Raimondo di Sangro principe di Sansevero

È stato un eloquente italianista, cultore ed estimatore degli testi eretici soprattutto per quelli scritti in inglese, i primi in Europa ad introdurre la libertà e l’indifferenza religiosa(5).
Nel 1742 godrà dell’encomio di Carlo di Borbone meritando l’incarico di gentiluomo di camera con esercizio di Sua Maestà.
Nella stamperia d’avanguardia, nella lettura dei libri antichi proibiti, nella pubblicazione dei testi da lui stesso scritti, negli esperimenti e nelle invenzioni, nelle provocazioni e nelle impressioni suscitate nei contemporanei, fonderà i prodromi della leggenda legata al suo nome, e questo a sua volta, legato alle fisica sperimentale studiata in spazi appositamente creati nel sottosuolo cavo del palazzo di famiglia a Spaccanapoli6.
L'Accademia della Crusca, il motto Esercitar mi sole e la deputazione di San Gennaro.
Nonostante la peculiare personalità eterogenea di pensatore libertino e filo illuminista, il principe occupò incarichi di prestigio conferitogli dal papa e dal re, prestandosi volutamente alle più feroci critiche mossegli contro dalle eminenze grigie del potere temporale e religioso, forti tra l’altro, dei non pochi passi falsi proprio dal principe compiuti in nome delle libertà di pensiero.
- Nel 1743 entrò a far parte dell’Accademia della Crusca col nome di Esercitato ed il motto Esercitar mi sole. Infine, insignito del titolo di cavaliere dell’Ordine di San Gennaro, verrà espulso dalla Deputazione della Cappella del Tesoro, per aver pubblicato nella famosa Lettera Apologetica, una discussione sul fenomeno detto Miracolo del Sangue che si scoglie mettendone in dubbio la qualità stabilita prodigiosa per decreto(7)8. Fu negli anni della sua interdizione dal gruppo secolare e dall’editoria pubblica che il principe diede avvio ad indagini più approfondite, selezionate e soprattutto segrete, restando al margine delle attenzioni borghesi, fino a dedicare tutta la sua energia alla ricostruzione dell’opera sua maggiore, alla quale deve tutta la sua fama: la cappella Sansevero. Nel 1749, Franco Maria Russo, eseguirà gli affreschi sulla volta della Cappella, e, a partire dalla metà degli anni Sessanta di quello stesso secolo, Francesco Celebrano apparecchia il bellissimo pavimento labirintico, una sorta di percorso tracciato da vari arrivi e partenze, un’opera più mistica, che artistica ed infine le spettacolari ricostruzioni a grandezza naturale del corpo umano, le cosiddette Macchine Anatomiche, un tempo conservate nell’Appartamento della Fenice, poi rientrate nel progetto di musealizzazione della cavea sotto la Cappella, che alla morte del principe, fu presto abbandonata dai figli nella speranza che il cognome Sansevero, si potesse liberare delle accuse di stregoneria.
Gli anni del gesuitismo e l'alias di "Precipitoso".
Orfano di madre, il padre riparato a Vienna in seguito ad un delitto da quest’ultimo perpetrato, crescerà sotto l’educazione dei nonni paterni, Paolo, VI principe di Sansevero, e Geronima Loffredo nel palazzo di famiglia a Napoli, in piazza San Domenico Maggiore a Spaccanapoli.
- Verrà condotto a Roma, presso il prestigiosissimo collegio dei Gesuiti, e furono anni in cui al principe verrà impartita la propedeutica alle scienze matematiche e fisiche, alla pirotecnica, al greco ed al latino, male nella grammatica ed una certa vivacità nello spirito, calata in un’inquieta solitudine, troveranno diretta espressione nelle attitudini del principe allo studio degli elementi naturali, motivo per cui, il principe si divise tra lezioni classiche e le visite al piccolo Museo delle Scienze, opera del Gesuita Athanasius Kircher, che tra l’altro, quest’ultimo fu anche maestro di quel Giuseppe Francesco Borri, cacciato via dallo stesso liceo quasi cent’anni prima per aver avviato, fronteggiato, e condotto una rivolta studentesca all’interno dell’istituto, ed assieme al marchese Massimiliano Palombara, considerato poi uno dei creatori della Porta Magica, o Port’Alchemica, tutt’oggi ancora visibile a piazza Vittorio in Roma. Nel 1726, Raimondo di Sangro per sopraggiunto evento morte del nonno paterno, e per concomitante rinuncia del padre, eredita a soli 16 anni il titolo di principe di Sansevero di Foggia, e nel frattempo a Roma, presso il collegio dei Gesuiti, in forza dell’iscrizione dello studente all’Accademia, gli assegneranno l’alias di ”Precipitoso” conferendogli ufficialmente la carica di assessore alle Arti Cavalleresche10. Tre anni più tardi, nell’estate del 1729, un’occasione gli si presenterà opportuna per celebrare la consacrazione pubblica del suo talento: nel cortile del collegio romano, infatti, nel medesimo spazio si sarebbero dovute tenere le dimostrazioni di festa in favore di Carlo VI, una sorta di partecipazione votiva degli eletti benauguranti alla successione del casato d’Austria, cosa che tra l’altro non capiterà per assenza comunque di figli maschi; bene, nel pianificare la manifestazione ci si accorse che in effetti, il palco centrale che occupava l’intero perimetro del cortile, non dava possibilità al carosello di cavalli di succedere immediatamente. A risolvere il problema fu proprio il principe Raimondo di Sangro, con suggestione ed incanto di pubblico per un ben congeniato progetto di palco removibile, grazie, all’uso di un complesso quanto invisibile sistema di corde ed argani, tradizione vuole, che sia stato a sua volta ispirato ai disegni di Leonardo da Vinci, a lungo studiati oltremodo nella biblioteca gesuitica.
