Villa Comunale di Napoli

E’ la Villa Comunale1 sul Lungomare di Napoli2, con un manifesto contrasto di gusto neoclassico, rappresentato dagli elementi architettonici del moderno rione della Vittoria, dal quale, la villa medesima procede ad andamento rettilineo fino all’Arco Mirelli.

Questa prima parte della Villa è opera di Carlo Vanvitelli e gli impianti a verde sono di Felice Abate, sistemati sotto Fedinando IV di Borbone, classe 1778-17812bis.


Una seconda parte, in stile “giardino romantico Ottocento inglese”, curato per cinquant’anni dal tedesco Federico Dehnhardt, composto in prevalenza di sentieri sinuosi e aiuole coi bordi irregolari, è invece opera dell’architetto Stefano Gasse.

Costui fu nominato vicedirettore della Villa Reale, come veniva chiamata all’epoca, negli anni in cui il celebre architetto, tra il 1810 ed il 1828 si occupò di riorganizzare le piazze dei commestibili a Montecalvario e alla Pignasecca, la mascherata di palazzo San Giacomo a piazza del Municipio e la tormentosa vicenda dell’allineamento di Via Foria all’apice con piazza Cavour.


Da Villa Reale a Villa Nazionale e le sue valenze paesistiche.

La villa Comunale di Napoli, inclusa dal 2014 in poi, al Centro Storico UNESCO di Napoli, è estesa per circa mille metri.

  • Occupa uno spazio di territorio estratto da una zona di peculiare valenza paesistica con speciali prerogative che assecondano enormi potenzialità date soprattutto dalla vicinanza al mare e al complesso di suggestioni ben amalgamate ad una natura rimasta aspra ed antica, alla quale si associano per analoghe caratteristiche le propaggini naturali della vicinissima Mergellina sotto la collina di Posillipo ed in direzione di San Giovanni a Teduccio l’ultimo tratto scoperto della via che costeggia il Chiatamone, e sullo sfondo, emerso dalle acque della Baia napoletana, il Castel dell’Ovo, Borgo dei Marinari e alle sue spalle il Gran Cono del VesuvioDopo il 1860 la villa da sito reale fu lasciata alla libera fruizioni per tutte le classi sociali attribuendo per il giardino il toponimo di Villa Nazionale ed in simile occasione venne dato avvio alla libera trattazione sul tema dei monumenti in onore ai personaggi illustri della città: Pietro Colletta, Giosuè Carducci, Edoardo Scarfoglio e Francesco de Sanctis.  Dieci anni dopo in Villa venne eretta la Stazione Zoologica su suggerimento del darwinista Anton Dorhn e poco dopo per opera di Enrico Alvino la Rotonda della Musica, la cosiddetta Cassa Armonica col tetto poligonale in plexiglass. In un dipinto di Giacinto Gigante ritraente Gioacchino Murat che offre banchetto ai suoi legionari proprio nella Villa oggi in esibizione alla Reggia di Caserta si notano alcune statue composte tra il 1789 ed il 1803: il Gladiatore nudo in atto di combattere, l’Apollo del Belvedere, Castore e Polluce ed il Ratto delle Sabine tutte opere di Tommaso Solari, medesimo autore de I due Leoni che sorvegliano l’ingresso all’Accademia delle Belle Arti e la terza delle otto statue dei re di Napoli sulla facciata principale di Palazzo Reale a piazza del Plebiscito.

La sistemazione della Villa nel corso dei secoli.

La villa, ancor oggi sensibilmente divisa in due parti senza la percezione di una soluzione di continuità sui due diversi stili, è protetta da ambo i lati da una cancellata interrotta da dodici strutture con nicchie3.

