Palazzo Tocco di Montemiletto Napoli

E’ il palazzo Tocco di Montemiletto1 uno dei palazzi del centro storico della città di Napoli, prospiciente il tratto meridionale di via Toledo, seconda municipalità, quartier Montecalvario, poco più a nord del palazzo del Banco di Napoli rione San Giuseppe-Carità.

Si presenta con portale ed ingresso ad arco a tutto sesto, unico elemento di distinzione nell’imperante disegno classicista della facciata, ripulita densamente in anni successivi, allo stesso modo di come venne liberata di tutti i cartocci e barocchismi, sostituiti dall’attuale festone che lo cinge interamente.

Divenne oggetto di uno studio ardito condotto da Emilio Romano Aututoro, che avrebbe voluto crearci un piccolo piazzale dove farci partire un treno tirato da una fune e che corresse lungo i Quartieri Spagnoli fino a raggiungere, attraversando il Corso Vittorio Emanuele, la zona del Vomero con capolinea presso la chiesa di San Gennaro ad Antignano.
Fondato nel 1568 coi fondi privati di Egidio di Tapia, magistrato del Tribunale della Vicaria su disegno dell’architetto Giovan Francesco di Palma, questo stabile chiamato anche Casa grande venne agganciato ad un altro palazzo più piccolo da un ponte, il ponte di Tappia, originario sulla toponomastica della strada Ponte di Tappia tutt’oggi esistente2(2bis).


La nuova veste di palazzo Tocco di Montemiletto all'indomani del codice neoclassico.

Più tardi passò alla famiglia Cala, prima dei Capece Galeota duchi di Regina, e via a via, accompagnandosi continue modifiche strutturali alla residenza ad ogni nuovo insediamento di ogni nuova proprietà.

  • In un’epoca napoletana precedente all’uso più sobrio che se ne è fatto in architettura di rivestire le preesistenze di codice neoclassico, quella di palazzo Tocco, in un rinnovato splendore ottocentesco di tutta via Toledo, risultò visibilmente di maniera barocca eccessiva. Stessa cosa per la sistemazione dei locali interni che al riordino massivo della struttura se ne scoprì l’impostazione originaria piuttosto disordinata. Sopraggiunto il nuovo proprietario dell’immobile del quale ancora ne porta il nome di casata, lo stabile subì un notevole radicamento strutturale garantito dalle celebrazioni dell’architetto Stefano Gasse, già attivo per quegli anni nella tormentata faccenda di allineare Via Foria a piazza Cavour oltre che alla definitiva sistemazione di facciata di palazzo San Giacomo a piazza Municipio e le ville Rosebery e Chierchia a Posillipo. Di fatto il portale del palazzo Tocco, a parte dettagli ornamentali assai pregevoli è di semplice impaginato.

L'egregia composizione architettonica dell'architetto Stefano Gasse.

In una descrizione fatta dal Catalani, si descrive la facciata di questo palazzo composta ”rozzamente” di tre ordini diversi: al primo piano, il dorico è troppo lungo rispetto allo ”jonico” ed il ”corintio” del secondo e terzo piano rispettivamente troppo corti.

  • Tuttavia nella rivalutazione che se ne è fatta in recenti percorsi di studio, la sovrapposizione sull’alto dello stilobate uniformemente bugnato, è risultata invece assai rigorosa e anche molto stilistica, ulteriore riprova della misurata forza dell’architetto Gasse di adattarsi alle condizioni più che testimoniate anche nei lavori eseguiti per la Villa Bozzi ai Ponti Rossi. Oggi alla maniera del gusto è stata sistemata la facciata del palazzo organico all’urbanistica di via Toledo apprezzabile nei raffinatissimi profili delle mensole che sostengono i balconi, specie nell’elegante rilievo delle ringhiere che li chiudono. Napoleone Sasso in occasione della descrizione della facciata di questo palazzo ricorda il modello assunto dall’architetto Gasse sulle suggestive architetture del celebre architetto Giovan Francesco Donadio per la facciata di palazzo Corigliano a piazza San Domenico Maggiore a Spaccanapoli, dopo il disastroso terremoto del 1688. Più opportune invece risultano le considerazioni avanzate dalla Cronaca di Napoli scritta dal Catalani, il quale, giunto al palazzo Tocco di Montemiletto, vi scorse nel disegno della facciata del palazzo una certa maniera ”vignolesca” specie nelle belle cornici a dentelli che arricchiscono il palazzo napoletano ad ogni suo angolo, alla maniera della Villa Farnese della Caprarola a Roma ed è verosimile credere che si sia trattato di genuina ispirazione ai modelli d’architettura che lo stesso Stefano Gasse ebbe avuto modo di conoscere e sperimentare durante i suoi soggiorni nella Capitale.

Il palazzo Tocco di Montemiletto in epoca moderna.

  • Nel tempo le vicissitudini e le diverse proprietà acquisite sull’immobile hanno completamente trasformato fino a stravolgere la disposizione interna degli appartamenti al tempo del riordino effettuato dal Gasse e si racconta addirittura di trafugamenti e distruzioni di importanti opere d’arte come alcune tele di Luca Giordano. Sicchè quindi la mano dell’architetto Stefano Gasse è ancora riconoscibile su alcune finezze alla fine dell’androne e sulla scala che da sfondo alla corte di palazzo. Per la scala interna al palazzo si segnala che ad ogni piano tre archi, due ai lati di quello centrale che risulta poi il più comodo per guadagnare l’affaccio sulla corte e viceversa dalla base del cortile di palazzo Tocco è possibile scorgere i costoloni bianchi oltre i pilastri quadrati e robusti le volte a crociera a copertura delle campate.


Spazio note

(1) [Liberamente estratto da: La cultura neoclassica napoletana nel dibattito europeo. La figura e l'opera di Stefano e Luigi Gasse. Facoltà di Architettura dottorato di Ricerca in Storia dell'architettura e della città XXI ciclo Coordinatore Architetto Starace, Tutor Architetto Buccaro, dottorando Architetto Marilena Malangone.]
(2) [ASNa, Archivio Privato di Tocco di Montemiletto, fsc. 205, f.lo 11.]
(2 bis) [ A. COLOMBO, La strada di Toledo, in «Napoli nobilissima», rivista di topografia ed arte napoletana, Napoli 1895, vol. IV, p. 106. ].