Storia della Collina del Vomero: Cinque e Seicento

I giardini furono impiantati ex novo, e le specie attecchirono e si acclimatarono in zona grazie all’opera eversiva dei dotti illuminati, membri di consorterie più o meno in conflitto col governo vicereale.
Tra questi spiccano per eccellenza i nomi di: Giovambattista della Porta, il barone di Digliola, lo ”speziale andromaco” Giuseppe Donzelli2 (3) titolare della villa Donzelli all’Arenella, finemente conosciuta dagli storici come l’azienda scoperta al sole4.
Donato Antonio Altomare5 quest’ultimo, proprietario di numerosi immobili costruiti sul ciglio della collina più o meno corrispondente oggi al primo tratto orientale del Corso Vittorio Emanuele ed ancora molta buona parte del territorio circoscritto all’attuale zona di via Montedonzelli.
L'insediamento sulla collina del Vomero dei romitaggi estivi religiosi: il Seicento.
Tuttavia, furono solo le spinte riformistiche del secondo Cinquecento a contribuire alla storia di questa piccola regione collinare della città, partendo da un nucleo primario di prescrizioni e prammatiche immobiliari eluse dalla classe nobiliare, e che finiranno per giustificare la riforma urbana avviata dal vicerè Don Pedro de Toledo, con la contestuale progressiva modificazione dell’assetto urbano, ripensato come piano di potenziamento militare fatto ruotare attorno alla ristrutturazione del forte di Sant’Elmo6.
- Quanto più anche per il vivo interessamento delle corporazioni religiose Domenicane, Francescane, Filippine e Gesuitiche7, tutte intenzionate ad installare i romitaggi estivi sfruttando gli antichi sacelli cristiani utilizzati in precedenza dagli eremiti Carmelitani8 fuggiti via dai boschi all’indomani dell’assalto medievale alla collina da parte dei ricchi costruttori. Per quanto riguarda le zone sottoposte a prammatica vicereale, la Certosa di San Martino assieme all’area della Vigna, sarebbero dovute rientrare in un processo di urbanizzazione più ampio, in continuità con i quartieri delle truppe di Monte di Dio, Cappella Vecchia, Serra di Cassano e dell’Egiziaca a Pizzofalcone. Dalle ampie riforme condotte sul territorio, in considerazione degli acquartieramenti tattici sul versante del colle del Vomero, furono ridisegnati i percorsi per raggiungerlo: dalla città murata il tragitto maggiormente in uso alle guarnigioni ed alle maestranze, partiva dalla scomparsa porta Donnoroso, oggi all’apice di Piazza Cavour nel momento in cui questa incrocia l’uscita delle Cavaiole, e quella della Via di Santa Maria di Costantinopoli al Museo. Più tardi rispetto agli ultimi anni del XIV secolo, alcune pratiche sperimentali ardite in tema di medicina e fisica, escluse dal programma di conoscenza universitaria, innescheranno un fenomeno di migrazione inaspettato dalla città al colle, primo tra i tanti, l’illiustre Giambattista Della Porta, che, acquistando una vasto campo destinato alla coltivazione, con collocazione della propria residenza ancor imprecisa, costruì un ideale laboratorio di sperimentazione agraria, fatta di conoscenze acquisite durante i lunghi viaggi in Francia, Spagna e nella stessa Italia, poi, squisitamente rielaborate nelle opere il Pomairum9, e l’Ulivetum, dati alle stampe tra il 1583 ed il 158410.
Le prime aziende al sole, gli esperimenti proibiti di botanica ed il Settecento.
Indagini speleologiche condotte durante il 2000 avrebbero individuata la sede dell’intellettuale napoletano, la cosiddetta Accademia dei Segreti nell’ipogeo ritrovato in prossimità della zona detta “Due Porte”.
- Ancor prima della fine del Settecento la collina sarà ritratta più fedelmente sulla mappa di Giovanni Carafa, Duca di Noja, occasione unica per la cartografia dei tempi, nel rendicontare la città di Napoli per la prima volta da oriente, integrando nel punto di vista focale anche la collina del Vomero allacciata attraverso la via dell’Antignana alla collina di Posillipo e lasciando ai Campi Flegrei il solo ruolo contestuale scenografico di fondo. Senza la rigida visuale secentesca, attraverso questo disegno, si evince un impianto stradale costruito tutt’intorno ad una maglia di tracciati viari in crescita dalla valle alle alture e su cui si distinguono i casali sorti durante la politica illuminata di re Carlo di Borbone, tra questi in particolare, si ricordano le masserie della principessa di Belvedere, la duchessa di Pesche, prima proprietaria della tenuta che diventerà poi della dinastia dei Pietracatella, i Calà Ossorio, futuri proprietari della masseria di Villanova, ed infine e non ultimi, gli Invitti del Casino del Vomero, il casale di Case Puntellate ed il Borgo Pigna. Fino ad allora il cosiddetto colle di Antignano, fermo ancora alla qualifica di posto di frontiera con i Campi Flegrei, sarà insediato da semplici abitazioni a carattere agreste e con propositi legati alla sola produzione ortofrutticola. A testimonianza di tutto ciò, gli acquisti di terre e immobili da parte di Antonio Vacchiano e Francesco Saverio Attanasio, che ne organizzano la vita contadina di stallieri e cellai in case con cortile, stanze di servizio al pian terreno ed i terrazzi ottenuti al di sopra dei depositi11. Ma dopotutto, accanto alle ville agresti, si stanziano prima della fine di quel secolo, il Settecento, le residenze della classe agiata napoletana, scegliendo di collocare le proprie fortificazioni in posizione tattica rispetto sia alla veduta del golfo, sia al tratto di costa che li collocherebbero subito col centro città. Tra l’altro gli ambiti di territorio che meglio si prestano a questo tipo di scelta insediativa sono la salita di via Montedonzelli e zona Due Porte.
