Monastero di Sant’Agostino a Napoli

E’ il complesso eremitano di Sant’Agostino Maggiore a Napoli1 meglio conosciuto come Sant’Agostino alla Zecca.

Si sviluppa tra via di Sant’Agostino alla Zecca, sezione Mercato, seconda municipalità ed il vico dei Chavettieri al Pendino. E' stretto ad est dal vico Croce a Sant’Agostino e a sud dal Corso Umberto I.  Sul lato orientale, prima delle azioni intraprese dalla Società Napoletana per il Risanamento classe 1975, confinava anche con via Pietro Colletta e via Cesare Sersale.


La chiesa di Sant’Agostino alla Zecca, chiusa dopo il sisma del 1980, oggi vive separata dal vecchio monastero al quale vi si accede dal Corso Umberto I ai rispettivi numeri civici 174 e 190 insediati tra l’altro da attività commerciali e ad almeno dieci metri più in basso rispetto all’ingresso della chiesa che resta al suo posto originario, e cioé immediatamente sullo slargo di fronte all’edificio della Zecca.
La cupola, gigante, appare appena di scorcio al di là del palazzo Martone, che molto la nasconde alla vista dal Rettifilo da parte di via Pietro Colletta, mentre sullo stesso Corso, il complesso di Sant’Agostino Maggiore, con valori d’archeologia rimasti latenti, prevalsa la quinta ottocentesca, si presenta come un normale palazzo installato nella cortina edilizia.


Storia del complesso di Sant'Agostino maggiore sud.

Finirà per divenire poi il simbolo dello stile nuovo della Società del Risanamento capace di dimostrare fino a che punto possono diventare moderne le antiche strutture.

  • Per questo principio, essa è collegata alla parte retrostante grazie a murature trasversali che ne attraversano addirittura l’antico refettorio. Quel che è rimasto del chiostro centrale, durante i primi anni Venti del Novecento col contributo della famiglia ebraica degli Ascarelli, è stato chiuso con una copertura in ferro visibilissima dall’alto e dall’esterno. Nella complessa storia del quartiere in cui effettivamente sorge, Forcella, il complesso è legato ad avvenimenti chiave tra cui quello più significativo fu il rifiuto dell’Iquisizione spagnola del 15472 di cui, il monastero napoletano di Sant’Agostino ne fu il centro propulsore ed anche legato agli storici eventi del 1647. Assieme alla chiesa di San Pietro Martire divenne un deposito per le macchine di lavorazione del Tabacco di Stato3; nel 1808 l’intero complesso venne militarizzato, ed una sala ai piedi del campanile venne adattata in stanza del rancio. I primi ad insediarsi nello stabile sgombrato dai Frati cacciati via dalla Soppressione degli Ordini fu la Guardia Provinciale4, nel 1871 i Fucilieri, poi i Veterani dell’Esercito ed infine i Carabinieri. Parte del chiostro trecentesco in alcuni locali ad esso prospiscienti vennero risistemati a modo di prigione e la sala del Capitolo venne occupata per le esercitazioni delle giovani leve alla scherma. Nel 1822 la Gendarmeria al seguito delle truppe austriache ci restò fino al 18385 anno in cui, a seguito di un concordato tra papa Pio VII e Ferdinando, I firmato, in verità 18 anni prima, gli Agostiniani fecero ritorno alla chiesa che venne loro restituita ribiancheggiata da capo a fondo6 salvo poi fuggire via nuovamente alla Seconda Soppressione avvenuta nel 1862. Venne addirittura messa all’asta ma senza esito nel 1867 dalla Società anonima per la vendita dei beni demaniali per 171 lire; gli incanti vennero riaperti tre anni più tardi e la cifra riordinata in 135 lire, ed anche in quel caso le sedute vennero puntualmente deserte7; solo nel 1873 venne acquistato dall’Istituto religioso delle Figlie della Carità che la usarono per istituirvi gli asili infantili. Ma la tregua degli eventi non sarà ancor segnata, quando piuttosto, all’indomani del 1893 l’opera della Società per il Risanamento della città torna nuovamente a coinvolgere chiesa e convento in un processo di trasformazioni urbane che interessano piazza Garibaldi da allineare a tutti i costi a piazza Borsa realizzando il corso Re d’Italia, poi chiamato Corso Umberto I che tutti i napoletani chiamano Rettifilo. Alla categoria dell’ampliamento delle fasce urbane sui territori espropriati in forza della legge 15 gennaio 1885, seguì un periodo di sventramento di interi lotti e quartieri fondati senza risparmiare la metà sud di Sant’Agostino Maggiore, che affacciava appunto sul Rettifilo, col chiostro del Cinquecento abbattuto assieme a tutto ciò che attorno ad esso gravitava fino ad allora.
Storia del complesso di Sant'Agostino maggiore nord.

