Chiesa San Diego dell’Ospedaletto Napoli

È una delle chiese chiuse di Napoli1, dedicata a San Diego con l’annesso convento, oggi quasi del tutto dismesso dalla sua funzione originaria.

Ed è reduce dalle terribili vicende storiche che lo videro abbattuto in parte dal terremoto del 1784, e da i bombardamenti del 1943 ed infine occupato dalla Polizia di Stato che lo usa a completamento della logistica operativa alla sede ufficiale presso il palazzo della Questura situata anch’essa lungo il primo rettilineo di via Medina.

Assieme al quale, tra l’altro, chiude il versante a settentrione della stessa strada aperta a sud dall’imbocco di piazza Municipio, sulla stessa linea del fronte su cui prospetta la facciata della chiesa dei Turchini.
Tatticamente il vecchio monastero di San Diego dell’Ospedaletto serve l’angolo intercettato dalla gran mole di palazzo Troise, all’incrocio tra via Medina e via Monteoliveto, e tra Via Armando Diaz e la sua naturale prosecuzione: via Cardinal Guglielmo San Felice, sulla quale ancora prosegue seguendo la bassa quota servita, a sua volta, da una rampa carrabile in discesa che conduce lateralmente nel cuore di Rua Catalana alle sue spalle.


Frate Agostino de Cupitis d’Eboli e alle generosi donazioni dei nobili napoletani.

Nel 1514 la nobildonna Giovanna Castriota Scanderbech fece costruire, nel luogo dove adesso sorge la chiesa, un’edicola votiva a San Gioacchino.

  • Con un annesso ospedale che aveva la funzione di ospitare i nobili decaduti, da cui il nome “Ospedaletto”. Alla morte della pia donna, lo stabile fu donato alla confraternita Francescana dei Minori Osservanti che trasformarono l’ex ospedale in convento e, nel 1595, grazie all’interessamento del frate Agostino de Cupitis d’Eboli e alle generosi donazioni dei nobili napoletani, demolita l’edicola votiva, edificarono l’attuale chiesa a San Diego. La confraternita si distinse per le grandi opere di assistenza che riuscì a portare nelle zone più degradate e povere della città, e già dal ‘600 prese parte al corteo del Giovedì Santo detto “Processione degli Spagnoli”; esso aveva inizio all’imbrunire e percorreva, durante tutta la notte, le strade di Via Toledo e ciò che all’epoca fu il borgo San Giuseppe, poi accorpato dalle unità fasciste del 1925 nel moderno rione Carità. Con il terremoto del 1784, l’intera struttura subì ingenti danni e diversi affreschi dello Stanzione e del Vaccaro andarono distrutti; ad essi si sostituirono, duranti i lavori di restauro, le opere di Andrea Mattei e Angelo Mozzillo, a loro volta andati distrutti durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, a quest’ultimo, poi, fu attribuito, l’affresco del Martirio di San Lorenzo, patrono dell’omonima chiesa all’apice della Via dei Pastori, all’incrocio di questa col transetto diviso dall’abside dall’altare maggiore e dallo spazio delle cappelle radiali.

Il patrimonio artistico di San Diego dell'Ospedaletto. 

Le opere erano collocate sul soffitto della navata centrale, suddiviso in cinque scompartimenti.

  • Nei primi quattro erano posizionati gli affreschi del Mozzillo, mentre nell’ultimo era possibile ammirare l’opera di Paolo Mattei, in cui era rappresentato il Santo durante uno dei suoi numerosi viaggi di evangelizzazione nelle Isole Canarie. Nelle lunette laterali erano raffigurate le Virtù, mentre lateralmente al finestrone, nel sovrapporta, era collocata un opera ancora di Angelo Mozzillo raffigurante la Predicazione e un miracolo del Santo. Le due tombe laterali in marmo, di Nicola Ludovini e Anna Arduini, ancora visibili, sono opera dello scultore Giacomo Colombo su disegno di Francesco Solimena. Nella prima cappella di sinistra troviamo una tela raffigurante San Pasquale del pittore Francesco De Mura, mentre nella successiva era collocata un’opera di Nicola Vaccaro andata dispersa e ritraente i Santi Rosa, Rocco e Teresa. Medesima sorte è toccata alla tavola di Marco da Pino, un “Cristo curvato in croce”, presente nella terza cappella di sinistra. Il cappellone ospita sei tele di Michele Ragolia raffiguranti “Storie di San Francesco d’Assisi”, mentre nella volta possiamo ammirare affreschi con “Le storie della Vergine” e “Storie di Isacco e Giacobbe” attribuibili a Battistello Caracciolo.


L’Altare della grande cappella ospita una tela della “Madonna con il bambino e i SS. Francesco e Andrea” di Luca Giordano.

  • La quale originariamente decorava l’altare del transetto destro e che fu ritenuta erroneamente dispersa. Il pannello decorativo dell’Altare Maggiore, decorato con lo stesso motivo della balaustra, fu saccheggiato in epoca post-bellica e la tela della “Morte di San Diego” di Angelo Mozzillo, collocata nella parte posteriore del coro, assieme a due altri affreschi, fanno parte di quelle opere distrutte durante i bombardamenti. Degli affreschi rimangono solo quello laterale destro, per altro in pessimo stato di conservazione, “San Diego ricevuto dal Vescovo d’Alcalà” e due figure allegoriche in stucco, collocate sulla parete dell’abside, attribuibili alla scuola dello scultore partenopeo Angelo Viva. Nel cappellone seguente era collocato un crocifisso, ora sostituito da uno di recente fattura, e nella prima cappella a seguire una tela con la “Resurrezione di Lazzaro” anch’essa dispersa. Nella seconda cappella del lato destro un dipinto di Andrea Vaccaro che raffigura “Sant’Antonio da Padova”, opera di evidente influenza stanzionesca ora conservata nella sagrestia. Nella terza e quarta cappella erano presenti due opere, una del Mastroleo e l’altra del Rigoglia, entrambe disperse. Infine, nell’ultima cappella del lato destro, presente il “Transito di San Giuseppe” di Massimo Stanzione che ha preso il posto del dipinto, andato perduto, di Antonio Sarnelli “Vergine con i Santi Lazzaro e Lucia”. A partire dal 1943 cominciò un periodo di declino dell’intera struttura, soprattutto a causa della confinante caserma di Polizia “Bixio” che, sorta all’interno dell’ex convento francescano, andò quasi ad inglobare l’intera struttura. Nel 1969 la sede della confraternita venne trasferita e le Forze di Polizia, nonostante l’opposizione della Curia arcivescovile, occuparono fisicamente i locali della chiesa; dopo anni di proteste si raggiunse un accordo in cui si decise che la Questura avrebbe pagato una cifra simbolica di mille lire annue per usufruire dei locali della Curia.


Spazio note

(1) Estratto da Guida sacra della citta di Napoli / Gennaro Aspreno Galante ; a cura di Nicola Spinosa. - Napoli : Societa editrice napoletana, [1985]. - LVI, 386 p., [66]; cfr "Splendori e decadenza di cento chiese napoletane : piccola guida per i curiosi"... / Antonio Lazzarini. - Napoli : Gabbiani sopra il mare, 2006.