Spazio note
(1)Francesca Castanò ed Ornella Cirillo, la Napoli alta. Vomero, Antignano, Arenella, da villaggi a quartieri, Napoli 2012 Edizioni scientifiche italiane ISBN 978-88-495-244-0 Pubblicazione della Seconda Università degli Studi di Napoli, Facoltà di Architettura, dipartimento di Industrial Design Ambiente e storia, fondi PRIN 2007 a cura di Cesare De Seta BNN Sez Nap. VII B 149(2) Giuseppe Donzelli e la sua villa Napoli, Edizioni Delfino, 1989, pagina 19
(3) Giuseppe Paradiso Arenella e dintorni. Ville e chiese, a cura di Nicola della Monica, Maria Rosaria Guglielmelli. Arte Tipografica 2000, a Napoli ottobre del 2000 BNN sez. nap. VII B 1682 pagg 15-30. Cfr Fabio Mangone, Gema Belli, Capodimonte, Martedei, Vomero; idee e progetti per la Napoli collinare. 1860-1936 Ottobre 2012 Grimaldi Editore ISBN I0 88-89879-92-2 ISBN I3 9788889879-92-4 Università degli Studi di Napoli Federico II Centro interdipartimentale per l’archivio del progetto architettonico ed urbanistico contemporaneo. Deposito legale 1783764 BNN Sez Nap VII B 238 pagg 11-20
(4) Giuseppe Donzelli fu anche insegnante nonché massimo dirigente dell’Orto dei Semplici alla Montagnola, sperimentatore di un autentico vivaio di specie floreali alloctone, paragonabili al giardino del Della Porta per il folto gruppo di specie internazionali introdotte nel giardino scientifico che avrebbe poi costituito l’anticipazione di ciò che sarà l’Orto Botanico a via Foria. Pietro Messina, Giuseppe Donzelli, sub voce, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 41, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1992, pagg 231-235; cfr, Tommaso Siciliano La Floridiana e villa Lucia. Fonti e documenti. Napoli, edizioni ”Il Rievocatore”, 1966 pagg 19-20; cfr Arnaldo Venditti Architettura neoclassica a Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1961, pagina 138; per la cosiddetta coltivazione primitiva dei garofani al Vomero, si veda: Pasquale Villari L’eredità storica e la società rurale, in La Campania, in “Storia d’Italia. Le regioni dall’Unità ad oggi”, Torino Giulio Einaudi Editore, 1990, pag. 54 La villa passerà agli Alteriis subentrati nel possesso della proprietà ai Dionzelli, installandoci dentro l’Accademia degli Alteriis trasformandola in villa di delizia connotata dentro e fuori di belli giardini, belli boschetti, belle peschiere e fontane e quantità di piante rare e vaghi fiori, venduta ad Emiddio Sangermano, nel 1896, grazie all’intervento forse dell’ingegner Alberto Leone, datato 1898, la villa assumerà presto il carattere rinascimentale che tutt’ora mantiene.
(5) Pasquale Panvini Donato Antonio Altomare, in Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli. Ornata de’ loro rispettivi ritreatti compilata da diversi letterati Nazionali […], t. VII, Napoli, Nicola Gervasi,. 1820, nota numero 1 a pagina 10 di Tommaso Siciliano, Giuseppe Donzelli. Medico e farmacopola partenopeo e la sua villa all’Arenella Edizioni Del Delfino sez nap Misc.,B IX 3/44
(6) Maria Raffaella Pessolano Priorità delle difese e problemi di Napoli nel XVI secolo, in Architetture e territorio newll’Italia meridionale tra XVI e XX secolo Scritti in onore di Giancarlo Alisio a cura di Maria Raffaella Pessolano, Alfredo Buccaro, Napoli Electa 2004. Pagg 16-18.
(7) Emilio Ricciardi, Chiese del settecentesche tra il Vomero e Arenella in Ricerche sui Seicento napoletano. Saggi e documenti, Napoli 2002 pagg 111-132
(8) Alfonso Gambardella , Giosi Amirante Napoli fuori le mura. La costigliola e Fonseca da platee a borgo, Napoli Edizioni Scientifiche Italiane, 1994 pag. 46
(9) Descrizione Io Baptista Portae Neapolitani suae Villae. *Pomarium... - Neapoli : apud H. Salvianum et C. Caesaris, 1583. - 4ع, 323 p. [In fine: 1584] Codice SBN LIAN032064 Luogo pubblicazione Neapolis Anno pubblicazione 1583 - 1584
(10) Raffaella Zaccaria, Della Porta Giovambattista, sub voce, in “Dizionario Biografico degli Italiani, volume 37, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1989, pagg 170-179
(11) ASNa., Tribunale di Napoli. Tribunale civile Perizie, b 190, f.lo 25318, csn
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