  • In realtà un primo intervento di sistemazione di tutta l’area, contestualizzata da una doppia fila di Salici ombrosi e di tredici maestose fontane, è datato 1697, opera regia di don Luis de la Cerda, duca di Medinacoeli e del vicerè spagnolo Carlo II4, pur tuttavia non esaurendo uno scenario ottimizzato per la vita comune tutto culminerà nelle opposte quinte edilizie a nord e a sud della Riviera per le edificazioni successive di chiese e palazzi prospiscienti la nuova arteria viaria. Tutta quest’area venne sistemata nel contesto urbanistico tra il tratto di costa del Golfo, oggi via Caracciolo. e la cortina edilizia della Riviera di Chiaia affidato all’opera dell’architetto Carlo Vanvitelli5 per effetto del decreto emesso l’8 giugno del 1778 da Ferdinando IV di Borbone a favore di un’area disposta per gli insediamenti patrizi, quell’aristocrazia napoletana estratta dalle mediazioni di potere dei sovrani francesi del XVII secolo, che se non altro, ebbero merito oltre nell'affermazione del ceto borghese che sul posto iniziò a concentrare nuove ricchezze commissionando nuove costruzioni, anche e soprattutto col proposito di realizzare un complessivo riordino estetico della città occupata. Per incidere anche significativamente sull’area, acquistata dalle proprietà dei Satriano ed espropriata del Casino degli Invitti, un enorme palazzo affondato al centro della spiaggia, venne dato seguiti alla demolizione della Cappella San Rocco, i lavatoi pubblici ed alcuni edifici della vecchia Dogana6.

L'iniziativa di Stefano Gasse e le specie autoctone della Villa.

Vanvitelli, per suo conto, col valido contributo di Felice Abbate, disegnò cinque lunghi viali alberati, rettilinei e paralleli tra loro, riparati da Tigli a viti intrecciati, meditando di aggiungere fontane e giochi d’acqua già sperimentati nel progetto alla reggia di Caserta e di fatto commissionate poi a Giuseppe Sammartino.

  • Nel 1807 la Villa venne nuovamente ripensata alla luce degli episodi di Regno e a partire dalla zona dove attualmente si trova il palazzo dell’Acquario vennero inclusi ai rettilinei del passeggio nuovi brani di terra non urbanizzati in epoche precedenti col proposito di estrarre nuovo carattere per la villa medesima dalle preesistenze architettoniche attuate fu ben chiaro solo per il puro gioco della simmetria. Per recuperare questo spazio secondo le istruzioni di Bonaparte, i vitigni che vestivano i pergolati di Vanvitelli, il Gasse li sostituì con specie arboree coltivate nei siti reali di Carditello e Caserta; furono piantati i Salici Piangenti, gli Agrumi, i Platani, le Acacie conferendo all’area un aspetto ancora una volta inedito in rapporto alla vegetazione autoctona, l’azzurro del mare ed il sole della baia. Il patrimonio statuario della Villa Comunale di Napoli trova il suo culmine nei due tempietti del boschetto sacri a Virgilio stretto sotto quattro enormi colonne corinzie opera del maestro Tito Angelini autore della statua del poeta Dante Alighieri nell’omonima piazza e Torquato Tasso nel tempietto tipo involucro monoptero dorico poggiato su un piedistallo.


