Chiesa del Rosario di Palazzo a Napoli

E’ una delle tante chiese ai Quartieri Spagnoli di Napoli1 nota col toponimo di chiesa di Sant’Anna di Palazzo sorta nell'omonima zona.

Nel 1734 risultò inglobata nella lista di tutte le chiese napoletane appartenute al grandioso progetto di Riforma della Religione domenicana, avviata dal reverendo Frate Predicatore Padre Ambrogio Pasca, residente presso il convento domenicano del Monacone alla Sanità.

E questa la chiesa napoletana che vedrà registrare e celebrare nascite e morte degli eredi di casa D'Alessandro durante tutto il XVIII secolo con sede principale presso il locali di Via Nardones.

Quasi distrutta dai bombardamenti del 1943 i lavori di restauro cancellarono l’impostazione precedente della volta graziosamente dipinta da Bernardino Fera e Giuseppe Simonelli.

La chiesa è eretta a ridosso delle terre che dominano ancora oggi l’area su cui nel XVI secolo si poteva ammirare il Convento di San Luigi di Palazzo oggi invece occupato dal palazzo della Prefettura a piazza del Plebiscito e per altro nemmeno più visibile da questo punto.

La chiesa, dedicata alla Vergine del Rosario dai Frati Predicatori, in omaggio alla Vergine a cui venne attribuita la sacrosanta vittoria dei Cristiani contro gli Ottomani a Lepanto nel 1571. E’ la seconda chiesa della città ad esser dedicata a quest’evento. L’altra è la chiesa di Santa Maria della Vittoria nell’omonimo rione.


La collocazione spaziale della chiesa e le attribuzioni al Vaccaro.

Questa chiesa è un dono fatto ai Domenicani l’anno successivo all’incasso della vittoria della Lega Santa romana, circoscritta sul primo pendio del Poggio alle Mortelle tra il Monastero di Santa Caterina da Siena, e la chiesa di Santa Teresella degli Spagnoli, sul versante in direzione della Contrada delle Celse.

  • A consacrazione fatta l’immobile sacro cadde su terreno di proprietà di Michele Lauro, del quale, se ne ricorda il casato nello stemma affisso sul fregio in testa al portale di pietra vesuviana. E’ l’unico elemento dell’impostazione originaria della facciata della chiesa, il quale ripropone il tema dell’architettura rinascimentale del primo Cinquecento napoletano, che trova in questa zona ampia testimonianza anche per la facciata della chiesa di Santa Maria Materdomini alla Pignasecca. La facciata, oggi, è testimonianza di interventi favorevoli per il successo del Barocco a Napoli, operata nel quinquennio 1706-1711 per mano di Giambattista Nauclerio, che ne sollevò pure il tetto. L’interno della chiesa non reca tracce del passaggio del Nauclerio; tra il 1748 ed il 1754 Giovan Battista Massotti, aiutato dai figli provvederà a rivestire di marmi policromi il primo ordine della navata centrale e sempre di sua produzione sono le teste d’angeli di cui ne sono fregiati gli archi. E ancora della stessa manifattura i bassorilievi che ritraggono le figure di papa Benedetto XI e Benedetto XIII collocati nello spazio di destra e di sinistra dell’ingresso alla chiesa; mentre i papi Innocenzo V e Pio V stanno nello spazio di destra e di sinistra dell’arco trionfale. Due dei quattro busti, è certo che sono stati realizzati su disegno di Domenico Antonio Vaccaro medesima mano attribuita anche al panneggio in stucco sollevato da angeli disposto lungo l’arco trionfale. E cioè nello stesso ambiente di impostazione rococò dove stanno anche oggetti molto preziosi databili primi anni del sesto decennio del Seicento da Salomone Rapi, durante un processo di riordino dello spazio chiesastico per mano di Francesco Antonio Picchiatti, già attivo per l’ampia e solenne sistemazione della Facciata principale di Palazzo Reale.

La chiesa del Rosario di Palazzo e lo stile pre-rococò. 

I pezzi di cui se ne è appena fatto cenno sono le due acquasantiere, pulpito e fonte battestimale, quest’ultimo, tra l’altro fatto portare qui dalla scomparsa chiesa di Sant’Anna di Palazzo, appiccicato al secondo pilastro di sinistra è di fatto un’anticipazione per quegli anni delle novità che si rivedranno girare per le chiese di Napoli durante il secondo Settecento.


  • Anche il gruppo Sant’Anna con la Vergine, che Gennaro Borrelli attribuisce a Francesco Verzella. Intanto l’area del presbiterio venne per così dire alleggerita in stile, scrive, Leonardo Di Mauro, pre-rococò, perduto irrimediabilmente, fatto salvo appena l’altare maggiore della stessa qualità di produzione artistica realizzata su commissione dal Massotti. Diversamente per le graziosissime sculture angeliche per impreziosirci il tabernacolo e per il capo altare, il Vaccaro lavorò a dei modelli plastici molto armoniosi e sintonici, poi trasformati in Angeli di marmo dal maestro Matteo Bottigliero. L’organo che sta addossato alla parete di fondo dell’abside è di epoca successiva agli stucchi realizzati per i pilastri ai lati della navata. Andrea Malasomma fu l’autore dell’altare maggiore, lavorato con grazia di ingegno e di materiale nel 1654, poi di fatto spostato nella zona destra del transetto a culminare lo spazio della cappella maggiormente significativa di tutto l’impianto; questa cappella, seppure si presenta con veste architettonica settecentesca, è dotata di marmi policromi molto raffinati e di qualità assai ricercata. Sull’altare quindi installato nella cappella, sormontato da una cornice di marmo, un dipinto della coeva Madonna del Rosario, di Giuseppe Bonito data 1738 circa.


Spazio note

(1) [Napoli Sacra *2. Itinerario / [testi di] Leonardo Di Mauro ... [et al.]. - Napoli : Elio De Rosa, ©1993. - P. 65-128 : ill. ; 33 cm. Codice SBN NAP0159853 BNN 2° itinerario Leonardo di Mauro Napoli Sacra Misc Busta D40/12]