Chiesa Santa Caterina a Formiello Napoli

La chiesa è dedicata a Santa Caterina d’Alessandria, ed è detta a Formiello, poiché essa si trova in prossimità di uno scomparso pozzo dal quale si poteva accedere ai cosiddetti, Formali, cioé gli antichi acquedotti della città a sua volta collegati alle bolle sommerse e disperse lungo il tracciato aragonese di Spaccanapoli.
A partire dal 1451 è appartenuta ai frati dell’Ordine dei Celestini sui territori messi a censo dalle famiglie Zurlo ed Aprano, poi finita nelle mani dei Domenicani, come si evince dalla testimonianza artistica del pavimento della sacrestia dove lo stemma dell’Ordine è intagliato tra i riccioli, girali e pavoni.
Il progetto di fondazione della chiesa e gli studi sulle attribuzioni.
Il fianco sud della chiesa è sgombro di abitazioni ed affaccia sulla piazzetta Enrico de Nicola, antistante tra il grigio delle paraste di piperno e le pareti intonacate bianche e le volute di raccordo, tra l’alta navata centrale e le navate minori, gli obelischi e la balaustra di coronamento; mentre sull’impianto domina e governa la mole della cupola.
- Il progetto porta la firma di Settignano Romolo Balsimelli, attivo già a Napoli probabilmente già nel 1505, documentato nel 1519 per lavori eseguiti proprio in questa chiesa terminata solo nel 1593. Il portale, sul quale si trova alloggiata la statua della santa titolare è opera di Francesco Antonio Picchiatti, datata 1659. La luce diffusa nell’ambiente da finestre a tabernacolo, somiglianti assai alle finestre nascoste sul lato sinistro della chiesa di Monteoliveto, tutte strombate, in successione tra loro, i rosoni messi a star in linea con la navata ed il transetto ottennero in un primo momento un’attribuzione della chiesa medesima alla mano dell’architetto Francesco di Giorgio, attivo in città dal 1419. Poi non più sostenuta essa ricadde nuovamente in attribuzioni ormai possibili e mai convalidate, iscritta quindi nel novero delle chiese napoletane di dolce cadenza ispirate e senza dramma dalle prescrizioni della Controriforma.
L'interno della chiesa di Santa Caterina a Formiello: il nuovo installato sul preesistente.
Si presenta a croce latina, navata unica, cinque cappelle per lato su base quadrata ed il transetto riesce a stare nel perimetro perfettamente quadrangolare compreso anche il presbiterio della chiesa coperto a botte.
- Il grande chiostro a due ordini di archi e pilastri eseguito dall’architetto Fiorentino della Cava, nell’Ottocento è stato insediato dalle macchine del Lanificio militare ed oggi assolvono solo a ruolo di elementi di archeologia industriale in pieno centro città. Fuori dalla chiesa di Santa Caterina a Formiello, un’edicola realizzata da Ferdinando Sanfelice in nome e per conto della Deputazione sulla cappella del Tesoro di San Gennaro gradito omaggio alla persona del Santo per gli scampati pericoli sulla città di Napoli, rappresentati da terremoti e pestilenze, è occupata da angioletti lavorati da Lorenzo Vaccaro due mesi prima che costui venisse assassinato. Domenico Antonio, suo figlio, terminò l’opera nel 1708 scolpendovi il busto di San Gennaro. La navata, essenzialmente dominata dalla volta barocca, ha nel XVII secolo subito notevoli interventi di restauro che non l’hanno stravolta, quanto piuttosto impaginata di ornati e scene di gusto più moderno rispetto all’impianto rinascimentale che ne ha da sempre governato le linee in basso; il nuovo installato sul preesistente ha coperto le parti strutturali composte dal piperno, mentre le forme vegetali eseguite con grande cura e finezza si arrampicano sopra e sotto i fregi fin sulla volta a botte, dove tra i girali vivono i putti.
Santa Caterina a Formiello e l'illusione dell'arte decorativa.
Santa Caterina d’Alessandria in gloria contemplata in basso da Santa Caterina da Siena sta su uno dei tre riquadri che sfondano la volta.
- Questa tra l'altro è insidiata da elementi peculiari delle illusioni dell’arte decorativa che esprime con essi i cieli popolati da figure in estasi e Santi Domenicani alle finestre e laddove non si è potuto intervenire con decorazioni si è proceduto sul preesistente ottenendo allo steso modo analoghe conclusioni omogenee. Il Martirio di Santa Caterina, del 1695 di Luigi Garzi allievo di Sacchi e Maratta, alloggiata in un’ampia esedra tra colonne e scalini, occupa la controfacciata della chiesa sotto due angeli che solo in apparenza sorreggono il finestrone di tondo. Nell’area del transetto gira più tortuosa gran parte della storia artistica di questa chiesa: i Domenicani commissionarono parte delle opere che si sarebbero accompagnate agli affreschi già presenti nei peducci, ovvero la Fede, la Castità, la Penitenza, la Mansuetudine, sempre opera del Garzi, ma interrotti che furono i lavori in corso d’opera passarono a Paolo De Matteis, il quale già assai impegnato per la chiesa di San Nicola alla Carità, riuscì a concludere l’affresco che ritrae Santa Caterina e di Patroni di Napoli che implorano la Trinità in favore della città. L’opera oggi non è per niente visibile, nefasta sciagura che ha da sempre segnato la cattiva sorte delle cupole trattate da Paolo De Matteis; si ricorda il crollo della cupola del Gesù Nuovo, e il ciclo rovinato della cupola di San Ferdinando di Palazzo a piazza Trieste e Trento. Breve presenza di Giuseppe Simonelli e poi l’intervento maggiormente risolutivo del Borremans che attacca ad affrescare le pareti di scene di guerra tutte vittoriose del popolo cattolico sulle scorribande dell’esercito turco. Nel transetto i cappelloni della Vergine del Rosario a destra, organizzato con gusto romano, impreziosito dall’alabastro e dal marmo giallo di Siena, commissionato ad Antonio Gandolfi su disegni dello Schisani. Una nicchia con prospettiva inquadra il gruppo scultoreo della Vergine che consegna il Rosario ai Santi Domenico e Caterina da Siena opera egregia del toscano Paolo Benaglia. Sculture un poco più antiche attribuite ad un allievo di Annibale Caccavello vennero installate durante lavori di restauro; più sopra l’affresco che racconta don Giovanni d’Austria e la vittoria su Lepanto del 1571. A sinistra del transetto sta il cappellone di San Domenico di Guzman, progettato da Ferdinando Sanfelice ed eseguito da Lorenzo Fontana nel 1717; Giacomo Del Po dipinge San Domenico che vince contro l’eresia albigese e Giacomo Colombo invece è l’autore delle Virtù sui lati e del Padre Eterno nell’edicola sul timpano. Di Matteo Bottigliero sono gli Agnioletti sotto l’affresco che invece parla proprio del Santo spagnolo che brucia i libri eretici e riceve in sogno la Vergine. Nella volta dell’abside ancora del Borremans è il Trionfo di Giuditta e alle pareti opera di Nicola Russo, stretti tra finte inquadrature di Gaetano Brandi un Miracolo di San Domenico e Mosè che fa scaturire acqua dal muro.