Spazio note

(1) [La Villa Comunale di Napoli è anche conosciuta come ”Passeggiata Reale”, il Camminamento per i Nobili R. PENNA, La Villa comunale di Napoli, in «Napoli nobilissima», rivista di topografia ed arte napoletana, Napoli 1966, vol. V, fasc. I, pp. 19 sgg., La Villa venne anche detta La Tugliera in ricordo al giardino imperiale proprio dallo stesso Vanvitelli creato a Le Nôtre per Luigi XIV a Parigi.] La fortuna critica dell’attuale Villa Comunale di Napoli è particolarmente vasta, si rinvia per gli anni trattati nel saggio a M. Visone, La Villa Reale di Napoli dalla Fiera di Carlo Vanvitelli al rilievo del 1835. La progettazione del giardino pubblico e la passeggiata nella memoria letteraria classica, «Antologia di Belle Arti», Il Settecento, III, nn. 63-66, Torino, Allemandi, 2003, pp. 114-28, con bibliografia precedente. Per l’iconografia della Villa, cfr. Il passeggio di Chiaia. Immagini per la storia della Villa Comunale, catalogo della mostra (Napoli, Palazzo Reale, 16 dicembre 1993 – 28 febbraio 1994), a cura di G. Alisio, Napoli, Electa Napoli, 1993. Tratta da: IL VIAGGIO A NAPOLI TRA LETTERATURA E ARTI a cura di Pasquale Sabbatino; Edizioni Scientifiche Italiane. Viaggio d’Europa Culture e letterature Collana diretta da Toni Iermano, Sebastiano Martelli e Pasquale Sabbatino. Volume pubblicato col contributo dell’Università degli Studi di Napoli «Federico II», Dipartimento di Filologia Moderna «Salvatore Battaglia». J.W. Goethe, Viaggio in Italia (1786-1788), Milano, Rizzoli, 1991, pp. 246-47. Cfr. F. Panzini, Per i piaceri del popolo. L’evoluzione del giardino pubblico in Europa dalle origini al XX secolo, Bologna, Zanichelli, 1993; F. Bagliani, Passeggi pubblici e verde urbano nel XIX secolo. Trattati di arte dei giardini e teorie urbanistiche, supplemento di «Storia dell’urbanistica» Piemonte v, Roma, Kappa, 2004. U. Bile, «La Riviera di Chiaia e la Villa Reale», in Vedute napoletane della Fondazione Maurizio e Isabella Alisio, catalogo della mostra (Napoli, Museo Diego Aragona Pignatelli Cortes, 7 ottobre 2001 – 6 gennaio 2002), a cura di G. Alisio e N. Spinosa, Napoli, Electa Napoli, 2001, p. 122, fig. a p. 40.
(2) [Liberamente estratto da: La cultura neoclassica napoletana nel dibattito europeo. La figura e l'opera di Stefano e Luigi Gasse. Facoltà di Architettura dottorato di Ricerca in Storia dell'architettura e della città XXI ciclo Coordinatore Architetto Starace, Tutor Architetto Buccaro, dottorando Architetto Marilena Malangone.]
(2bis) Restauro e riqualificazione della Villa Reale di Chiaia, Progetto promosso da: Associazione Florovivaistica Campana, Napoli giugno 1991. pagina 10. BNN SEZ. NAP. MISC. VI C 3/32
(3) [Nei progetti di Vanvitelli queste nicchie avrebbero dovuto accogliere le statue consolari del Museo di Portici, i due busti di Marco Aurelio e Faustina rinvenute a Pozzuoli ed una statua raffigurante Flora, tutte quante riprodotte nei cantieri di Carrara; ma al progetto per questioni di soldi, si preferirono le opere in stucco dell'artista Giuseppe Sammartino.]K. FIORENTINO, Ninfe, fauni e divinità nella Villa di Chiaia, in G. ALISIO, Il Passeggio di Chiaia...cit., p. 13; F. S. STARACE, La sirena Partenope e il mare: alcune immagini, in Id. (a cura di), L’acqua e l’architettura. Acquedotti e fontane del regno di Napoli, Edizioni del Grifo, Lecce 2002, pp. 25-33] (4) [ G. ALISIO, Il passeggio di Chiaia, in Id., Il Passeggio di Chiaia. Immagini per la storia della Villa Comunale, Electa, Napoli 1993, p. 11.]
(5) [F. PANZINI, Per i piaceri del popolo. L’evoluzione del giardino pubblico in Europa dalle origini al XX secolo, Zanichelli, Bologna 1993, pp. 72-75, note 56-65.]
(6) [A. M. ROMANO, Carlo Vanvitelli primo architetto Regio, in C. MARINELLI (a cura di), L’esercizio del disegno. I Vanvitelli, Catalogo generale del fondo dei disegni della Reggia di Caserta, L. De Luca, Roma 1991; L. BUCCI, DE SANTIS, Il disegno del verde: due esempi nella Napoli del Settecento la Reggia di Capodimonte e la villa Reale di Chiaia, in M. DOCCI (a cura), Il disegno del progetto dalle origini al XVIII secolo, Atti del Convegno, Gangemi, Roma 1997, pp. 268-272]