Palazzo Partanna a Napoli

E’ uno dei palazzi storici del centro antico di Napoli1 già palazzo Coscia2 su quel che ancora sopravvive dell’antico casamento Cocozza3 oggi uno splendido immobile rinnovato egregiamente dall’architetto cavalier aurato4(4bis) Mario Gioffredo5 (1718-1785) all’epoca appena ventottenne e alla sua prima prova importante.

Attualmente e a partire dagli anni Novanta del Novecento, il primo piano del palazzo ospita l’Unione degli Industriali della Provincia di Napoli.

Mentre invece, i locali all’angolo del suo fianco destro, hanno ospitato fino a prima dell’era fascista napoletana, il negozio Knight, che, assieme al negozio Lotto O, al rione Amedeo rappresenta una delle prime soluzioni Liberty per immobili ad uso commerciale.
Gravemente danneggiato dalle bombe del 4 agosto del 1943 l’inizio dei lavori di costruzione è fissata con data sul plinto della colonna di sinistra del portale del palazzo. Anche conosciuto come il palazzo Partanna dal nome della duchessa di Floridia Lucia Migliaccio, vedova Partanna Benedetto Maria Grifeo, nonché moglie morganatica di Ferdinando IV di Borbone che lo donò a quest’ultima nel breve tempo che il Ministero di Guerra e di Marina che dentro ebbe i suoi uffici per dodici anni, fosse trasferito a palazzo San Giacomo in piazza Municipio.


La collocazione spaziale dell'immobile e le versioni di Vaccaro e Gioffredo.

Il Palazzo Partanna chiude il lato occidentale di piazza dei Martiri6 un passo più a sud della scomparsa porta sul limitare di Via Chiaia.

  • Ed ovvero, il manufatto antico si trova in un’area un tempo su di una quota più alta rispetto a quella attuale, da cui si potevano ammirare, con le facciate di palazzo Calabritto molto più contenute rispetto ad oggi, in opposte le direzioni le forme, seppur ancor primitive comunque aggraziate ed armoniose del Lungomare di Via Caracciolo, la Villa Comunale nella versione del Medinacoeli oltre all’incanto del pendio boscoso alle Mortelle sopra i Quartieri Spagnoli a ridosso dell’antico borgo della Cavallerizza che nel caso del palazzo Baldassarre inizia dalla facciata prospettata su via Alabardieri. Fu sede del Ministero di Guerra e di Marina per regio Decreto del 15 aprile del 1812. Esiste un dato mai edito che avrebbe visto coinvolto nella costruzione della nobile residenza anche l’architetto Domenico Antonio Vaccaro, almeno nella scelta dei capimastri che avrebbero poi in seguito collaborato col Gioffredo, anche se, quest’ultima notizia non è mai stata confermata da altro tipo di fonte. E’ più certo invece che la stessa facciata del palazzo abbia subito una sostanziale modifica scenica ottenuta grazie all’impiego di nuove e straordinarie misure riferite alle paraste sul basamento listate, ed allo spostamento tra loro delle finestre per conferire alla facciata del medesimo palazzo maggior solennità7; accorgimenti che il Gioffredo adotterà anche per il vicinissimo palazzo Cavalcanti ed il palazzo Casacalenda in piazza San Domenico Maggiore a Spaccanapoli, oltre ad esitare il capolavoro del suo palinsesto nel portale di marmo bianco sulla facciata bruna di piperno di palazzo Orsini a via Monteoliveto.

Il riordino di Antonio Niccolini e la storia di Baldassarre Coscia.

Fu riordinato dall’architetto Antonio Niccolini negli anni in cui il maestro provvedette alla sistemazione della Villa Floridiana al Vomero e il Teatro del Fondo di Separazione, nonché il portico e la facciata del Teatro di San Carlo.

