Predica di San Paolo del Postiglione a Napoli

Quest’artista è anche noto per esser stato allievo di Costanzo Angelini e poco oltre il 1853, anche un attivo collaboratore del Mancinelli.
Tuttavia, col tempo, sotto giusta considerazione si sono riscontrati notevoli dubbi sulla matrice di questo quadro assegnato alla scuola napoletana, se non altro per la teoria delle tonalità che si susseguono da un personaggio all’altro, il rosso, il verde, il blu lapis ed il giallo, ed oltre tutto, la donna sullo sfondo, subito sotto la lesena, è un tipico stratagemma classicista che si sposa bene con l’elevata rifinitura pittorica neopoussiniana.
Ed ancora: quest’altro dipinto mostra come l’autore non abbia fatto sforzo alcuno per arricchirne il contenuto di fantasia, quanto piuttosto di farlo somigliare in tutto e per tutto al repertorio di Raffaello e Poussin.
Il secondo dei dipinti oggetto dell'Esposizioni borboniche del 1841.
È un’opera di intensa qualità e bellezza per la classicità delle impostazioni date alle forme ed ai colori.
- Composizioni queste che richiamano le abitudini artistiche dell’inoltrato Ottocento, sempre fermo restando che le due tele furono oggetto delle Esposizioni borboniche del 1841. I due santi delle due rispettive tele, anche se con poca coerenza iconografica, ripetono il gusto di Raffaello, di riprendere le movenze del Grande Vecchio, la postura pedagogica, l’impressone austera, la saggezza della canizie nella folta chioma dei capelli e della barba bianca, e, inconfondibile, il rosso del manto che indossa Paolo, conferisce al personaggio la dignità episcopale, differentemente dal color oro del drappo che copre la spalla sinistra di San Pietro nell’altro quadro, al quale, non è fu fatto mancare l’encomio del Quattromani che ne riconobbe la bellezza nell’andar di pieghe grandioso, sotto le quali, s’intravede il segno distintivo della dignità pontificia: le Chiavi del Regno. La scena ritrae San Paolo che converte Lidia, all’interno di un complesso gioco di colori e di forme, a partire dal drappo che copre il fondo della scena e ne preclude il passaggio a qualsiasi altra possibilità se non al leitmotiv caldo ed armonioso, di un colloquio tra due persone sorprese a star di profilo; delle quali, una sta seduta su uno scranno del tipo archeologico, ottenendosi per tanto quel giusto fuoco visivo che rende l’esempio di un momento di grande didattica oltre che di grande morale.
Spazio note
(1) Olio su tela cm 130x104 di Raffaele Postiglione. La scena è ripresa dagli Atti degli Apostoli, 16,13,15 (2) Contributi: Ugo Carughi, Luisa Martorelli, Annalisa Porzio in Il Palazzo della Prefettura introduzione di Agatino Neri. Sergio Civita Editore Officine Grafiche Peerson Napoli 1989. A pagina 86Categorie delle Guide
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