Il matrimonio del Principe ed i suoi successi editioriali.
Terminerà i suoi studi nel 1730, lasciando i suoi professori già di per se stessi famosi per la loro eloquenza: Carlo Spinola e Domenico Quarteironi.
- I suoi nonni materni, il duca di Laurenzana, Nicola Gaetani dell’Aquila d’Aragona e Aurora Sanseverino, combinano la prima parte del suo matrimonio con la cugina di lui, Carlotta Gaetani dell’Aquila d’Aragona, quattordici anni, figlia del conte Tommaso e della nobildonna Guglielmina de Merode. Alla sua prima esperienza di coppia, nonostante le enormi difficoltà legate anche in primo luogo allo status sociale di entrambe, gli sposi resteranno, tuttavia legati per sempre da quel matrimonio celebrato solo per procura, poiché, ragioni contingenti ad una guerra scoppiata nelle Fiandre, proprio all’avvio della vita matrimoniale, costringerà lei ad un soggiorno obbligato fuori dal Regno e la cerimonia nuziale vera e propria, avverrà di fatto solo nel 1736, serenata scritta da Nicolò Giovio, musicata da Leonardo Leo, sonetto di Giambattista Vico e preludio di Giambattista Pergolesi. Dal matrimonio verranno fuori otto figli, dei quali, solo cinque riusciranno a sopravvivere: Carlotta, Vincenzo, Paolo, Rosalia, e Giovan Francesco. Nel 1747 pubblicherà per la prima volta il suo personale successo editoriale dato alle stampe col titolo di Pratica di esercizi militari per l’Infanteria, tornando nuovamente a distinguersi per esser stato uomo di cultura e uomo d’armi al tempo stesso, e fu un tale successo editoriale che il testo verrà addotto dalle guarnigione spagnole, tra l’altro già forti dell’esperienza di vittoria incassata sugli austriaci a Velletri, all’alba dell’11 agosto 1744, guarnigioni ch’ebbero prima di tutto proprio il principe come loro colonnello di fanteria, e secondo, mai visto prima, gli archibugi, fucili ad aria compressa ancora una volta dal principe in persona sperimentati, creati e portati sul campo. Questi aggeggi finiranno per esser dati in dono a Carlo di Borbone, che li userà in esclusiva solo per riuscire nell’impresa della caccia in luogo di lasciarli all’uso dell’esercito di sua maestà.
Spazio note
(1) Per i versi in epigrafe: Benedetto Croce Storie e leggende napoletane, Adelphi Milano 1990(2) Rosanna Cioffi La Cappella Sansevero. Arte barocca e ideologia massonica, Salerno 1987 don 1190818 BNN sez nap VI B 310 (3) Alfredo Mariniello Raimondo di Sangro. La storia, la leggenda, il mito, Spring Edizioni. Caserta dicembre 1999 Dom 1197605 BNN misc. Busta A 1066/13 da pagina 7
(4) Da Edizioni IntraMoenia Antonio Emanuele Piedimonte Raimondo di Sangro principe di Sansevero. Le vita, le invenzioni, le opere, i libri, la Cappella, le leggende, i misteri, con un saggio di Sigfrido Hobel, Napoli 2012 BNN sez. nap, IV B 1677 da pagina 16
(5) Dal ”Documento di censura della Congregazione dell’Indice dei Libri proibiti a “Il Conte di Gabali”, 29 febbraio 1751
(6) Giancarlo lacerenza, a cura di Il Lume eterno, Bastogi editrice Foggia, 1999, ed Augusto Crocco Lettere, edizioni Luigi Regina.
(7) Michelangelo Schipa: Raimondo di Sangro castigato nel 1752 dal Consiglio Comunale di Napoli, in “Napoli Nobilissima” 1901
(8) Ho fatto costruire un ostensorio o teca simile, a quella di San Gennaro, con due ampolle della stessa forma, piene di amalgama di oro e mercurio misto a cinabro dello stesso colore del sangue coagulato. Per rendere fluido questo amalgama c’è nel cavo della bordatura, un serbatoio di mercurio fluido con una valvola, che, quando la teca viene capovolta, s’apre e lascia entrare mercurio nell’ampolla. A questo punto l’amalgama diventa liquido, e imita la liquefazione; ma questa è una pura ipotesi di fisica, adatta a spiegare un effetto. È proprio di un grande fisico voler tutto spiegare e tutto imitare. J. De Lalande: Vojage d’un francoise en Italie fait dans les annèes 1765 et 1766 Venice, 1769
(9) (Mario Buonoconto Viaggio fantastico alla luce dle lume eterno: le straordinarie invenzioni del principe di Sansevero Alos, Napoli 2001).
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