Cappella Caracciolo di Vico Napoli

E’ la maestosa cappella Caracciolo di Vico, posta al lato del monumentale sepolcro di re Ladislao, interno chiesa di San Giovanni a Carbonara a Napoli.

E' stata attribuita al Bramante per la sua vaga forma ispirata al piccolo tempio di San Pietro in Montorio. sacro repertorio delle sculture di notevole pregio artistico del Cinquecento e Seicento, con ampi interessamenti di stili e di cicli diversi, che trovano inesorabili, il proprio epicentro nella ritrattistica del Finelli, maestro toscano.


Finelli si è formato nello studio di Gian Lorenzo Bernini a Roma e la sua presenza a Napoli è giustificata dalle committenze del vicerè Conte di Monterrey, per il quale scolpì la sua statua e quella della viceregina consorte, fatti spostare in seguito in Spagna, presso la chiesa degli Agostiniani Scalzi di Salamanca.

Infine, lo scultore Finelli è attestato da documenti di studiio è rimasto a vivere per lungo tempo in città per dei lavori eseguiti alla cappella del Tesoro di San Gennaro terza della navata di destra interno al duomo di Napoli.


La storia della cappella Caracciolo scritta nella tombe Nicolantonio e Galeazzo.

Negli studi effettuati durante il XX secolo, però, Ferdinando Bologna l’attribuisce a Pedro Machuca, mentre Lahuerta l’affida a Ordóñez su disegno del Sangallo.

  • Su tutti, spicca l’opinione comune, invece, con la quale si crede opportuno affermare una prima fase di lavori, consistente nell’impostazione dello scheletro architettonico della cappella fino all’imposta del tamburo solo ad opera di Siloe. Con un ingresso asimmetrico rispetto alla chiesa, la cappella presenta un ambiente in pianta circolare, compreso tra l’ingresso, l’altare e due monumenti funebri, incassati ai nicchioni laterali, rispettivamente di Nicolantonio e Galeazzo Caracciolo, per i quali è nota la partecipazione di Giovanni da Nola, sul lavoro complessivamente svolto da Annibale Caccavello e Giandomenico D’Auria. Il sarcofago del Galeazzo sta a sinistra, poggia su un basamento esibito con due dolci piedistalli a forma di fauni, che stringono ai lati la lapide dedicatoria. La statua del Galeazzo sta al centro di tre nicchie che sovrastano la bara, e, ancora al di sopra, un frontone triangolare al cui centro è fisso un Eterno Padre. Al di qua e al di là di quest’ultima, due statue ritraggono Adamo a sinistra ed Eva a destra. La tomba di Nicolantonio sta di fronte; ai suoi piedi, come ornamento, sono stati scelti tritoni bifidi; il nobile Caracciolo è ritratto nella nicchia centrale al di sopra del sepolcro ed ai suoi lati, la Fedeltà e La Carità. A destra del sepolcro medesimo, vi è una statua dello scultore Ercole Ferrata, che la realizzerà nel 1641; a figura intera si riferisce a Carlo Maria Caracciolo, duca di San Giorgio, figlio del marchese di Torrecuso, morto alla sola età di ventotto anni. Ercole Ferrata è il medesimo autore di molte opere fabbricate in città nel pieno rispetto delle prescrizioni artistiche di Cosimo Fanzago; si vedano le sculture presso il Cappellone di San Giacomo della Marca a Santa Maria La Nova.

La sistemazione dell'arredo in cappelle tra fregi dorici a triglifi.

L’arredo a sua volta colma uno spazio scompartito da otto colonne binate, col corpo massiccio scanalato ed i capitelli in stile dorico, tra le quali, si alternano quattro nicchie arcuate.

  • L’altare della cappella conquista lo spazio visivo del fronte opposto all’ingresso; alla base di esso il bellissimo Cristo Morto del Siloe, che sta tra le targhe e gli stemmi dei Caracciolo. La predella è separata dalla rappresentazione di San Giorgio ed il Drago al centro e gli Evangelisti Luca e Marco ai lati, i quali, tutti insieme sostengono l’edicola in ordine dorico; il riquadro con l’Epifania sta giusto al suo centro; il Sacrificio di Abramo ed il Sacrificio di Mosè, sono basamenti che sostengono una coppia di colonne ai lati dell’Epifanìa. Un fregio dorico a triglifi e metope decorate da testine alate corre poi lungo le colonne e nel nucleo dell’architrave poggia l’apice di un attico di otto finestre: due sono vere, le altre sei sono finte. Giovanni da Nola, negli anni Cinquanta del Cinquecento, scolpì statue in stucco ritraenti gli Apostoli Pietro, Paolo, Andrea e Giovanni e le collocò nei nicchioni che stanno tra una finestra e l’altra, e dalla cupola, i lacunari dispongono la discreta calotta in cinque diversi ordini degradanti verso il cupolino sormontato da un lanternino. Il busto di uno dei nobili di casa Caracciolo, posta a sinistra dell’ingresso in cappella ritraente Lucio Caracciolo, fu ritenuta inizialmente opera del Sanmartino, ma successivamente fu scoperto che si tratta di un doppione di un altro busto di scuola del Finelli, di cui l’originale ancora si conserva presso la cripta della chiesa dei Santi Apostoli.


Spazio note

(1) Napoli Sacra *2. itinerario pag 107/ [testi di] Leonardo Di Mauro ... [et al.]. - Napoli : Elio De Rosa, ©1993. - P. 65-128 : ill.; 33 cm. Codice BN NAP0159853 Fa parte di Napoli sacra: guida alle chiese della città. Napoli 19-5-1622.