Zona Sant'Andrea delle Dame

La sistemazione di questo comparto urbano partì a fine Ottocento proprio dal restauro del monastero e della chiesa di Sant’Andrea delle Dame, fatto costruire dalle sorelle Parascanodolo e da Marco, l’unico fratello, che s’era fatto teatino assieme all’architetto Valerio Pagano.
La zona fu rivisitata in chiave tipologica nel 1891, onde ricavarne spazio ad uso comunale per i senza tetto ospitati nelle immense sale del monastero, più o meno come capitò per il Real Albergo dei Poveri a Carlo III e alla Santa Casa dell’Annunziata a Forcella; il Genio Civile, entro un piano di contenimento più efficace ne consacrerà l’uso per la ricerca scientifica posseduta dalla Seconda Università di Napoli, facoltà di Medicina Oculustica.
Le azioni di bonifica di questo comparto trasformeranno completamente anche il monastero di San Gaudioso, laddove tutto era partito e, all’indomani del disastroso evento bellico del 4 agosto 1943, il riadattamento d’uso finirà per distruggere completamente il monastero della Sapienza e della Croce di Lucca a piazzetta Miraglia.
Gli edifici di questa zona poggiano tutti su ciò che resta delle anzidette mura greche.
Nel 1954, durante l’installazione di una cabina elettrica all’interno del chiostro grande del monastero di Sant’Andrea delle Dame, verranno riportati in luce elementi archeologici risalenti all’epoca della neapolis greco-romana, e lasciati in vista come elemento qualificante dell’area.
- Si tratta di pezzi delle mura greche con orientamento nord-est sud-ovest, le stesse mura greche rimaste anch’esse scoperte a piazza Bellini. È in effetti il penultimo colle a ridosso di Caponapoli, un grandissimo isolato dominato dall’omonimo convento e, costruito sfruttando la pendenza media di via De Crecchio, e negli anni della bonifica di Gioacchino Murat, la zona ha trovato conclusione dalla costruzione di palazzi a cortile che però affacciano su Via Costantinopoli. I palazzi prospiscienti via Costantinopoli, quindi, costituiscono un elemento di bordo con caratterizzata autonomia tipologica, squisitamente confermato dal disegno del Lafrery che porta data 1566 ed inseguito ad una controversia che ha visto in lite giudiziaria due diversi Ordini di monache, la zona ed il monastero che gliene dà il nome, cambieranno aspetto topografico anche sulla veduta di Alessandro Baratta del 1629. Gli edifici di questa zona, ad est e ad ovest della via del Sole, poggiano tutti su ciò che resta delle anzidette mura greche. Si tratta di patrimonio immobiliare antico e più o meno antico e per quelli più datati non si escludono processi di costruzione che sfruttarono durante gli anni dell’allineamento della città realizzata tutto il materiale di risulta col quale fu in parte anche fortificato il complesso chiesastico di Sant’Antoniello a Port’Alba. La zona dall’oggi al domani diverrà intramoenia, allorquando il vicerè Pedro de Toledo, allargherà le mura della città ad oriente ed occidente, contestualizzando tutto il centro antico, del fenomeno medievale circa l'insediamento signorile e monastico, con costruzioni in serie di chiese e palazzi, associato anche alla distribuzione di nuovi lotti abitati tra il primo Seicento anche sulla collina del Vomero.
Spazio note
(1) Centro antico / Italo Ferraro. - Napoli : Clean, 2002. - LXX, 599 p. : ill. ; 31 cm. Codice SBN UFI0406320 ISBN 8884970822 BNN Sezione Napoletana VII A 1638/1Categorie delle Guide
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