Palazzo Ruvo a Materdei Napoli

E’ uno dei palazzi storici del centro antico di Napoli1, di proprietà a Giuseppe Ruvo. Si trova col fianco orientale rivolto al palazzo del medico Schipani2, e cioè, il fianco del palazzo che oggi affaccia sul piccolo larghetto di via di Sant’Agostino aperto però solo tra il 1813 secondo la carta Marchese ed il 1830 secondo la carta topografica del Real Officio.
Sulla mappa dello Schiavoni del 1880 si vedeva un vestibolo secentesco occupato nel tratto dell’ultimo decennio di quello stesso secolo da una bottega.

Ed infine sulla carta Carafa si vedeva il palazzo che affaccia col lato su vico Lungo a Sant’Agostino su un bellissimo giardino in terrapieno oggi occupato da costruzioni del Novecento.

L’immobile è registrato al catasto sul lotto di fondazione anticamente passante tra via di Materdei ed il vico Lungo a Sant’Agostino.

Esisteva già prima del terremoto del 1732, anno in cui venne rimesso in ordine, assieme al palazzo della famiglia Ragni, al palazzo dello spagnuolo Atienza ai Vergini, il palazzo dei Sorrentino di Cimitile a Santa Teresa degli Scalzi, e al palazzo Sannicandro alla Stella.


Il palazzo Ruvo a Materdei e la nuova architettura del Settecento napoletano. 

Nell’area del quartiere di Materdei dove si trova l’ingresso unico all’immobile, esso rappresenta un’importante opera immobiliare del repertorio immobiliare dell’ingenger Luca Vecchione, che ne ha curato il riordino, medesimo ristrutturatore tra l'altro del Palazzo Terralavoro a San Potito.

  • E, in entrambe i casi, le scelte stilistiche seguirono l’avvento della nuova architettura del Settecento: i palazzi tra loro oltre alla stessa dimensione, condividono i pilastri a candeliere nelle scale e l’arco tondo del portale inserito tra elementi in verticale, messi a star li apposta a reggere delle mensole, che a loro volta reggono una supermensola. Ferraro riporta che questo è stato preso in considerazione come un ”…sistema un poco strutturale e un poco decorativo, ricco e misurato, adatto alla ripetizione con varianti". Dai documenti storici si sa che hanno partecipato alla ristutturazione del palazzo dopo il terremoto del 1732, sotto la direzione artistica di Luca Vecchione, il mastro fabbricatore Domenico Palumbo, il tagliamonte Domenico Bruno, lo stuccatore Agostino D’Angelo, il falegname Francesco Tufarelli, l’indoratore Aniello Anselmo, il pittore Giuseppe Gianmariano, il piperniere Francesco Antonio d’Ambrosio ed infine il pittore Francesco Saracino. Un altro palazzo sempre del Vecchione, sta ai Quartieri Spagnoli, in via di Santa Teresella, al numero civico 29, detto anche il palazzo Marcone. In questo caso però il portale del palazzo stringe tra i pedritti la sagoma cuspidata del fornice d’ingresso e le misure dei pilastri a candeliere son assai diversi dagli immobili di San Potito, e, questo di Materdei, è l’unico, tra tutti e tre i palazzi del Vecchione, ad esser stato significativamente compromesso nell’immagine da una cassa d’ascensore. Il prospetto della scala del cortile senza l’ascensore è stato ripreso nel film ”L’Oro di Napoli”.


Spazio note

(1) Liberamente estratto da: [5]: *Stella, Vergini, Sanità / Italo Ferraro. - Napoli : Oikos, [2007]. - CIV, 551 p. : ill. ; 31 cm. Codice SBN NAP0394992 ISBN 9788890147807
(2) [ASN, Monasteri Soppressi, vol. 2819]