Museo dell’Opera di Santa Chiara Napoli

Per l’allestimento del museo furono sfruttate le sinergie interessate dalle diverse Sopraintendenze ai beni artistici ed etnoantrpologici della locale facoltà degli Studi oltre all’azione congiunta di rirsorse provenienti dagli ambienti propri dei Frati Minori di Santa Chiara.
E’ un progetto sperimentale relativo ad un modello di gestione, esposizione e fruizione di materiale repertistico inserito in un processo di valorizzazione museale nazionale nell’ambito di fondi stanziati dal F.E.C., Fondi Edifici di Culto per il mantenimento in cura e la salvaguardia del patrimonio architettonico, archeologico, artistico e librario su tutto il territorio italiano2.
Si tratta dell’esposizione di elementi decorativi e significativi della storia dei due conventi, riportati alla luce dopo gli interventi di scavo sull’area archeologica di Santa Chiara già parte integrante della forma urbana che l’ha da sempre compresa.
Il Museo dell'Opera e il momento unitario delle forme architettoniche.
Ma specie e soprattutto per il materiale repertistico recuperato durante i lavori di ricostruzione della chiesa distrutta dalle bombe del 1943; i pezzi raccolti dalle macerie vennero inventariati e messi a deposito per oltre mezzo secolo.
- A partire dal 1990 a questa sostanza di elementi si aggiunsero le suppellettili antiche, gli arredi sacri, i tessuti ed i reliquiari del Monastero delle Clarisse. Il museo è stato idealizzato per dare forma e compimento alle azioni che svolgono le forme artistiche di tutto l’impianto, alla sua collocazione storica nel tessuto urbano che via a via lo ha poi modernamente sommerso, ed infine è pensato come momento unitario delle forme architettoniche ed archeologiche dell’intero sistema. L’itinerario previsto per il museo dell’Opera di Santa Chiara Vergine a Napoli si articola in sei diversi momenti: l’ingresso, la Sala dell’Archeologia, la visita a tutta l’area archeologica esterna al piccolo impianto museale, la Sala della Storia e la Sala dei Marmi sulla quale, si apre la zona dei reliquiari, le sculture di legno ed i tessuti. Lungo il percorso espositivo son stati disposti dei supporti per la narrazione, sia generale che particolare degli oggetti dati alla mostra; il supporto aggiunto identifica ogni oggetto come parte integrante della storia complessiva dell’impianto monastico e delle sue stratificazioni storiche. Interessante è il supporto fotografico che identifica uno per uno gli oggetti e ne indica il luogo esatto dov’erano collocati prima del crollo definitivo della basilica oltre ad individuare l’opera complessiva da dove eventualmente son stati staccati.
Il materiale repertistico nelle diverse sale del Museo.
La sala dell’Archeologia è caratterizzata da una colonna di marmo cipollino di notevoli dimensioni ritrovata durante i lavori di recupero e dal manufatto di opera romana preesistente alla data di fondazione del complesso.
- Si tratterebbe di una sorta di bagno termale e che attualmente si estende anche oltre la stessa sala, tra l’edificio ed il muro di cinta. A culminare lo spazio, al centro della sala un’enorme teca raccoglie e mostra cocci di ceramiche di utensili della stessa sostanza in uso presso il convento di Santa Chiara durante il XII ed il XIII secolo e tutto intorno fisso alle pareti materiale lapidario ne mostra il reimpiego che se ne è fatto nella ricostruzione della chiesa medesima e gli accorgimenti al circuito dei sepolcri. Nella Sala della Storia, i due busti dei fondatori del Complesso conventuale Sancia di Majorca e re Roberto il Saggio occupano lo spazio al centro e sono avvolti dalla narrazione scritta su pannelli; la narrazione è redatta in forma più che completa dei personaggi e della loro suprema contestualizzazione all’interno delle sedi del potere angioino dislocate in città. La sala dei Marmi ospita i pezzi tratti dall’aula della basilica, tutti elementi diversi tra loro, avulsi al loro contesto d’origine. A testimonianza di ciò campeggia su tutti il fregio di Santa Caterina; diciotto metri di lunghezza, frammentato, incompleto, supportato da un documento fotografico estratto dal Fondo Alinari che lo mostra nel suo esatto contesto storico-topografico. Oltre al fregio si segnalano i Due Angeli di grandi dimensioni provenienti dalla distrutta cappella Cito-Filomarino; le due sculture son state poste in alto per riproporne l’esatta visione originaria dal basso; son stati agganciati nel punto più alto della sala attraverso l’uso di una barra d’acciaio. Inoltre, grazie alla riproduzione in calco della fattezza antica delle balaustre delle terrazze sul Belvedere che contornavano il chiostro grande, son stati recuperati giustamente allocati i pezzi provenienti dalle balaustrate originarie più prossime alle celle delle monache Clarisse. Al piano superiore e corrispondente della sala dei Marmi si custodiscono i pezzi in legno policromo, argento, il tessuto in velluto e broccato di seta.
Spazio note
(1) Liberamente estratto da: Monastero di Santa Chiara Guioda Electa Napoli a cura di Annalisa Alabisio BNN SEZ NAP VI B 1625 (2) Normartiva vigente Legge 145/1992Categorie delle Guide
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