Chiesa Sant’Aspreno dei Crociferi Napoli

Sant’Aspreno dei Crociferi è una delle chiese chiuse del centro storico di Napoli1, chiusa all’ufficio del culto dal 1980 in poi. E’ conosciuta anche col toponimo Crocelle ai Vergini.

L’attuale chiesa sarebbe la seconda versione dell’impianto primitivo, avviata per pia disposizione del matematico Antonio Monteforte, ultimata e consegnata nel 1760, con supporto tecnico dei fratelli Vecchione che la realizzano arretrata rispetto allo slargo che la precede.


Fu fondata come chiesa nella versione precedente del 1633, assieme al suo monastero ricavato da una casa con giardino di proprietà di donna Giovanna di Capua, contessa di Montorio, che a sua volta lo ha ereditato dal marchese Altobello, dinastia napoletana dei Carafa2,
L'edificio sacro è ancor oggi riconoscibile e ben confrontabile col documento topografico che lo disegna sulla pianta esteso fino al Supportico Lopez, al portone numero 26, meglio noto come il palazzo ottocentesco di Domenico D’Alessio, e alle sue spalle, prosegue fino all’incrocio con via dei Miracoli.



La chiesa ha una facciata disegnata su due ordini ed un robusto cornicione; coppie di lesene abbracciano il portale elevato da una media scalinata, il tutto prospiciente l’antistante piazzetta nel borgo dei Crociferi.

  • L’ingresso all’impianto si trova poco oltre la linea di confine del comparto fuori Porta San Gennaro, determinato nell’isolato composto dall’ex Casa dei Camaldolesi ad angolo di piazza Cavour, ovvero l’immobile che lo nasconde a partire dal numero 24 di via Crociferi e 25 di Via Foria, costruito compatto per offrire alloggio a sacerdoti e laici del Terz’Ordine dei Camaldolesi3. Al numero 68 della piazzetta antistante la chiesa di Santa Maria Succurre Miseris, invece, all’interno del palazzo, che le sta di fronte, ancora conosciuto come palazzo di Capua, a sinistra del vestibolo, un ambulacro mena il passaggio all’antiscala dell’antico monastero dei Crociferi, aperto sotto grandi finestre ad arco non del tutto sparite. Venne dedicata al vescovo Aspreno già ancor prima che fosse stata costruita, ed infine si legge dai documenti, che fu voluta per diffondere in tutto il Borgo dei Vergini, la “…novella religione dei Crociferi”. Altra richiesta fu quella di un convento per comoda residenza di tutti gli studenti suoi professi da sistemare attiguo all’immobile sacro, che di lì a poco diverrà il noviziato dei medesimi padri che hanno avuto da sempre a Napoli la propria curia generalizia nell’omonima chiesa in Via del Chiatamone4, ed una casa di riposo per gli anziani confratelli dell’Ordine in Via Confalone sulla collina del Vomero. Gli unici ad opporsi alla costruzione della chiesa medesima furono i congregati Teatini dei Santi Apostoli, forti della prammatica ecclesiastica che impediva ad altre omologhe congregazioni di erigere case e chiese in uno spazio compreso entro la ”misura di cento quaranta canne”. Fu piuttosto vero invece, che gli stessi Teatini fossero preoccupati dei nuovi aggiunti in relazione al dominio di gran parte del comparto già avviato con la presenza sul posto di una loro compagnia insediata nella casa e chiesa di Santa Maria della Misericordia, la quale, è anche vero, che assieme ai Bianchi della Giustizia presso Santa Maria Succurre Miseriis, oggi come allora ”ammassano, assembrano, accalcano con proprietà e forme giuridiche” tutta quanta l’area di accesso privilegiato al polo religioso sotterraneo di San Gennaro, San Severo e San Gaudioso alla Sanità. La chiesa è a navata unica e due cappelle per lato, abside rettangolare della stessa misura della navata e dall’ampio cappellone di destra attraverso una sorta di ”passaggio in seconda”, si spunta fuori in via dei Miracoli.


Spazio note

(1) [5]: Stella, Vergini, Sanità / Italo Ferraro. - Napoli : Oikos, 2010. - p. 606 : ill. ; 31 cm. ((In calce al frontespizio : Fondazione Premio Napoli ; MN Metropolitana SpA Codice SBN NAP0544539 ISBN 9788890147883 BNN Sez. Nap,,  VII A 1638/5 pag 133
(2) Copia anastatica del 1974 di: Carlo Celano, Delle notizie del Bello, dell'Antico e del Curioso della Città di Napoli per i signori forastieri, Napoli 1724. Tavola ad acquaforte raffigurante la fontana Fonseca, della quale l'autore racconta che «un'empio, per invidia, in una notte, con un martello, la ruppe, come anco fece a molti de' nostri marmi », F.E.C., Fondo Edifici di Culto, presso la biblioteca ubicata nel Palazzo del Viminale in Roma, gestita dalla Direzione Centrale che amministra il Fondo medesimo, nel più vasto ambito del Dipartimento per le Libertà Civili e l'Immigrazione.
(3) A.S.C.N., Pianta Ichonografica del gran Largo nominato delle Pigne esistente fuori del muro cementizio di questa fedelissima città di Napoli, fine del XVII secolo quartie San Lorenzo nn 2 e 3