Villa Grotta Marina a Posillipo
Villa Grotta Marina1 un edificio di costa2, sviluppato su tre piani, penetrato da terra da due grotte scavate a mare per opera d’uomo, ed una galleria ad archi merlati l’attraversa da parte a parte.Si trova fondata sul basamento in tufo giallo emerso dalle acque del golfo di Napoli, in prospettiva orientale alla Baia dei due Frati, ennesima angolazione rocciosa del litorale della collina di Posillipo.
Una torre quadrata si leva nella zona della rada raccordandosi alla villa attraverso un altro corpo di fabbrica, parallelo, ma un poco più arretrato alla galleria del mare.
È descritta, al confine occidentale con la villa del Cottrau, ritratta con un certo riguardo in un acquerello di Consalvo Carelli, nonostante tutto è stata confusa più e più volte, da più autori, col palazzo del Duca di Nocera, l’attuale palazzo Bernasconi.
Per circa duecento anni è stata lasciata in totale stato di abbandono, poi riscattata nel 1858 dal marchese Raffaele Messanelli, al quale, gliene venne sottratta la proprietà dalla marchesa Gaetana Berlingieri ed affidata al barone Antonio Cecconi.
Ma nel 1866 venne nuovamente riacquistata da Elena Teodosia Jatman, consorte del capitano Eriberto Filippo di Kantzow, il quale, nel 1869 lo cede al conte Antonio Magnaguti Rondinini, di cui i suoi eredi , avendone avuta proprietà, lo cedettero a Pietro Alvino e Carlo De Luca, proprietari dell’immobile fino a tutto il 1989.
La lunga e nobile storia delle successioni di proprietà di Villa Grotta Marina.
Nell’area delle terrazze e dei giardini, oggi, un’angusta scaletta conduce alla rimessa per le imbarcazioni da diporto, che sembrano quasi grotte naturali.
- Ma sono senz’altro opera d’uomo a partire da alcuni di questi ambienti che ancora conservano l’antichissima volta a vela; in superficie, invece, un locale interno alla parete tufacea funge da chiesa se non altro, per le tre nicchie scavate sul fondo del locale stesso; quella centrale, ancora offre un rimasuglio di decorazioni non chiesastiche ottenute con elementi del mondo marino. All’interno ancora una sorta di fonte artificiale d’acqua trattata a mo’ di fontana resiste all’usura del tempo per la costruzione di un solaio che l’ha letteralmente nascosta alla visione. È stata dimora napoletana di Marco Antonio Floccaro, che la eredita già impreziosita e fortificata da Federico Tomacelli, marchese di Capaccio, riformatore di gran parte della zona tutto intorno alla sua delizia3, motivo per il quale entrerà in lite giudiziaria con i padri del monastero di San Pietro a Castello4. Fu poi ceduto a Diomede Carafa, dei duchi di Maddaloni, non ancora saputo se nel periodo in cui costui detenne i diritti anche per due palazzi a Spaccanapoli, ed un altro ancora alla Stella. Più certo è, che, suo figlio Fabio, secondogenito di Diomede, per quanto riguarda la proprietà sul posto a Posillipo, pagò personalmente gli insoluti alle suore Domenicane per edificarci nuovi corpi di fabbrica, all’indomani del sodalizio di famiglia ”acconciato” con la cessione a costui anche del titolo di principe di Colobraro sposando Gerolama, figlia unica di Zenobia Caracciolo e di Carlo Carafa, feudatario nel 1617 alla corte di Filippo III, nonché, amico e compagno d’armi, di Antonio Alvarez de Toledo, V duca d’Alba, signore di Napoli, in veste di Vicerè, che in questa villa, si racconta, seppe dell’arrivo in città del duca d’Alcalà, all’indomani del passaggio di poteri a quest’ultimo. Per questo motivo, non altro, l’incisore Alessandro Baratta, dedicherà a Fabio Carafa, una splendida veduta della zona col massimo del fuoco visivo descritto dall’immobile di sua proprietà a Posillipo5. È stata anche soggiorno di delizia della viceregina consorte di Ferdinando III, ospitandosi da sola per quattro mesi consecutivi, rinviando continuamente la partenza, tutta quanta rendicontata dal Fellecchia in un suo mirabile manoscritto6. La villa, sfuggì agli incendi che i rivoltosi di Masaniello stavano appiccando, di palazzo in palazzo, dentro e fuori dalle mura, ad ogni cosa fosse stata conosciuta come proprietà dei duchi di Maddaloni.
Spazio note
Liberamente estratto da: Le ville di Posillipo, origini, vicende, personaggi. In: I tempi di Posillipo dalle Ville romane a i Casini di Delizie Domenico Viggiani per la Electa Napoli, edizione del 1989 1181953 BNN SEZ. NAP. VII A 180 pagina 91(2) Villa grotta marina, e si erge nella medesima posizione un tempo occupata dal palazzo del Colobrano. La denominazione esatta del feudo, proprietario del palazzo anzidetto, è Colobraro, centro agricolo in provincia di Matera. Cfr. E. Ricca, La nobiltà delle Due Sicilie, De Pascale, Napoli 1866 vol. IV, pagina 81
(3) Floccari, Marco Antonio Lettera di Marc'Antonio Floccaro a Cardinal Bonromeo. Documento su Biblioteca Pinacoteca Accademia Ambrosiana Biblioteca Pinacoteca Accademia Ambrosiana
(4) *Civiltà del Seicento a Napoli. - [Napoli] : Electa Napoli, 1984. - 2 v. : ill. ; 24 cm. ((Catalogo della Mostra tenuta a Napoli nel 1984-1985. Codice SBN CFI0014216 ISBN 8843510754 8843510924 8843510932 BNI 86-1536 la scheda è stata redatta da Giancarlo Alisio, I volume pagina 92
(5) Maria Anna d’Asburgo-Spagna, fu promessa sposa a Carlo I d’Inghilterra, che non sposò mai per opposizione del papa; il re fu ghigliottinato nel 1649. Nel 1631, senza opposizioni di sorta divenne moglie del primo re di Ungheria e Boemia. Morì nel 1646; sua figlia divenne regina di Spagna sotto il casto e la protezione di degli Asburgo d’Austria, sposando Filippo IV.
(6) Biblioteca Nazionale di Napoli, Manoscritti e Rari Relazione del pubblico ingresso in Napoli della Maestà sua la Regina d’Ungheria, sorella del re Cattolico, Filippo IV, l’8 agosto del 1630
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