I sepolcri ed il sistema delle cappelle a Santa Caterina a Formiello.
Ancora nell’area del transetto in prossimità dell’altare maggiore la crociera ed il presbiterio sono stati insediati dai manufatti sepolcrali della famiglia Spinelli.
- Furono eseguiti tra il settimo e nono decennio del XVI secolo, di ottima fattura napoletana, estratti dalle mani dei marmorari Domenico e Girolamo D’Auria e dal lombardo Silla Longo che qui, come in ogni altro punto della città ducale, ebbero modo di soddisfare il sogno dei committenti di versi occupare il posto più in vista e più sacro del tempio realizzando una sorta di Pantheon, di formazione manieristica e di fortissima impostazione aristocratica. Due sepolcri posti alla base dell’arco trionfale a destra sta Giovan Vincenzo Spinelli, duca di Castrovillari morto nel 1576 e la consorte Virginia Caracciolo. Sul timpano di questo sepolcro a far selva di statue San Vincenzo Ferrer e San Giovanni l’Evangelista; a sinistra Trajano Spinelli principe di Scalea morto nel 1566 e sua moglie Caterina Orsini. Su di loro a guardia del sonno immobile, le statue di Santa Caterina d’Alessandria e la Madonna. In contemplazione del Padre Eterno sta il sepolcro di Isabella Spinelli contessa di Nicastro morta nel 1580 e Dorotea Spinelli contessa di Palena morta nel 1570. Alla base dei pilastri opposti altre due sepolture, a sinistra Carlo duca di Castrovillari, morto nel 1609, in penombra, sua moglie Eleonora Crispano e a destra Ferdinando vescovo, prima di Nicastro e poi di Policastro, morto nel 1592. Oltre l’abside il coro ligneo di Benvenuto Tortelli opera compiuta tra il 1565 ed il 1566, medesimo autore del coro alla chiesa dei Santi Severino e Sossio. Di Giacomo del Po le tele poste nella sesta cappella a sinistra della navata ritraenti Santa Caterina d’Alessandria che rifiuta di sacrificare agli idoli ed ancora la stessa Santa Caterina che discute coi saggi; tutta una certa scioltezza policroma del medesimo autore negli affreschi della volta assieme alle tele databili 1714; il piccolo altare mostra i segni evidenti di un rimaneggiamento di gusto decorativo bizzarro. Nella cappella sucessiva le opere di Luigi Garzi in La Natività di Maria e le Nozze della Vergine. Sotto l’altare di questa cappella si conservano i corpi dei Santi Martiri di Otranto, massacrati dai turchi nel 1489, e canonizzati dal pontefice, Papa Francesco, il 12 maggio del 2013. Un dipinto del Novecento racconta il Martirio degli idruntini. Nella terza cappella di sinistra invece vi sono le opere di Giuseppe Simonelli, un seguace di Luca Giordano, che in quest’area dipinse sulla volta La Predica, il Martirio e Gloria di San Giacomo, mentre Silvestro Buono per l’altare ha configurato l’epilogo cristiano di San Giacomo tra i Santi Giovanni il Battista e Pietro l’Apostolo. Segue una cappella arredata da sarcofagi un poco visibili e un poco occulti da drappeggi che si aprono e si chiudono ed altri reliquiari in legno nero, peculiare dell’educazione barocca in tema di morte, assai teatrale e scenografica e nel distinguo si ammira l’opera di Antonio Gamba che ha dipinto i Santi Domenicani.
Spazio note
(1) [Napoli Sacra *2. Itinerario / [testi di] Leonardo Di Mauro ... [et al.]. - Napoli : Elio De Rosa, ©1993. - P. 65-128 : ill. ; 33 cm. Codice SBN NAP0159853 BNN 2° itinerario Leonardo di Mauro Napoli Sacra Misc Busta D40/12](2) Paolo Giordano, Il disegno dell’architettura funebre a Napoli, Poggioreale, il Cimitero delle 366 Fosse ed il Sepolcreto dei Colerici, Alinea editrice, stampato a Firenze nel dicembre del 2006 ISBN 88-8125-922-2, BNN SEZ NAP VII A 178 a proposito della costruzione della chiesa di Santa Maria del Pianto a Napoli, scritto a pagina 50
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