Paternità della Galleria Umberto I a Napoli

La paternità dell’opera della Galleria Umberto I a Napoli1 costruita sullo scomparso rione Santa Brigida al margine settentrionale del quartier San Ferdinando, per quanto riguarda il progetto di avvio dei lavori, è generalmente affidata ad Emmanuele Rocco ed ancora a quest’ultimo è attribuito l’ingresso principale alla Galleria lato teatro San Carlo.
Al professor Francesco Paolo Boubé per la copertura in ferro e vetro ed ad Ernesto Di Mauro e Antonio Curri per quanto riguarda invece le parti decorative2.

Renato Ruotolo in un suo saggio a continuazione di un lavoro d’opera concluso da Giancarlo Alisio concorda nell’affidare ad Emmanuele Rocco l’avvio dei lavori del complesso architettonico, che però, aggiunge, furono condotti a termine magistralmente dal Di Mauro, ingegnere di Roma, collaudato professionista già direttore di lavori di fabbrica, chiamato sul cantiere dalla Società romana lmpresa dell’Esquilino3.

I giornali dell’epoca felici dell’avvio dei valori di esproprio e riqualificazione del territorio, non nascosero l’entusiasmo di portare alla ribalta anche le figure minori che coadiuvarono l’impresa dell’ingegnere romano affidandogli quindi, pienamente e definitivamente, il ruolo di primo piano nella diretta progettazione dei lavori architettonici e decorativi.



Essi sono l’ingegner Giuseppe Foramitti di Venezia, e tutto quanto l’ufficio tecnico del Comune di Napoli con a capo l’ingegner Violà con tanto di disegnatori al seguito.

  • La divisione in lesene dei prospetti interni alla fabbrica sono senza dubbio opera del Di Mauro, ma, ancora il Ruotolo, ammette, sapendolo dal Giannelli, che il Di Mauro non avrebbe potuto ottenere medesimo risultato senza l’aiuto del Curri, del quale, conclude, sono sicuramente di quest’ultimo le Neiadi e Ninfe sul portale di ingresso alla Galleria lato Via Santa Brigida, e sua è anche, la sistemazione dell’esedra davanti all’ingresso lato teatro San Carlo4. Non vi sono accertamenti che il Di Mauro abbia anche lui sistemato l’esedra davanti al San Carlo, e che vi sia la sua mano nella configurazione di questo ambiente con due arconi in luogo dei tre comunque previsti nel progetto firmato da Emmanuele Rocco. Di sicuro, secondo gli studi condotti da Ugo Carughi, presso gli archivi della Banca d’Italia ancora si conservano i grafici da lui stesso visionati e sottoposti all’attenzione dell’ingegner Vitale a firma dell’ingegner Biaja e sui quali, suggestivi emergono con chiarezza i punti di attacco atterra dell’esedra lato Via San Carlo con la veneranda chiesa di San Ferdinando di Palazzo e la sistemazione autoctona di un cortile con annesso un teatro mai costruito, nell’edificio ad angolo tra Via Santa Brigida e Via Verdi sul fronte interno del palazzo della Borghesia, poi riconosciuto come l’ex palazzo Capone, all’interno del quale, fu costruito il Salone Margherita in riparazione del danno arrecato al Comune di Napoli nell’annosa questione del piano attico abusivo.


Spazio note

(1) Galleria Umberto I. Architettura del ferro a Napoli di Ugo Carughi prefazione di Giancarlo Alisio, Franco Di Mauro Editore. Il presente volume nasce da una ricerca condotta nell’’ambito dei programmi dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, ISBN-88-85263-86-0 BNN distribuzione 2008 D 12
(2) Renato Ruotolo, Saggio storico artistico in R. Ribaud, Cent’Anni di Galleria a Napoli (1890-1990) alle pagine 29 e 30
(3) Ernesto Di Mauro quindi, per la sua presenza sul posto subentrato ad Emmanuele Rocco avvicina la Galleria Umberto I a Napoli al palazzo Villa-Boggio al Corso Vittorio Emanuele in Roma, progettato e realizzato proprio dal Di Mauro nel 1886.
(4) E. Giannelli, Artisti napoletani viventi, Napoli 1909, pagina 712