  • Le vicende storiche vere e proprie di questo palazzo iniziano nel suo acquisto allorquando era conosciuto come il palazzo Cocozza da parte del duca Baldassarre Coscia per conto del cardinal Nicolò suo fratello, riparatosi in città estratto dalla più turpe delle storie del patriziato cardinalizio dell’antica Roma. Costui fu eletto arcivescovo di Benevento dal cardinal Orsini divenuto papa col nome di Benedetto XIII. Praticando vita da eminenza grigia alla corte del suo mentore, venne accusato di appropriazione dei beni della Chiesa dal successore papa Clemente XII che lo condannò al carcere, in parte condonato da Benedetto XIV. Morirà l’8 febbraio del 1755 all’età di 74 anni; oggi è sepolto alla Cappella della natività presso la chiesa del Gesù Nuovo di Napoli8. Alla morte del cardinale, il fratello Baldassrre venne in possesso dello stabile nel quale continuerà ad abitarci fino al giorno della sua morte sopraggiunta il 17 agosto del 1779, sepolto nella Cappella dei Nobili dello Spirito Santo. Col figlio Raffaele Coscia inizierà l’inarrestabile declino del potere di questa nobile famiglia ed i debiti finiranno per prevalere sui crediti, spingendo gli eredi a vendere pezzo dopo pezzo il palazzo, occupandone per sé solo il piano matto un tempo abitato da i servi sull’ala meridionale del palazzo. Nel 1808, il duca Raffaele, uno alla volta cederà tutti e tredici i locali di cui era stata suddivisa l’antica dimora napoletana, assegnati ai suoi maggiori creditori, fino a perdere nel 1811 anche l’appartamentino che occupava con la famiglia. Interessante allo studio del documento, la scoperta di un condotto sotterraneo si dice per ”per conducere le immondezze al mare” una specie di condotto fognario scavato è presumibile per esser poi lasciato affluire al gran chiavicone uno dei primi nomi dati all’attuale superficie chiamata Chiatamone. La fogna è tutt’ora esistente e sbuca effettivamente a mare all’altezza di piazza Vittoria.

L'aspetto attuale del palazzo Partanna.

Il portale dell’ingresso a tenore del disegno fatto su cartone fu sottoscritto dagli architetti Gioffredo, Domenico Dragone e Francesco Antonio Gandolfo.

  • Gli anzidetti architetti, alla maniera del Michelangelo Buonarroti, posero in opera due colonne di marmo di Massa Carrara, ognuna delle due di un solo pezzo unico a Corpo di Vipera, di ordine e capitello ionico e la grossa zoccolatura in pietra dolce tufacea di Pozzuoli e l’architrave col fregio e cornicione. Non esiste più oggi la balaustra sopra il balcone di quest’immobile realizzata da Antonio di Lucca in marmo bianco pur’essa di Carrara sostituita da ringhiere di ferro, mentre tutti gli altri balconi potrebbero esser stati pensati già in disegno di nascere con ringhiere di ferro battuto. Giuseppe Scarola decorò a stucco la cappella di palazzo che oggi non esiste più, ammirabile per esservi stato realizzato al suo interno un altare di marmo nero d’Africano Fiorito. Gli appartamenti al piano nobile a cui si accedeva per mezzo di una scala posta ad angolo del palazzo, aveva il soffitto dipinto a guazzo, ritraente il Trionfo di Giuditta eseguita da Antonio e Giovanni Sarnelli 1749. Al termine della sala che può ben dirsi galleria, v’è la saletta pentagonale, forse lo studio del Duca munito di camino e cimasa di marmo con figura in mezzo ritraente L’Inverno. Il secondo piano corrispondente per molta della sua estensione planimetrica al piano inferiore è descritto nelle guide storiche napoletane solo come tutta figurata. I pavimenti di tutti e due i piani erano coperti di riggiole e tutti e due i piani erano collegati tra loro e con lo spunto sul vico a destra del palazzo da una scala segreta. Ed ancora entrambe gli appartamenti primo e secondo piano erano serviti da due logge poste a salti di quota differenti tra loro. La loggia più piccola corrispondente al secondo piano del palazzo era utilizzata dalla servitù. I corridoi del palazzo specie quello corrispondente alla linea urbana di vico Alabardieri era impreziosito da bussole finte in corrispondenza di quelle vere, tutte munite di mostre e dietromostre. Tre cucine, due al piano terra con sala in sottosuolo a mo’ di magazzino merci ed una terza nel sottotetto con vasca. Le attuali botteghe che insediano il piano a terra su piazza dei Martiri corrispondono alle scuderie Coscia, grandi abbastanza da farci stare quaranta cavalli, le pagliare e le sellerie ed in posizione decentrata due pozzi per l’approvvigionamento d’acqua.


