Funicolari collina del Vomero Napoli

Le prime due linee funicolari di Napoli1 furono pianificate dieci anni prima della fondazione del quartiere Vomero, motivo unico e principale per cui vennero costruite e assieme a quest’ultimo realizzate.

In seguito, testata l’efficacia come mezzo di trasporto vennero costruite le altre due linee, una detta Funicolare Centrale con capolinea a terra in piazzetta Duca D’Aosta a via Toledo, e l’altra a Mergellina, portando a quattro, l’attuale numero delle funicolari in città.

Le prime due furono costruite in luogo di un progetto messo a segno dall’Associazione degli Scienziati, Letterati ed Artisti, di realizzare, diversamente, vie e strade e traverse per raggiungere dalla valle l’apice degli speroni del quartiere appena insediato dai complessi immobiliari.

Furono gli ingegneri Carlo Cigliano, Ernesto Ferraro e Gaetano Bruno, e solo per uno scopo legato al puro piacere di salire e scendere dà e per la collina, nel 1875 a tracciare il percorso in trincea, più comodo e più conveniente, straordinariamente assai più economico che costruire la rete dei tornanti carrabili, suggerita dagli ”Scienziati”, che tra l’altro avrebbero ulteriormente aggredito la collina.


Le macchine sali e scendi e l'opera di urbanizzazione della collina del Vomero.

Solo più tardi, in prossimità di continue modifiche alle proposte condotte in commissione si pensò alle ”macchine sali e scendi” come di un servizio pubblico continuo, dedicato alle persone di giorno e alle merci di notte2.

  • La linea del quartiere di Chiaia fu appaltata dall’impresa di Gennaro Fermariello, iniziata nel maggio del 1887, prestò servizio dal 1889 in poi, così come era scritto anche sul fregio di facciata della stazione inferiore del parco Margherita al rione Amedeo, da dove tutt’oggi parte la macchina e dove la targa è stata rimossa da una recente ricostruzione del manufatto. Per quella di Montesanto, zona Pignasecca i lavori affidati alle impresa Perboni e Savoia iniziarono alla stessa maniera salvo concludersi molto più tardi fino al 31 maggio del 1891. E ad ogni modo per tutte e due le linee l’impianto meccanico di trazione collocato nelle due stazioni superiori fu costruito dalle Officine Nazionali di Savignano. Ne fu proprietaria fino al 27 maggio del 1898 la Banca Tiberina, in seguito, anche se un accordo formale avrebbe previsto il trasferimento di proprietà al Comune di Napoli dopo novant’anni di comodato, passò alla Società Anonima Ferrovie del Vomero3. Del percorso che avrebbe reso possibile raggiungere l’alto quartiere del Vomero furono disegnati sulla carta i due versanti attuali in direzione uno della valle di Montesanto, all’altezza dell’omonima chiesa, e l’altro in direzione del quartiere di Chiaia, con gli unici due appunti iniziali che di fatto mandarono a monte il work in progress e cioè di collegare, entrambe le macchine sui due versanti secondo il principio del piano inclinato, di modo che all’unico tamburo avvolgifune posto al vertice dell’angolo, con movimento sincrono della forza motrice corrispondessero i due veicoli in corsa strettamente collegati tra loro4.

L'edilizia del percorso carraio delle macchine.

L’altro problema fu il disegno del percorso previsto di delizia più che di scorrimento pendolare, quindi troppo all’aperto.

  • Per la linea di Montesanto fu previsto di farla arrivare in traforo fino alla chiesa della Trinità delle Monache e da lì poi con un enorme ponte in ferro, l’avrebbero fatta scavalcare il Corso Vittorio Emanuele, e poi, tutto all’aperto la macchina avrebbe raggiunto villa De Biase. L’altra linea avrebbe dovuto raggiungere il colle partendo dall’antico giardino dei Roccella, laddove oggi sorge il palazzo del P.A.N., e anche in questo caso con un enorme cavalcavia avrebbe dovuto superare il valico del Corso Vittorio per poi raggiungere l’altopiano. Nonostante fosse stato già abbastanza osteggiato, il piano d’impresa fu approvato dal Consiglio Comunale con libera concessione dei suoli datata 7 agosto 1880 nel pieno rispetto degli andamenti altimetrici proposti. Ceduto a sua volta alla Banca Tiberina questa avviò i lavori non prima di aver modificato tutto quanto il piano originario quasi stravolto il cosiddetto progetto delle origini per esigenze tecniche assolte nel nuovo progetto di fondazione di tutta l’area interessata dal percorso. I due veicoli, fu scritto sul nuovo progetto messo a firma del redattore l’ingegner Rezzonico, avrebbero coperto il percorso in maniera autonoma e su pendenze ancora una volta bonificate, a doppio binario e, soppressi il tamburo e la corda unica, le due linee furono quindi rese indipendenti. Questo con approvazione il 4 marzo 1885.


Spazio note

(1) Il *Vomero / Giancarlo Alisio ; fotografie di Mimmo Iodice. - Napoli : Electa, [1987]. - 127 p. : ill. ; 24 cm. Codice SBN BVE0014550 ISBN 8843523716 Collana Napoli: uomini e luoghi delle trasformazioni urbane ; 1
(2) Capitolato per la concessione della costruzione e dell’esecuzione di due ferrovie funicolari da piazza Montesanto a San Pasquale a Chiaia, in Napoli all’altopiano del Vomero. Vol. IV (1886) n° 21 pagg. 166 e 167e n° 22 pagg 175-176. In occasione dell’apertura delle funicolari di Napoli, la rivista editoriale , ”L’Illustrazione italian” dedica all’evento due articoli: l’uno a firma di N. Lazzaro del 7 giugno 1891 numero 23 della rivista e l’altro non autografato del 6 novembre del 1892 numero 42 della rivista e tutti e due i pezzi con lo stesso titolo: Nuova Napoli: il Vomero.
(3) Archivio Storico della Banca d’Italia per l’anno 1898. Registrazione del 16 marzo Ufficio Atti Pubblici 3966-Sezione Ipoteche di Napoli
(4) G. Pepe, I rioni Vomero-Arenella, in Bollettino del Collegio degli ingegneri ed Architetti, 1886 IV vol. nn° 2 e 3 , alle pagine 9 e 13