dietro le spalle delle due donne, ad indizio di un probabile precoce incontro con la Roma di Raffaello e della sua bottega; inoltre compare come caratteristica del pittore una certa velocità e “nonchalance” esecutiva – evidente, ad esempio, nella manica e negli altri panni della S. Caterina – che contrasta con la finitezza esornativa dell’immagine voluta dai decori di tradizione centro-italiana. Tutti questi dati concorrono nell’indicare Agostino Tesauro come responsabile dell’esecuzione delle due tavole”8. In conclusione è da ricordare e da precisare che Agostino Tesauro, insieme ad Andrea da Salerno e Stefano Sparano, è uno dei maggiori pittori del primo Cinquecento napoletano.


Spazio note

(1) Liberamente estratto da Pierluigi Leone de Castris, Scheda delle opere "Maddalena" e "Santa Caterina d’Alessandria", in La Quadreria dei Girolamini, a cura di Pierluigi Leone de Castris e Roberto Middione, Guida, Napoli, 1986, pp. 28-31 (Biblioteca Nazionale Braidense, collocazione 280 H 244); Pierluigi Leone de Castris, Agostino Tesauro, in Paola Giusti, Pierluigi Leone de Castris, Pittura del Cinquecento a Napoli. 1510-1540 forastieri e regnicoli, Electa, Napoli, 1988, pp. 187-208 (Biblioteca Nazionale Braidense, collocazione 280 L 730-1); Pierluigi Leone de Castris, Scheda biografica "Tesauro, Agostino", in La pittura in Italia. Il Cinquecento, a cura di Giuliano Briganti, riedizione accresciuta e aggiornata, Electa, Milano, 1988, Vol. II, p. 849 (Biblioteca Nazionale Braidense, collocazione CONS. G 157 3/2).
(2) Olio su tavola, cm 168 x 61. Le misure, la tecnica, il supporto sono riferiti in La Quadreria dei Girolamini, a cura di Pierluigi Leone de Castris e Roberto Middione, Guida, Napoli, 1986, p. 28. Inoltre il dipinto è illustrato in un altro testo dedicato alla quadreria intitolato La Quadreria dei Girolamini, a cura di Roberto Middione, Elio de Rosa, Pozzuoli, 1995, p. 18 (raccolta personale).
(3) Fondamentale per la personalità artistica di Agostino Tesauro è il saggio di Pierluigi Leone de Castris dal titolo Agostino Tesauro, in Paola Giusti, Pierluigi Leone de Castris, Pittura del Cinquecento a Napoli. 1510-1540 forastieri e regnicoli, Electa, Napoli, 1988, pp. 187-208.
(4) L. Kalby, L’arrivo della maniera a Napoli e Agostino Tesauro, in Bollettino di Storia dell’arte del centro studi per i nuclei antichi e documenti artistici della Campania meridionale. Salerno, Avellino, Benevento, 1973, n. 1, pp. 29-38. L’informazione del ritrovamento e della pubblicazione del dipinto di Cava da parte del Kalby ed il relativo riferimento bibliografico è di Pierluigi Leone de Castris, Scheda delle opere "Maddalena" e "Santa Caterina d’Alessandria", in La Quadreria dei Girolamini, a cura di Pierluigi Leone de Castris e Roberto Middione, Guida, Napoli, 1986, p. 28.
(5) È possibile reperire illustrazioni degli affreschi in Paola Giusti, Pierluigi Leone de Castris, Pittura del Cinquecento a Napoli. 1510-1540 forastieri e regnicoli, Electa, Napoli, 1988, ill. 197-202, ill. a colori p. 209.
(6) Pierluigi Leone de Castris, Scheda delle opere "Maddalena" e "Santa Caterina d’Alessandria", in La Quadreria dei Girolamini, a cura di Pierluigi Leone de Castris e Roberto Middione, Guida, Napoli, 1986, p. 28.
(7) Pierluigi Leone de Castris, Agostino Tesauro, in Paola Giusti, Pierluigi Leone de Castris, Pittura del Cinquecento a Napoli. 1510-1540 forastieri e regnicoli, Electa, Napoli, 1988, p. 200, ill. p. 207.
(8) Pierluigi Leone de Castris, Scheda delle opere "Maddalena" e "Santa Caterina d’Alessandria", in La Quadreria dei Girolamini, a cura di Pierluigi Leone de Castris e Roberto Middione, Guida, Napoli, 1986, pp. 28-30.