Con un certo distinguo si registreranno considerazioni di meritevole rispetto da parte di Riccardo Carafa d’Andria, il Commissario per i Monumenti della Provincia nonché il Beratux ed infine Benedetto Croce, i quali, silenti sulla sfortunata vicenda di smantellamento della parte a sud, attiveranno ogni sforzo per salvare e riqualificare l’altra metà nord8.

  • Le suore delle Figlie della Carità abbandoneranno il complesso di Sant’Agostino alla Zecca nel 1893 con un risarcimento di duecentomila lire. Il complesso di architettura eremitana insiste su un poggio naturale, cinto a mezzogiorno da una porzione di murazione greca databile V e IV secolo a.C.,9 costituito da tufo giallo e materiale piroclastico sciolto, le pozzolane e le sabbie testimoniano che qui in tempo ci arrivava il mare10 mentre piuttosto una falda d’acqua dolce, sta profonda meno di sei metri a testimonianza di bocche di pozzo disperse un po’ ovunque, ognuna relativa di un ingresso all’unico percorso sommerso nel sottosuolo cavo della città che la collegava segretamente alle uscite speculari lungo il tracciato di Spaccanapoli. La vicinanza al mare, il carattere periferico e quindi più quieto rispetto al cento cittadino all’epoca rappresentato dai fortilizi di San Lorenzo Maggiore, l’orografia connotata dalla presenza di numerosissime cave sotterranee favorirono l’insediamento di una comunità eremitica di componente basiliana, sotto il segno del cenobio femminile, alle quali venne donato in usufrutto lo scomparso sacello ad aula unica, monoabsidato di rito orientale, sacro a San Vincenzo detto Ancillarum Dei11. E’ verosimile credere che, essendosi trattato di un centro di preghiera dato all’uso orientale delle laure, esso fosse legato, se non addirittura inglobasse entro le mura del convento anche l’oratorio della Compagnia della Santa Croce. Il monastero di San Vincenzo ormai ridotto a rudere fu nel 1259 ceduto agli Agostiniani, padre Giacomo da Marano e Primo da Torre. La nascita e la definitiva sistemazione del complesso di Sant’Agostino Maggiore avvenne solo all’indomani della cessione del cimitero delle monache basiliane da parte del vescovo Aiglerio e la consacrazione di Carlo I d’Angiò e di Carlo II, suo figlio, alias Lo Zoppo.


Spazio note

(1) [Liberamente stratto da; Valentina Russo Sant'Agostino Maggiore. Storia e conservazione di un'architettura eremitana a Napoli Edizioni Scientifiche Italiane, in Luoghi e Palazzi collana diretta da Alfonso Gambardella, a Napoli nel 2002 BNN 2002 C 481]
(2) [Il *governo spagnolo nell'Italia meridionale : (Napoli dal 1503 al 1580) / Guido d'Agostino. - [Napoli], Società editrice storia di Napoli, [1972?]. - 159 p., [12] c. di tav. : ill ; 31 cm. ((Estr. dal quinto v. della Storia di Napoli, 1972 NAP0310425]
(3) [SNSP, Man. XXVII A9, fol. 166]
(4) [ASNa, Patrim. Eccles., f. 953/I fasc. 1 per le condizioni della chiesa si veda ASNa, Intendenza Borbonica-Serie Culto, f 756, fasc. 883]
(5) [ASNa Sez. Milit., Ministero della Guerra-Ramo del Genio, f. 2118, fasc.3355]
(6) [ASNa, Mon. Soppr., f. 6487, fol. II.]
(7) [ASNa, Corpo Reale del Genio Civile f. 351 Lettera dell'Intendenza di Finanza 26 aprile del 1872]
(8) [PP Qualgia, I palazzi sul Rettifilo a Napoli in L'Edilizia Moderna, fasc. IV, 1896, ed ancora: La nuova piazza Garibaldi a Napoli in Edilizia Moderna, fasc. IV 1894].
(9) [Ettore Gabrici, comunicazione in Notizie sugli Scavi di Antichità, 1906, tav. I]
(10) [R. Di Stefano, Sviluppo storico della città di Napoli in Restauro, nn 98-99-100/1988, ed ancora SBAANP pratica 14/285A relazione geotecnica ingegner Carlo Viggiani ottobre 1985]
(11) [ASN, Monasteri Soppressi, fol.3 fol.2]