Palazzo degli Uffici della Mostra a Napoli

E’ il Palazzo degli Uffici della Mostra d’Oltremare a Fuorigrotta di Napoli1; sta situato a destra dell’ingresso, anticipato da un’ampia gradonata circolare di altezza molto ridotta.  

E' stato il primo dei palazzi ad esser edificato nel quartiere espositivo e disegnato e realizzato come tale nel 1938, poi condotto a termine magistralmente dallo stesso suo autore, Marcello Canino, di cui all’attivo anche il palazzo ad angolo tra Via Nuova Marina e piazza del Municipio.


Il palazzo degli Uffici della Mostra fu inaugurato solo nel 1940, distrutto dalle bombe del 1943, fu poi ricostruito, ed il corpo posteriore dell’immobile è stato realizzato su progetto di Delia Maione, con ulteriori superfetazioni rispetto alle preesistenze, specie all’indomani della riqualifica architettonica della Fontana dell’Esedra, il relativo piazzale dell’Impero e la costruzione del Padiglione Caboto.
Tutt’oggi costituisce, rispetto a piazzale Vincenzo Tecchio, la testata d’angolo del complesso per le esposizioni. Nel tempo ha ospitato gli “Uffici del Corpo dirigente del Partito Fascista” negli anni in cui gli stessi collaborarono alla I Triennale delle Terre d’Oltremare.


Il palazzo costruito secondo l'ideale eternamente fascista della Domus Romana.

Il suo andamento definisce i primi limiti del perimetro dell’ingresso alla Mostra fino all’ex viale Claudio oggi via Marconi, sul cui territorio ebbe esercitato diritto di proprietà fino agli anni Cinquanta del Novecento, ed ovvero nel periodo in cui questa stessa zona venne insediata dai laboratori del Politecnico.

  • La planimetria originaria del palazzo medesimo era di forma rettangolare scandita dal succedersi di tre cortili. Attorno al cortile detto d’Onore, cuore dell’edificio medesimo, ispirato al peristilio della domus romana, si svilupparono ad innesto corpi di fabbrica fuori terra ad uso ufficio che a loro volta erano disposti in modo da formare altri cortili confluenti poi verso il blocco edilizio in prossimità dell’ingresso su via Marconi. Un terzo cortile si sviluppava su un territorio occupato da altri edifici utilizzato per finalità turistiche. Nella parte centrale del cortile d’onore una vasca rettangolare ripropone il mito dell’impluvium e su di esso si completa la composizione architettoniche delle facciate. Oggi, l’edificio si configura al suo interno con un blocco parallelepipedico a tre livelli, alla cui sommità un coronamento continuo in cotto ne sottolinea l’incanto, mentre la compattezza delle facciate, tute in travertino scandite dalla regolarità delle finestre è interrotta solo dai vuoti verticali operati in corrispondenza degli androni. La facciata principale esposta al visitatore di forma semi-ellittica è caratterizzata da quattro alte colonne che sorreggono una trabeazione in cotto e disposte alla maniera da rendere inversa la convessità della curva. Sui fronti a lato in corrispondenza degli angoli del palazzo, due androni aperti da due nicchie a tripla altezza, incorniciate da alte colonne corinzie, conducono, l’uno agli uffici della Mostra d’Oltremare e l’altro al salone d’onore. Oggi il collegamento dell’edificio col restante dell’area della Mostra avviene mediante un ulteriore taglio a sud del fronte posteriore. Per quanto riguarda il salone d’onore, esso è di forma rettangolare, delimitato secondo la sua stessa forma da pareti traforate di nicchie e ritmate da lesene a doppia altezza e di muri terminali affrescati dai dipinti di Emilio Notte e Franco Girosi.


Spazio note

(1) Liberamente estratto da: La Mostra d'Oltremare e Fuorigrotta di Uberto Siola Collana diretta da Giancarlo Alisio Electa Napoli 1990 BNN SEZ. NAP VII B 225