Palazzo Mannajuolo Napoli

E’ uno dei palazzi del centro storico di Napoli1, costruito col proposito di realizzare un fondale scenico per via dei Mille, alla stessa maniera di come accade per Villa Elisa alla Discesa di Coroglio, sul fronte a mare della collina di Posillipo ed il palazzo Volturno a piazza Carità per la lunga prospettiva di via Toledo.

Il palazzo è collocato nel cuore del quartiere di Chiaia dal quale si distingue per esser stato, assieme all’edificio residenziale n° 45/49 di Via dei Mille e quello commerciale della stessia via Filangieri, uno dei primi manufatti sorti a Napoli nell’era del cemento armato.


E' distinto dai palazzi storici di Napoli, anche per la sua caratteristica d'esser perno compositivo di una conclamata sequenza dell’Arte Nuova di fare palazzi in tutta Europa.

E' opera dell’architetto piacentino Giulio Ulisse Arata, medesimo autore del Palazzo Cottrau-Ricciardi al civico 8 di piazza Amedeo e ”…e durante il periodo del più fiorente, che sarebbe meglio dire, del più decadente Liberty”, progetta e realizza la palazzina detta il Paradisiello al Parco Margherita, il palazzo Leonetti al Rione Amedeo l’edificio delle Terme nel cratere di Agnano ai Campi Flegrei.
Ed infine i due palazzi Cottrau-Ricciardi, di cui il primo a piazza Amedeo e l’altro alla Salita Piegrotta a Mergellina.


La definizione degli spazi del palazzo e la sua collocazione nello stile Liberty.

L’epicentro esecutivo del massimo spirito Liberty nel palazzo trova il suo apice nella scala ellissoidale dalla complessa tipologia di costruzioni a sbalzo.

  • Questa scala è stata messa su con un delicatissimo esercizio di montaggio progressivo modulato; praticamente un gradino per volta vennero tutti quanti incastrati nel muro d’ambito. Termina contro un cielo affrescato sulla superficie dell’intradosso. La posa della prima pietra avvenne nel 1910 su diversi lotti rimasti vuoti a seguito degli insediamenti urbani della massiccia opera di fondazione della Società del Risanamento classe 1875, poi unificati e contenuti da un muro di sostegno contraffortato destinato a contenere il dislivello posto tra via Gaetano Filangieri e le Rampe Brancaccio. La facciata è tutta increspata di erme e modiglioni e altorilievi floreali; la semicupola all’apice della costruzione è una calotta di costole in cemento che definiscono parti di riempimento e si sviluppa conforme all’andamento dei lati dell’edificio.

L'impaginato del palazzo ed il prospetto Wagner-Schüle.

Si tratta quindi di un corpo di fabbrica a cerniera tra via dei Mille e via Gaetano Filangieri, aprendosi nello sapzio del quartiere con una soluzione ad angolo studiata sulle articolazioni in elevazione di successive sovrapposizioni.

  • Infatti, il palazzo si trova un salto di quota sotto la palazzina Velardi ad essa collegata dalla scalinata dei Mille poi denominata Gradini d’Andrea, una corposa mole in pietra vesuviana, che, negli anni del primo dopoguerra, venne messa a confronto con la scalinata Trinità dei Monti a piazza di Spagna di Roma. L’area oggi occupata dal palazzo Mannajuolo in effetti è quel che resta di una delle tre piazze porticate originariamente previste per il Nuovo quartiere occidentale postunitario. Ma, a parte piazza Amedeo, effettivamente queste piazze non vennero mai terminate a Napoli. L’impaginato del palazzo Mannajuolo esita un prospetto giocato sulle vibrazioni, gli effetti chiaroscurali ed i partiti decorativi direttamente desunti dalla Wagner-Schüle e dalla produzione milanese di Giuseppe Sommaruga2. Il basamento è in bugnato interrotto dalla decorazione composta da medaglioni di fattura viennese e da ampie specchiature delle vetrate dei negozi. Le mensole al piano superiore spiccano contro l’ampia stesura della superficie intonacata; le balaustre e le cornici in graniglia di cemento declinate in sottili varianti tendono a semplificarsi progressivamente sfumando verso l’alto. Ad esclusione del Lotto Zero, i cortili del Lotto II e III diverranno, subito dopo la rinuncia di unificare Montecalvario con Via Chiaia, oggetto di astrusi esperimenti urbanistici propria della vivacità dei Mannajuolo.

Il palazzo Mannajuolo nel Ventunesimo secolo e l'era del cinema-teatro Kursaal.

Si era pensato inizialmente ad un campo d’hockey a rotelle, ma verrà ripensata invece la funzione di autosalone che non verrà mai realizzato in luogo di occuparne gli spazi ad uso di quel che diverrà il famosissimo cinema-teatro Kursaal edificato nel 1925 al posto delle sale da tè cui s’era pensato ed i saloni per il tempo libero.

  • Il cinema Kursaal diverrà l’attuale cinema Filangieri. Realizzato dall’impresa Borrelli-Ricciardi-Mannajuolo il 21 dicembre del 1931 in queste sale avvenne il debutto della ”Compagnia del Teatro Umoristico- I De Filippo” dei fratelli Eduardo, Peppino e Titina tutti figli illegittimi di Scarpetta. Qui in queste sale avvenne la prima della commedia ”Natale in casa Cupiello” scritta apposta da Eduardo per l’esordio del periodo di Natale 1931. Tutti e tre i fratelli vennero scritturati come compagnia di avanspettacolo per non meno di una sola settimana di esibizioni. Le recite invece si replicarono per nove mesi registrando per il cinema fisico del Kursaal il tutto esaurito e per il cinema napoletano un successo di critica e di pubblico irripetibile. I tre attori avrebbero dovuto recitare con impegno preso durante l’avvio del contratto prima della proiezione del film in scaletta. La rappresentazione in chiave umoristica della vita reale afflitta da penose condizioni sociali fu la chiave del successo delle esibizioni. Il pubblico napoletano di allora apprezzò il tipo di commedia ed in pochissimo tempo, ”Natale in casa Cupiello”, da atto unico venne suddiviso in tre atti e la figura professionale di Peppino De Filippo subordinata prima d’allora a quello del fratello Eduardo emerse in tutta la sua più profonda e commovente intelligenza e genialità.


Spazio note

(1) [Liberamente estratto da: Palazzo Mannajuolo : cento anni di architettura, arte e cultura, 1912-2012 a cura di Riccardo Rosi ; coordinamento della mostra Mario Pellegrino, Mauro Iorio - Napoli : Paparo, 2012. - 150 p. : ill. ; 28 cm. ((Pubblicato in occasione di una mostra tenuta a Napoli nel 2012. BNN SC ARTE F442]
(2) [Renato De Fusco Il Floreale a Napoli, Edizioni scientifiche Italiane, Napoli 1959 pag. 106].