Spazio note

(1) [Liberamente estratto da Mario Gioffredo e la sua squadra nella costruzione del palazzo dell'ecc.mo signor Baldassarre Coscia, duca di Paduli e del di lui fratello il Rev.ma Cardinal Nicolò sito fuor della porta di Chiaia di Ugo Di Furia in Quaderni dell'archivio storico del Banco di Napoli, Napoli 2007-2008 BNN 2010 B 327]
(2) [Archivio Notarile distrettuale di Napoli Notaio Michelangelo Struzzapede atto del 12 settembre 1741, ff. 222-279. presente anche nei registri del notaio Giuseppe Volpe 7 ottobre 1741, ff. 365r-380v; e di notaio Stefano Salvetti 9 luglio 1743, ff. 235n- 240r, e di notaio Pietro Maria Sanzone 23 febbraio del 1745, ff. 46r-61r]
(3) *Napoli-Spagna: architettura e città nel 18. secolo / a cura di Alfonso Gambardella. - Napoli °etc. Edizioni scientifiche italiane. - 423 p., °14 c. di tav. : ill. ; 27 cm. ((Atti del Convegno tenuto a Napoli nel 2001. Codice SBN CFI0583350 ISBN 884950652X BNI 2004-6511 Collana Studi sul Settecento napoletano ]
(4) [Mario Gioffredo / a cura di Benedetto Gravagnuolo ; saggi Renato De Fusco ... [et al.] ; interpretazione fotografica Massimo Velo. - Napoli : A. Guida, [2002]. - 264 p. : ill. ; 35 cm. ((Sul front. ripr. in dimensioni ridotte del front. dell'opera: Dell'architettura di Mario Gioffredo architetto napoletano. Parte prima ... Napoli 1768. - Contiene ripr. facs. delle seguenti opere conservate presso la Bibl. Naz. Vittorio Emanuele 3. di Napoli: Dell'architettura di Mario Gioffredo ... Napoli 1768; Elogio del cavalier Gioffredo disteso da Benedetto Rocco ... Napoli, nella stamperia di Perger, 1785; Disegni della pianta generale, di cui alcuni piani a veduta in prospettiva della reggia di Caserta, di Mario Gioffredo (Ms.). - Ed. di 500 es. numerati. Codice SBN VEA0146200 ISBN 8871886291]
(4 bis) [Sul significato di cavalier aurato vedasi: La *città di Somma Vesuviana illustrata nelle sue famiglie nobili con altre notizie storico-araldiche pel Barone Augusto Vitolo-Firrao. - Napoli : F. Mormile, 1887. - 25 cm., XXXIX p. ((Segue: Sul titolo di barone nelle provincie napolitane, di Lucio (Geremia de' Geremei). Codice SBN LIAN049016 ]
(5) 27 gennaio del 1744 Libro maggiore del Banco di san Giacomo, primo semestre, fol., 2815
(6) [ASMUN Fondo Cartografico del quartiere di Chiaia, V, tav. 62 Antica pianta del largo di Santa Maria a Cappella oggi piazza de' Martitri con sua livellazione]
(7) [M. Di Mauro Sviluppi dell'architettura napoletana nell'edilizia privata sotto Carlo di Borbone; tesi di dottorato di ricerca in Storia dell'Architettura, Università degli Studi di Napoli “Federico II”, XX ciclo, 2004-2007, rell. I. Delizia e F. Divenuto]
(8) *Alla Santita' di N. S. P. P. Clemente XII per il Cardinale Niccolò Coscia. - s.n.t. [1730]. - pp. 84, 21, 20cm.L'autore si ricava da una nota manoscritta. Codice SBN LIAN003477 Anno pubblicazione 1730