Complesso edilizio Torre Ranieri a Posillipo

Torre Ranieri è un rione sperimentale di Napoli1, adagiato su di un’area panoramica della collina di Posillipo, con architettura estromessa in luogo di una posa in opera di abitazioni a misura di stipendio, secondo le dichiarazioni rese dall’architetto Cosenza2, a partire dalle quali, l’unica conseguenza sarebbe stata il proposito di stimolare l’imprenditoria ad un salto di qualità e quantità che superasse ristrettezze e vecchie miserie3.


Fu proposto in un primo momento di realizzarlo complessivamente per 200 alloggi su via Terracina, grazie all’intervento in saldo al Comune di Napoli che, invece lo rigetterà, più o meno per le ragioni analoghe a quelle dell’INA-Casa che farà altrettanto.

Fu perciò finanziato quasi esclusivamente coi fondi del Governo italiano, dal Ministero dei Lavori Pubblici e dal Genio Civile negli anni 1947-1951 ed una seconda ripresa dei lavori tra il 1955 ed il 1957 su progetto di Luigi Cosenza, Franz Della Sala ed un contributo specialistico dell’universitario Adriano Galli.


L'ambizioso progettosperimentale delle palazzine Torre Ranieri a Posillipo.

Si tratta, più precisamente di un piccolo gruppo di case popolari, sedici palazzine, undici di queste a due piani, quattro a tre piani ed una soltanto a quattro piani, per un totale di 75 alloggi, 248 stanze ed allora offerte a solo 350 famiglie.

  • Esteso su di una superficie vagamente di forma triangolare, complessiva di 15.000 mq, oggi è ubicato nella stretta di via Manzoni, angolo via Posillipo, occupante una buona area panoramica da sempre insediata dalla medio borghesia, presentandosi per quanto riguarda il suo scopo politico, come l’unica iniziativa di tutto il meridione italiano estratto dall’ambizioso programma di trasformare ed industrializzare molte aree regionali dall’edilizia a fini sociali. Tutto quanto il rione, accosto per vaga somiglianza al QT8 di Milano, è nient’altro che un successo sperimentale e per la città napoletana dei prototipi edilizi del dopoguerra europeo, innovativi soprattutto per metodi e per i materiali di costruzione, assai simili ai prodotti di questo settore sperimentati dai francesi durante la ricostruzione del proprio Paese. Le sperimentazioni, invece, sulle scelte tipologiche per le palazzine tradizionali, avvicina questo piccolo ed insolito comparto urbano, ai piani sfalsati degli edifici proposti, poi anche realizzati dal medesimo autore, per il rione del Viale Augusto a Fuorigrotta.

Il sistema complesso delle palazzine Torre Ranieri a Posillipo.

 Il complesso edilizio è stato costruito attorno ad una strada di collegamento ad anello, a sua volta attorno ad una gigantesca aiuola alberata e tutti i sedici lotti sono distribuiti secondo l’asse elio termico.  Adagiati, essi stanno su di uno zoccolo di pietra vulcanica che funge da fronte del complesso sulla sottostante via Petrarca, contenendo gli accessi non carrabili alle palazzine a due piani.

  • Alla palazzina numero uno, si legge sul documento, superficie coperta alloggi a 4 stanze 143×166 mq, è stato impresso il “sistema Savarese”: uguale a due piani con alloggi sfalsati per piano e strutture portanti in calcestruzzo.
  • Alla palazzina numero due, un prefabbricato a doppia parete perimetrale in calcestruzzo, si attua il “sistema Alcam”: due piani per due alloggi a piano, pilastri in cemento armato.
  • Alla palazzina numero tre, il “sistema Del Gaudio”: due piani per due alloggi a piano; pareti in blocchetti forati e prefabbricati, solai con travi precompresse.
  • Alla palazzina numero quattro, il “sistema Foschini”: due piani per due alloggi corrispondenti, case a getto in casseforme in legno e solai con travi solo in parte prefabbricate.
  • Alla palazzina numero cinque, il “sistema Supersacelit”: due piani con due alloggi, pareti n Supersacelit armato e solai Varese.
  • Alla palazzina numero sei, il “sistema lapilcemento”: due piani per due alloggi a piano incassati in blocchetti di cavi di sabbione e cemento.
  • Alla palazzina numero sette, il “sistema a getto”: due piani per due alloggi a piano, pareti in calcestruzzo con casseforme metalliche, solai Varese.
  • Alla palazzina numero otto, il “sistema Motta”: due piani, due alloggi per piano, muratura cellulare di laterizi con strutture di cemento armato.
  • Alla palazzina numero nove, il “sistema Ghira”: tre piani per due alloggi a piano, tompagni a doppia parete per molteplici elementi prefabbricati specie pilastri e travi.
  • Alla palazzina numero dieci, il “sistema Centro Studi”: quattro elementi sfalsati a due piani con un solo alloggio a piano; muratura in mattoni silico-calcarei.
  • Alla palazzina numero undici, il “sistema Sambito”: quattro piani con due alloggi a piano, elementi prefabbricati a piè d’opera specie i pilastri; tompagnature di blocchetti di lapillo e cemento; solai in prefabbricati.
  • Alla palazzina numero dodici, il “sistema Carlini”: quattro piani per due alloggi a piano, pareti a doppia fodera, pieni di conglomerato di lapillo e cemento e pali della S.C.A.C.
  • Alla palazzina numero tredici, il “sistema Tarallo”: tre piani per due alloggi ogni piano, pilastri prefabbricati e pareti in blocchi vibrati, solai con travi in sostanza lapilpomice.
  • Alla palazzina numero quattordici, il “sistema Gaburri”: tre piani per due alloggi ogni piano, tutta quanta montata in opera con tompagni in lapillo.
  • Alla palazzina numero quindici, il “sistema Bianchini”: quattro alloggi su piani sfalsati, lastre prefabbricate in cemento retinato.
  • Alla palazzina numero sedici, il “sistema Parasiliti”: settantadue metri quadrati di superficie coperta per l’unico alloggi su due piani, blocchetti in lapilpomice solai Vibrale.


Spazio note

(1) Liberamente estratto da: Sergio Stenti, Napoli Moderna. Città e case popolari. 1968-1980. Introduzone di Alberto Ferlenga. Napoli 1993 edizioni Clean BNN 2008 A 855, pagg 66-69 Altri contributi: 80 anni di edilizia a Napoli. Vedasi anche: Il finanziamento dell'edilizia economica e popolare. Pagg. 129-132 Leggi il PDF
(2) L. Cosenza, Esperienze d’architettura, Macchiaroli Napoli 1950
(3) E. Vittoria, Ricordo di Luigi Cosenza, in Rinascita, numero 15, 1984