Busto d'Oro di San Gennaro di Napoli

L’ostensione del Busto segue feste e liturgie sacre pubbliche nelle date dell’anno solare fissate per l’ottava di maggio, detta anche festa dell’Inghirlandata, il 19 settembre, festa di San Gennaro, liturgia solenne, rosso sul calendario liturgico, ed infine il 16 dicembre, ed anticamente anche il 13 gennaio1ter.
Il Busto è incluso tra i pregevolissimi pezzi dell’omonimo tesoro2, indissolubilmente legato da oltre sei secoli alle Ampolle del Sangue, notissime per il fenomeno straordinario che la caratterizza, e cioè il miracolo del Sangue che si scioglie.
La composizione delle due reliquie, sono il segno di fulgida fede del popolo napoletano per il santo martire intercessore, patrono e protettore, ed entrambe son custodite nella cappella dedicata, terza della navata destra della Cattedrale dell’Assunta.
Le reliquie sono conservate in un vano cassaforte alle spalle dell’altare maggiore, le cui due chiavi, sono affidate, una alla Deputazione e l’altra, per delega della Santa Sede all’Arcivescovo della città.
Il Busto d'Oro di Etienne Godefroyd, Guillaume de Verdelay e Millet d’Auxerre.
Mentre le Ossa del Martire, restano custodite nella cappella Carafa, al di sotto dell’area presbiterale.
- Le Ossa del Capo furono riposte nel preziosissimo busto a grandezza naturale, vestito di una squisita casula a collo alto, tutta impreziosita di gemme, pietre preziose e dalle rosette d’oro di Casa d’Angiò, opera dei francesi Etienne Godefroyd, Guillaume de Verdelay e Millet d’Auxerre, ed è dono di Carlo II, alias lo Zoppo alla Chiesa locale napoletana nel 1305, forse in occasione del millenario della decollazione del vescovo Gennaro, accaduta nell’anfiteatro romano nei pressi della Solfatara di Pozzuoli. Il busto fu poi adagiato sull’attuale base ellissoidale tutta quanta in argento cesellato, eseguita su commissione di Giovan Tommaso Vespolo nel 1608. Sul fronte della base è effigiata la decollazione di San Gennaro, sul lato opposto, San Gennaro esposto alle fiere, collocato in un’ambientazione poco veritiera, rappresentante sullo sfondo, l’anfiteatro di Pozzuoli. Il volto del Santo è stato eseguito con caratteristiche reali di un volto d’uomo ingiallito dall’uso dell’oro. I capelli son raccolti secondo lo stile delle ciocche, e su di esse, e per tutta quanta la rotondità cranica è stata fissata a protezione del sacro contenuto, una calotta in argento. Potrebbe esser verosimile che la lavorazione del busto possa essersi ispirata al busto di marmo di San Gennaro, presso la chiesa cappuccina di San Gennaro alla Solfatara di Pozzuoli, assai più antico, molto meno umano del San Gennaro del Duomo di Napoli. Il pezzo di Pozzuoli si presenta austero, severo, vestito di mitra, di autore ignoto, suggerisce comunque la posa del Padre, cara ai Domenicani della Congregazione del Rosario, nati e cresciuti al riparo delle eresie nella roccaforte dei non riformati del Monacone alla Sanità, contrariamente agli Agostiniani della Zecca, che invece, per molto tempo prima dell’avvento del culto al Sangue di San Gennaro, protetti a Napoli come a Parigi dalla potentissima dinastia dei Carafa, professarono la propria dimensione di pietà e di fede rivolgendosi alla testa di San Luca. La collana che adorna il busto d’argento di San Gennaro fuso nell’oro è opera dell’orafo Michele Dato del 1679 ed è composta di 13 maglie in oro con 904 diamanti, uno zaffiro bianco di notevole spessore, 490 rubini e 140 smeraldi.
Spazio note
(1) Liberamente estratto da: La *cappella del tesoro di San Gennaro / testi di Ugo Dovere ; fotografie di Luciano Pedicini. - Napoli : Arcidiocesi di Napoli ; Milano : F. Motta, 2003. - 77 p. : ill. ; 21 cm. ((In cop. e sul dorso: Guida d'arte. Codice SBN UMC0535506 Autore secondario Pedicini, Luciano(1bis) Cantera Biagio, L’edificazione del Duomo di Napoli al tempo degli Angioini, Valle di Pompei 1890, per questa notizia vedasi anche: Registr. Caroli II, Arch. S. Severini, 1303, lib. C., fol. 117: litt H, f 138., litt C. 115. Ed anche. Barbuto F. Il 30 aprile del 1305 ed il 6 maggio del 1905, San Genn. Antign. 1904, n°5 note 2, 3 e 4 a pagina 17 di Il *miracolo di S. Gennaro spiegato scientificamente / Michele Fusco. - Napoli : [s. n.], 1908. - 14 p. ; 24 cm. del prof. Giovanni Battista Alfano e dott. Antonio Amitrano ; con bibliografia redatta dal prof. Giovanni Battista Alfano e dal P. Antonio Bellucci. - Napoli : tip. D. di Gennaro, 1924. - 309 p. : tav. ; 21 cm . Autore secondario Bellucci, Antonio. BNN distribuzione Vecchi Fondi 33H38*
(1ter) Clicca qui per aprire questa nota.
(2) .[Si vedano anche: G. Capone: Documenti sull'area di San Lorenzo Maggiore a Napoli nei secoli XV e XVII, in “Napoli Nobilissima” vol. XXXII, Napoli 1993
(2bis) Nel latino tardo medievale, il significato di Tesoro, (Thesaurus), indicava il luogo più inaccessibile di un edificio di culto, laddove si sarebbero meglio potute conservare le reliquie del santo. Plauto II Thensaurus meus; Cicerone quod lateat in thesaursis tuis Atti 15, 27 , 2 dizionario Latino Feruucio Calonghi III edizione Rosenberg &Seller Biblioteca Nazionale di Napoli SL DIZ5/2 pagina 2739
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